domenica 30 novembre 2014

Un po' di Re Cremisi



Il discorso che feci riguardo all’ultimo album da me postato di Zappa lo si può pari pari fare anche per i King Crimson e di quel genio assoluto che fa di nome Fripp. Anche lui è ed è stato assai prolifico (seppure campa ancora, meno male!) e così in certe discografie (Va detto che in altre no… mistero!) appare questo disco intitolato: Happy With What You Have To Be Happy With registrato o meglio assemblato nel 2002 e che contiene brani inediti fra cui spicca Larks Tongues In Aspic (part IV). La formazione vede: A. Belew (chitarra e voce), R. Fripp (chitarre), T. Gunn (warr guitar, rubber bass), P. Mastellotto (percussioni). Eccellente lavoro e interessante copertina.
Voto:   + + + + +

sabato 29 novembre 2014

Blanc De Morgex et La Salle Doc

Viti di priè blanc
Vigna e Monte Bianco
Come promesso oggi vi parlo di un interessante vino bianco prodotto in Val D’Aosta (nei comuni di Morgex e di La Salle): Blanc De Morgex et La Salle Doc (appunto…) . La sua peculiarità e che le uve provenienti dal vitigno priè blanc (al 100%), forse autoctono della valle, vengono, uniche in Europa (e incredibile per la vite che normalmente non sopravvive ad altezze superiori ai 700 m slm) coltivate fra i 900 e i 1200 m nell’alta Valdigne (in pratica ai piedi del Monte Bianco). Il fatto di resistere alle rigide temperature ha fatto sì che possa essere coltivato senza l’innesto di vite americana (questo lo si fa  dalle altre parti per combattere la filossera che a quelle altitudini però non attacca) e si dice pertanto di franco piede. Ha una gradazione intorno ai 12 °. Si presenta di un brillante color paglierino tendente con i riflessi al verdolino, limpido, dal profumo abbastanza intenso e persistente con note floreali ed erbacee (tipo l’erica e altre di alta montagna). In bocca il sapore è secco, leggermente acidulo con una discreta persistenza gustativa ed intensità, delicato, fine. Ne viene prodotto un tipo fermo, un altro spumante (col metodo classico). Il primo si presta ad abbinamenti con i pesci (tipo la trota), carni di pollo, formaggi come la fontina valdostana, mentre l’altro con il lardo e da aperitivo. A fianco di questi due tipologie di vino viene prodotto anche un eiswein (in inglese icewine) denominato Chaudelune Vin de Glas, amabile, quindi da dessert o da meditazione, di grado alcolico più elevato e dal sentore di confetture di frutta, di solito in bottiglia da mezzo litro (o anche meno); la cui peculiarità è che viene ottenuto da grappoli congelati, vendemmiati tardivamente all’inizio della stagione invernale, quando la temperatura scende sotto i -7 °C. Uno simile si fa in Canada nei pressi delle Cascate del Niagara e si chiama Niagara Falls Ice Wine.

Interessante opera tedesca



Nel 1971 questa band tedesca degli Eela Craig incise quello che forse (non ne sono sicuro e non ho voglia di fare ricerche…) è il loro unico album chiamandolo con lo stesso nome del gruppo. Va subito detto che la musica qui proposta è un interessante heavy prog psichedelico ma con spunti anche di jazz-rock e un sapiente uso del flauto. Al canto (sempre in inglese) mi ricordano talvolta gli italianissimi New Trolls. Come strumentisti li trovo poi validi e sufficientemente originali. Da sentire.
Voto:  + + + +

venerdì 28 novembre 2014

Ancora al Colosseo...



Con un salto di ben 44 anni siamo passati da uno stupendo album dei Colosseum a questo moderno e deludente disco, uscito quest’anno ed intitolato: Time On Our Side. La band più o meno è la stessa e il fantasma di Jon Hiseman pure. Mai un controtempo, mai una vecchia rullata delle sue, mai un po’ di fantasia. Il grande batterista si limita ad un compitino scolastico facile facile e gli altri gli vengono dietro di conseguenza. Il risultato è uno sconfortante album di rock-jazz fusion senza voli pindarici né creatività e la genialità delle vecchie opere sembra essere dimenticata dallo scorrere, inevitabile ed inesauribile, del tempo. Quello che rimane è un lavoro sì ascoltabile ma non posso certo dimenticare che qui si tratta degli (ex) grandi Colosseum.
Voto:  + +

giovedì 27 novembre 2014

Colosseum



Non fatevi ingannare dalla copertina di questo splendido album dei Colosseum, non è la fotocopia dell’altro intramontabile capolavoro noto come Valentyne Suite! Esso infatti uscì solo per il mercato statunitense col nome di The Grass Is Greener (nel 1970, quindi quasi due anni prima dell’illustre e nota opera) e contiene alcuni brani (ma rivisitati in maniera diversa) di Valentyne ed altri completamente inediti. Gli interpreti sono gli stessi a cominciare da quel fenomeno alla batteria che si chiama Jon Hiseman (a lungo si discettò se fosse lui, o Carl Palmer o Ginger Baker o Mike Giles il miglior interprete di quello strumento proveniente dalla Gran Bretagna; la stampa inglese mise nella classifica anche Ringo Starr, ma secondo me, tralasciando gli enormi meriti derivati dal far parte dei Beatles, come batterista non era certo un mostro), Dick Heckstall-Smith ai fiati, Dave Greenslade alle tastiere, Tony Reeves al basso e Dave Clempson alle chitarre. Si tratta, forse oggi diremo, di un ep seppure lungo come l’illustre altro album. Secondo me è altrettanto bello ed imperdibile.
Voto:  + + + + + +

mercoledì 26 novembre 2014

Le mamme dell'invenzione



So che questo disco, uscito nel 1969, a volte compare nella discografia di Frank Zappa e le sue Mothers Of Invention e a volte no. Questo è causato dai tantissimi album usciti dopo la sua scomparsa che hanno complicato la faccenda uniti agli innumerevoli bootleg circolanti. Del resto l’artista italo-americano fu uno dei più prolifici autori in circolazione per circa 30 anni. L’album che vi propongo oggi si intitola Mothermania e contiene tutto quello che ci si può aspettare da lui e dalla sua band. Magnifico ed imperdibile!

martedì 25 novembre 2014

Note

Come i miei più attenti lettori avranno senz'altro visto ho avuto qualche problema nel postare il mio ultimo articolo (che la malattia che ha contaggiato l'amico Edulms si sia propagata al mio pc?). Spero di averli risolti, nel caso contrario la mia assenza dal web dovrebbe essere giustificata. 
A margine un piccolo commento sugli assenteisti elettori in Emilia Romagna: chi non va a votare ha comunque sempre torto. Detto questo non è che mi strappi i capelli per il nuovo PD renziano e al riguardo ho molte critiche ma penso che il mondo non possa fare a meno della politica (quella buona ovvio) perché altrimenti una dittatura è sempre dietro l'angolo...Del resto politica deriva dla greco polis = città e cioè riguarda il governo della cosa pubblica... è bene ricordarselo a meno di preferire il Far West...

Sempre in Germania



Il nostro solito appuntamento con la musica tedesca degli ani ’70 ci porta ad ascoltare questa band che all’inizio della loro carriera si chiamò prima The Hurricanes ma che presto cambiò il suo nome in The Dischas, dopo aver registrato dei brani modificò nuovamente il proprio nome in Dischinn e con questo registrò altri brani prima di sciogliersi definitivamente nel 1972. Con un’operazione di recupero di tutte queste canzoni e rimasterizzando il tutto è stato editato questo album intitolato: Dischinn (From The Dischas to Dischinn) che contiene ovviamente tutti i pezzi registrati dal gruppo a partire dal 1970 (cioè in due anni di carriera). Non so perché la casa discografica abbia messo prima quelli dei Dischinn e poi quelli dei The Dischas dato che filologicamente dovrebbero venire dopo, mah… mistero… Musicalmente parlando si tratta (nella parte riguardante i Dischinn) di un buon hard rock - krautrock (forse un po’ assomigliante ai Deep Purple) mentre nelle registrazioni dei The Dischas possiamo parlare di un rock heavy blues beat forse meno anonimo. A me la copertina piace.
Voto:   + + +

lunedì 24 novembre 2014

Un altro bravo artista



Dopo avervi proposto l’ascolto di Jan Anderson nel mio ultimo post musicale, non potevo certo esimermi dal proporvi questo recentissimo album di Martin Barre nota chitarra storica dei grandi Jethro Tull. In questo disco, intitolato Order Of Play, rivisitandoli alla sua maniera, sono presenti brani dell’ antica band ed altri. Il tutto seppure ovviamente poco originale, è suonato con gran classe e poi ci riporta pari pari agli antichi tempi…Buon disco.
Voto:   + + + +

domenica 23 novembre 2014

La "via" per le Gallie

Una via consolare romana
Strada romana in Liguria
Le vie romane in Liguria- Piemonte
Parlandovi della Val d’Aosta (nel mio ultimo post vinicolo) accennai alla via consolare romana della Gallie che si snodava lungo la valle per poi salire probabilmente sul Gran San Bernardo(a nord di Aosta) o per il Piccolo San Bernardo (a ovest di Aosta) e da lì (dopo aver valicato le Alpi) scendere nella Gallia di allora. Ovviamente essa era utilizzata solo nella bella stagione. Del resto nel periodo invernale le truppe (ma anche le carovane di mercanti) erano acquartierate nei rispettivi accampamenti invernali (gli Hibernacula) e fino a tutto il Rinascimento, quasi ci fosse un’intesa fra le parti belligeranti (e probabilmente c’era) non si combattevano guerre almeno fino alle idi di Marzo (mese appunto e non a caso dedicato al dio della guerra Marte, mentre la dea relativa era chiamata Bellona, nome derivato da bellum belli = guerra). Va aggiunto che la consolare valdostana non era l’unica via per l’odierna Francia. Altre si snodavano per i valichi del Piemonte (di cui la principale era lungo la Val di Susa, da cui scese probabilmente anche Annibale) e un’altra costeggiava la costa ligure. Essa iniziava a Luni (proveniente da Pisa) e per un certo periodo si dirigeva solo verso Augusta Parmensis (Parma) (facendo il passo del Lagastrello e lì incontrando la via Emilia) quindi Placentia (Piacenza), Derthona (Tortona) e poi ritornare in Liguria a Genova. Da lì proseguiva verso l’altra importante città romana ligure: Abentimilium (Ventimiglia oggi) e poi verso Nizza e Marsiglia. Gli ingegneri romani capirono presto che questo era un lungo giro e quindi fecero una bretella (così la chiamiamo oggi) che da Luni andava a Brugnato e quindi attraverso il passo del Bracco portava a Segesta (Sestri Levante), a Clavis (Chiavari) e quindi a Genova. Questo tratto oggi è ancora in uso e si chiama strada statale Aurelia che ricalca grosso modo l’antico percorso. In certi luoghi è rimasto, nell’epoca attuale, il toponimo strada romana, in altri ci sono ancora delle vestigia evidenti. La via più comoda rimaneva senz’altro quella marittima e poteva (in caso di bel tempo) essere usata tutto l’anno. Dai vari porti del Tirreno, facendo tappa a Luni, poi Portus Veneris (Portovenere), Vernazza, Sestri, Chiavari,  Portus Delphini (Portofino), Rapallo si arrivava a Genova (Genua) e poi lungo la costa ligure in Gallia.

Altro bel live



Il noto compositore, cantante ed eccezionale flautista Jan Anderson ha in pratica rifondato i Jethro Tull chiamandoli Jethro Tull’s Jan Anderson (i musicisti impegnati nell’opera sono elencati all’interno del file in Line-up) e nel 2012 ha tenuto un gran bel concerto a Reykjavik in Islanda riesumando per l’occasione il suo forse più noto concept album e pertanto ha intitolato questo gran bel disco così: Thick As A Brick Live In Iceland. Va subito detto che l’opera comprende anche altri brani tanto da diventare monumentale (ben 265 MB a 320kbps). Se proprio vogliamo trovarci un difetto, essendo stato quell’avvenimento uno spettacolo multimediale (comprensivo evidentemente di filmati e parlato), giusto quelle sospensioni alla musica (per noi che ascoltiamo “solo” l’mp3) sono un po’ troppo lunghe. Facilmente però possiamo tranquillamente passarci sopra e goderci pertanto questo stupendo album fra i migliori di quell’anno. La registrazione è ottima e la copertina pure bella.
Voto:   + + + + +

sabato 22 novembre 2014

Un ottimo disco tedesco



Dopo la “scorpacciata” di rock blues grazie agli Allman Bros ritorniamo in Germania per ascoltare con piacere questa band chiamatasi Deaf che registrò il loro lp nel 1971 e 72 e lo intitolò: Alpha. Il quintetto di cui è composto il gruppo ci offre un peculiare ed ottimo krautrock progressivo a tratti anche impregnato di blues con interessanti spunti originali. Insomma una specie di Faust molto più prog ma meno sperimentale. La registrazione, seppure come il primo brano dal vivo, è più che passabile e poi è una riproduzione vinilica. Veramente interessanti.
Voto:  + + + +

venerdì 21 novembre 2014

Un piacevolissimo ritorno



Siamo di fronte ad un monumentale (ben 459 MB a 320 kbps!) e bellissimo triplo album live dei The Allman Brothers Band (o almeno di quello che rimane come superstiti del gruppo). Secondo la band (e secondo gli esperti) questo At Beacon Theatre N.Y.C. del 2014 dovrebbe essere l’ultima loro esibizione dal vivo di sempre (sperando di no!). All’interno del file c’è comunque un lungo articolo esplicativo (in inglese) su tutta la faccenda. Nonostante gli anni, i rimanenti arzilli vecchietti non hanno perduto il loro smalto, anzi, e seppure un po’ appesantiti nel fisico (inevitabilmente), sono ancora in grado di regalarci fortissime suggestioni. Da sentire, alla fine, emozionandoci sempre di più, i due bis (encore in inglese): Whipping Post e Trouble No More (un presagio?). La registrazione, come avviene ormai quasi sempre oggi, è più che buona.
Voto:  + + + + + +

giovedì 20 novembre 2014

Una storica band (ma sempre in attività)



Bellissimo (e storico) primo album del gruppo americano dei The Allman Brothers Band, indubbiamente alfiere del così detto southern rock blues. Esso uscì nel 1969 riportando come titolo il nome della band. All’interno del disco brani che poi sono divenuti dei classici nelle loro esibizioni live dove credo essi diano il meglio di sé. Fra tutti svetta Whipping Post forse la loro canzone più significativa.
Voto:  + + + + +

mercoledì 19 novembre 2014

Il Donnas Doc



Forse molti non sanno che la Val D’Aosta oltre ad essere una stupenda regione alpina, ricca di storia (Aosta fu fondata dai Romani col nome di Augusta Praetoria Salassorum e conserva importanti vestigia di quel periodo), castelli  da favola è anche terra di ottimi prodotti mangerecci (leggete formaggi e il noto lardo di Arnad) e interessanti vini sia bianchi (ne parlerò) che rossi. Indubbiamente fra questi svetta (dato il posto…) il Donnas Val D’Aosta Doc (è un rosso, repetita iuvat) prodotto nel comune omonimo che si trova all’inizio sud – est (ma a nord rispetto al fiume Dora) della valle lungo l’antica via consolare romana delle Gallie (ne resta visitabile ancora un tratto all’inizio del paese). Viene fatto da una sottovarietà del solito Nebbiolo. Ha colore rosso con riflessi granati, più accentuati con l’invecchiamento (a cui si presta). Profumo elegante, persistente e intenso, fine con sentori di spezie e frutta secca (mandorle) che si ritrova anche nel retrogusto. Qui in aggiunta lo sentiamo caldo e morbido, giusto di corpo, con tannini bene svolti (quindi vellutato) e ovviamente secco. Ha una gradazione inferiore ai suoi cugini piemontesi e per questo si presta ad abbinamenti sui primi della cucina valdostana, sui formaggi della zona e ad arrosti. A pochi km di distanza verso Aosta, ma dall’altra parte della Dora, fate un salto ad assaggiare il lardo (o lard) di Arnad (dalla particolare stagionatura ed erborinatura) è una Dop. E’ da consumarsi però con un vino bianco magari frizzante o spumante ma sempre della zona.
La via consolare romana


Una "bella" scatola ;-)



In Germania agli inizi degl’anni ’70 era attiva questa band: Blackwater Park che registrò forse il suo unico disco nel 1972 e lo intitolò (usando e cantando in inglese secondo la moda lì imperante in quegl’anni): Dirt Box. All’interno del file potete trovare i nomi dei musicisti impegnati nell’opera. Quanto a questa è un buon heavy prog – hard rock bene eseguito ma non particolarmente originale. Interessante la chitarra e ottima la rimasterizzazione dell’album. Curiosa la copertina frontale.
Voto:  + + +

martedì 18 novembre 2014

Il Fiume Senza Fine



Nonostante come certa pubblicità farebbe supporre, siamo di fronte non a un nuovo disco dei Pink Floyd (come sarebbe stato possibile dato che la notissima band è da tempo finita?) ma ad antiche registrazioni vecchie di un buon ventennio ritirate fuori dal cassetto, credo solo a fini commerciali, adesso nel 2014. Chi mi ha seguito nei vari blog sa della mia stima per Gilmour e compagni, tanto che anni fa assunsi il nickname di Ummagumma (che fu anche il mio primo lp acquistato). Essi sono (nel mio cuore) in buona compagnia: Frank Zappa, King Crimson, Jimi Hendrix e Jefferson Airplane. Ma davanti però a questo album sono perplesso. Credo che se i Pink Floyd si fossero sciolti subito dopo The Dark Side Of The Moon sarebbero entrati più prepotentemente nel mito. Del resto I Wish You Were Here e Animals ci/mi lasciano alquanto dubbioso sulla loro validità. Ma stiamo di manica larga… Arriviamo pure fino a The Wall e dopo? Il buio di una band bollita. The Final Cut è certamente un album “solo” di Waters e i rimanenti due meglio dimenticarseli visto che stanno alla grande band psichedelica come io sto a Brad Pitt. Torniamo però a parlare di questo The Endless River; fosse uscito al posto del banale, insulso e commerciale The Division Bell avremmo, allora, parlato di uno splendido ultimo canto del cigno. Sì perché questo disco anche se parametrato a certi passati valori è di sicuro un capolavoro. Perché allora è rimasto nascosto negli archivi? Perché il compianto Wright (che qui ha larga parte) non volle mai editarlo? Perché proprio ora? Il dubbio di una mera operazione speculativa rimane. L’album però è magnifico, in gran parte solo strumentale ed è certo fra i più cosmici e psichedelici del gruppo (seppure mancante di Waters). A mio parere gli ultimi 3 brani sono un po’ un corpo estraneo all’opera (ma si tratta di bonus track messi lì a riempimento, so che in certe edizioni mancano, questa è la deluxe). Per le sopra esposte ragioni, questa volta mi asterrò dal voto ma lo ascolterò (più volte) sempre con grande piacere in ricordo dei bei tempi...andati…

lunedì 17 novembre 2014

Due dischi teutonici


Oggi è il turno di ascoltare buona musica proveniente dalla Germania con questa band chiamatasi: Chris Braun Band che in due anni (1972 e 1973) fu autrice di questi due piacevoli dischi, ma nulla di più (da me riuniti in un unico file: 160 MB, un piccolo regalo extra), intitolati il primo: Both Sides e il secondo Foreign Lady. All’interno di ciascun album ci sono le note riguardanti i musicisti lì impegnati. Ambedue gli lp ci presentano un buon hard rock (intervallato da interessanti ballate) seppure, causa l’uso dell’inglese, non risulta particolarmente originale quantunque ben suonato. Il file omnicomprensivo è qui.
Voto (per entrambi gli album):   + + +

domenica 16 novembre 2014

Tappi

Tradizionale tappo in sughero
Tappo a "funghetto" da spumante

Nei precedenti post riguardanti i vini vi parlai anche di come degustarli a modo e quali bicchieri usare per la bisogna. Oggi è la volta di disquisire sui tappi che chiudono le bottiglie (contenenti questo nettare). Tralasciamo di dire di quei vini contenuti nel tetrapak (non perché in esso non si conservi bene, anzi e che è solo molto meno elegante del vetro). Va premesso che per certi vini (i rossi da invecchiamento ma anche alcuni spumanti tipo i nostri Franciacorta, Oltrepo Pavese o quei brut trentini, per esempio) un piccolo passaggio di aria fra il tappo e il liquido è necessario per la loro maturazione mentre per tutti gli  altri (soprattutto i bianchi) meno ossigeno prendono e meglio sarebbe. Detto questo, i migliori tappi per i bianchi (o rossi giovani o novelli) sarebbero quelli a corona (tipo quelli della birra) seguiti da quelli a vite (con relativa capsula di plastica-metallo) ma ritorniamo allo stesso discorso di poco sopra: sono brutti a vedersi e di solito connotano un vino da poco prezzo e qualità. Così da un certo tempo, in questi casi, il sughero classico è stato soppiantato dai tappi di plastica (che assomigliano nell’aspetto a quelli tradizionali) oltretutto più economici. Essi mantengono una certa eleganza, chiudono bene la bottiglia e non presentano mai quella brutta malattia del sughero (ovvio!) che da il sapore di tappo (orribile!) al vino. Nonostante questo (si tratta di un batterio che colpisce anche il miglior sughero) e per le ragioni sopra esposte per i vini rossi importanti (penso a un Brunello, a un Barolo a un Amarone et similia) l’uso del tappo in sughero è indispensabile per una ottima maturazione in bottiglia del vino. Lo stesso dicasi di quelli a funghetto per gli spumanti e per i vini frizzanti di qualità. Un consiglio, quando con quest’ultimi, togliete la gabbietta (che tiene in sicurezza il tappo dalla pressione) non dirigete mai la bottiglia verso un vostro ospite (è maleducazione) ed avvolgete il tappo con un tovagliolo, fatto questo, delicatamente cercate di toglierlo possibilmente senza fare sentire il botto. Ciò oltre ad essere poco elegante fa fuoriuscire molta anidride carbonica (tutta insieme) dalla bottiglia alterando così il gusto dello spumante (le bollicine o perlage sono date appunto da essa). Se proprio volete fare bum! Usate uno spumante economico e poi apritene e bevetene come si deve uno buono! Infine, prima di servire un vino con tappo in sughero, annusate quest’ultimo e se sentite uno strano e cattivo odore eliminate la bottiglia dalla tavola (purtroppo un  3% di questo difetto è da mettere in conto). Prosit!

Un gran bel "live"!



Continuiamo il “nostro” discorso sui Cactus ripreso qualche post fa, apprestandoci all’ascolto di questo recentissimo doppio cd live intitolato TKO Tokyo Live Japan (ben 250 MB a 320 kbps!). In pratica una reunion. Sia per la qualità della registrazione che per l’abilità dei musicisti (e la bellezza delle canzoni) è senza dubbio fra i migliori dischi dal vivo uscito quest’anno e ne fanno un capolavoro (almeno per chi come me ama questa band americana).  Gli artisti qui impegnati sono: C. Apice (batteria), J. McCarty (chitarre), J. Kunes (voce e chitarre), P. Bremy (basso) e R. Pratt (armonica a bocca).
Voto:  + + + + +

sabato 15 novembre 2014

Nella terra di von Goethe



Oggi, con ormai l’immancabile balzo in Germania, ascoltiamo questa interessante band: i Bokaj Retsiem che registrarono il loro Psichedelic Underground nel 1968. Ovviamente, pur mantenendo una loro peculiarità e bontà esecutiva sono stati, con tutta evidenza, influenzati dagli altri gruppi internazionali in auge a quei tempi. Parlo degli Animals, degli Iron Butterfly, dei Cream e di Jimi Hendrix più un certo sound psichedelico proprio della West Coast. A questo si aggiunge il fatto che cantano nella lingua di Lord Byron. La registrazione è più che buona e loro sono bravi musicisti. Mi lascia un po’ esterrefatto la copertina frontale dell’lp. Per i più curiosi, in una delle copertine interne dell’album (qui allegata) c’è (in inglese) una lunga e esauriente storia della band.
Voto:  + + + +

venerdì 14 novembre 2014

Un bel "cactus"



Indubbiamente fra le migliori band americane di hard rock va annoverata questa: i Cactus anche per la presenza nel suo interno di grandi nomi della musica rock made in USA come : C. Apice, T. Bogert e J. McCarty. Insomma una sorta di super gruppo. Dopo 3 lp editati dal 1970 al 1971 nel 1972 è la volta di questo live e studio (nel senso che alcuni brani sono dal vivo altri no) intitolato: ‘Ot ‘n’ Sweaty. L’album scivola via in modo assai piacevole e le varie canzoni in esso contenute (8) hanno una bella carica. Da non perder per chi ama il genere.
Voto:  + + + +

giovedì 13 novembre 2014

Un'anima "tedesca"



Con questo nome Anima, a quanto ne so, esistevano (o esistono fate voi…) due band, una proveniente dalla Spagna (autrice di almeno 3 dischi) e questa del post odierno, tedesca. Quest’ultima fu autrice nel 1972 dell’omonimo lp di musica sperimentale, art-rock e kraut-rock. Questo lavoro si divide in due parti una (il lato A) realizzata in studio e l’altra (lato B) dal vivo. In entrambi il quartetto germanico da buona prova di se e la sua opera si incastra alla perfezione nel solco della tradizione avanguardista teutonica offrendo pure una sua certa autonomia compositiva. All’interno del file in credits i nomi dei musicisti qui impegnati.
Voto:  + + + +

mercoledì 12 novembre 2014

Maledetta Pioggia...

Chiavari, una piazza  Nov. 2014
Chiavari, centro città  Nov. 2014
Piove. È uno stillicidio
senza tonfi
di motorette o strilli
di bambini.
Piove
da un cielo che non ha
nuvole.
Piove
sul nulla che si fa
in queste ore di sciopero
generale.
Piove
sulla tua tomba
a San Felice
a Ema
e la terra non trema
perché non c'è terremoto
né guerra.
Piove
non sulla favola bella
di lontane stagioni,
ma sulla cartella
esattoriale,
piove sugli ossi di seppia
e sulla greppia nazionale.
Piove
sulla Gazzetta Ufficiale
qui dal balcone aperto,
piove sul Parlamento,
piove su via Solferino,
piove senza che il vento
smuova le carte.
Piove
in assenza di ermione
se Dio vuole,
piove perché l'assenza
è universale
e se la terra non trema
è perché Arcetri a lei
non l'ha ordinato.
Piove sui nuovi epistemi
del primate a due piedi,
sull'uomo indiato, sul cielo
ominizzato, sul ceffo
dei teologi in tuta
o paludati,
piove sul progresso
della contestazione,
piove sui work in regress,
piove
sui cipressi malati
del cimitero, sgocciola
sulla pubblica opinione.
Piove ma dove appari
non è acqua né atmosfera,
piove perché se non sei
è solo la mancanza
e può affogare.
Piove, Poesia di Eugenio Montale Premio Nobel per la letteraura nel 1975

Ancora il "Volatile Raro"



Secondo album della band inglese dei Rare Bird, editato nel 1970 e uscito col il titolo di: As Your Mind Files By. Il gruppo progressivo composto da Graham Field (tastiere), David Kaffinetti (piano elettrico e tastiere), Steve Gould (voce solista e basso) e Mark Ashton (batteria e voci) è qui impegnato in un buon album che cerca di rinverdire (senza, secondo me, riuscirci) i fasti dell’ottimo primo lp forse con l’esclusione (positiva) dell’ultimo brano. Resta comunque un lavoro godibile.
Voto:  + + + +

martedì 11 novembre 2014

Il Castello di Trostburg (Trentino Alto Adige)

La sala gotica
Qualche anno fa avevo in mente di ritornare in Val Gardena e Ortisei e pertanto, dato che altre volte l’avevo intravisto di passaggio, decisi di visitare il Castello di Trostburg (nome che in italiano si può tradurre con Castel Forte), maniero le cui prime notizie risalgono al XII sec e che è per la via. Sia fuori che l’interno ha presentato interessanti e suggestivi scorci (che spero possano far piacere al buon Edulms) e una sala capitolare gotica (vedi foto) con particolari volte e nervature sorrette da esili pilastri. Lo si può raggiungere per una comoda strada carrozzabile (cartello lungo la strada SS 242, se ricordo bene) oppure per un non difficile (ma a volte erto) sentiero che però regala panoramiche vedute. Lungo la precedente valle dell’Isarco non mancate di far visita a qualche cantina per degustare alcuni splendidi vini bianchi DOC della zona.
Come arrivarci