martedì 23 dicembre 2014

Auguri!




My best wishes of a Merry Christmas  and a Happy New Year !  Nice 2015 !!! We see again (if you want…) in 2015. Regards by “your” The Centurion. Do yourself happy! Bye!!!

I miei migliori auguri di Buon Natale e di un Felice Anno Nuovo ! Buon 2015 !!! Noi ci rivediamo (se volete…) nel 2015. Saluti dal “vostro” Il  Centurione. Siate felici! Ciao!!!

Un regalo di Natale...;-)



Non molto spesso ma a volte capita che band semisconosciute in Europa si rivelano delle ottime sorprese ad un attento ascolto. E’ questo il caso del gruppo statunitense di cui oggi vi propongo l’intera discografia (riunita qui in un unico file ma in 4 distinti album, come regalo di Natale). Del resto per un po’ di giorni non ci sentiremo e quindi avrete tutto il tempo per fare il download di ben 340mb, ma credetemi, ne vale la pena! Infatti questi Bloodrock sono fra i complessi più interessanti che la musica “made in USA” ci poteva allora offrire (almeno per quello che riguarda le cosiddette “seconde linee” e tralasciando, come è ovvio, i “mostri sacri”). Iniziamo il nostro viaggio con la loro prima opera omonima uscita nel 1970 in cui ci presentano un originale hard rock e heavy prog assai ben suonato e particolare. Secondo me un capolavoro da scoprire (o riscoprire). L’album seguente si intitola semplicemente Bloodrock II ed è stato inciso nel 1971. Esso, pur ricalcando il loro stile musicale, è forse meno speciale del precedente (ma di poco!) e poi contiene il loro singolo di maggior successo: D.O.A. (qui in versione più estesa). L’lp successivo fu Bloodrock III editato sempre nel 1971. (Probabilmente la casa discografica non se la sentiva di uscire con un doppio). Anche questo di altissimo valore sebbene il loro sound sembra essersi un po’ addolcito e fattosi più psichedelico ma rimanendo sempre assai affascinante. Finisco questa carrellata con l’ultimo disco, uscito nel 1972 col titolo di Usa Bloodrock dalla bella copertina “zappiana” (me la ricorda molto…). Secondo me è forse il meno bello dei 4 pur rimanendo su ottimi livelli. Un buon sano e soprattutto ben eseguito hard rock. All’interno del file, per i più curiosi, ho messo (in inglese e non farina del mio sacco…) un ampia nota esplicativa e storica della band. Ancora… auguri e buone feste!
Voto (Bloodrock I):        + + + + + e anche qualcosina in più…
Voto (Bloodrock II):       + + + + +
Voto (Bloodrock III):      + + + + +
Voto (USA Bloodrock):  + + + +

lunedì 22 dicembre 2014

Non al livello del primo ma buono



Ecco a voi il secondo album dei Wishbone Ash, inciso nel 1971 ed intitolato dalla band inglese col nome di Pilgrimage. Dico subito che pur essendo molto bello non è arrivato al livello di quello precedente e da me postato pochi giorni or sono. Questo non vuol certo dire che è brutto, anzi tutt’altro! Gli artisti qui impegnati riescono infatti ad esibire un eccellente sound originale che risulta essere un mix di rock blues, prog, musica psichedelica e rock jazz di ottima fattura. Bravi!
Il disco contiene anche un brano bonus jail bait dal vivo.
Voto:  + + + +

domenica 21 dicembre 2014

Qualche utile consiglio...se volete...

Si avvicinano le festività e se volete ecco a voi qualche consiglio utile (spero) sui vini. I loro abbinamenti, per grandi linee seguono questi dettami: col pesce, carni bianche, prosciutto crudo e verdure ci va il bianco; con carni rosse, sughi tipo ragù, cotechini e zamponi, formaggi a pasta dura e stagionati abbinate vino rosso. Con il dolce assolutamente vino dolce (o abboccato, c’è chi preferisce i brut… de gustibus…), se questi sono a pasta soffice uno spumante se a pasta dura un passito e se con il cioccolato (prevalente nel gusto) nulla oppure un Madera (o un Marsala vergine). Prima servite vini con meno gradi e via via a salire, guardando la rispettiva gradazione alcolica (obbligatoria), a parità prima il bianco e poi il rosso; i vini da dessert hanno un discorso a parte, essendo dolci non seguono la regola sopra detta. Sfatiamo ora un mito: non è vero che bere prima un bianco e poi un rosso e quindi di nuovo un bianco (o viceversa) faccia male, lo stomaco non ha gli occhi! Piuttosto non siate beoni ma degustatori. Sì perché il vino lo si beve prima con gli occhi (il colore, la sua trasparenza, il perlage negli spumanti) poi col naso (imparate ad annusare, magari più volte prima, roteando preventivamente il bicchiere e infilandoci dentro il naso) del resto se esso è sopra la bocca un motivo ci sarà pure. Poi e con un piccolo sorso, il vino tenendolo nel palato qualche secondo prima di ingoiare. Importantissimi sono i bicchieri. Per il vino solo quelli a calice e di vetro (o cristallo) trasparente senza sfaccettature. Se avete quelli “belli”, antichi, colorati e ricamati lasciateli nella credenza o vetrina. Quello dell’acqua deve essere diverso, consiglio un “normale” francesino o un tumbler (qui può essere anche colorato, tanto l’acqua non ha colore) in modo che sia facilmente riconoscibile specie per chi (poverino!) è astemio. Sbagliato dire che quello grande a calice è per l’acqua e quello più piccolo per il vino. In realtà il primo sarebbe per i rossi e l’altro per i bianchi. Da quanto esposto sopra non impugnate mai il bicchiere per il calice ma solo o per il gambo o per la sua base. Infatti se contornate il bicchiere con la mano avrete due cose negative: la prima è che non potete ammirare il liquido con gli occhi, la seconda è che noi abbiamo mediamente una temperatura intorno ai 37° centigradi e il vino bianco va servito a 8°-10°, il rosè a 12°-14°, il rosso sui 18°-20° (temperatura ambiente) e i passiti intorno ai 16°-17°. Va da se che con la mano, riscaldando il bicchiere, alteriamo la temperatura d’esercizio della bevanda e poi non è neppure cosa elegante. A proposito di passiti: ce ne sono di due varietà: quelli ad appassimento naturale (nettamente i migliori) e quelli detti liquorosi (cioè con aggiunta di alcool ed altri estratti nel vino, di certo di molto meno pregio). Quanto ai frizzanti e spumanti la prima differenza sta nelle atmosfere all’interno della bottiglia (meno di 1 nei frizzanti), un’altra nel metodo in cui si ottiene la spuma: tradizionale (come i champagne francesi) ottimo per i vini impegnativi secchi (ce ne sono di eccellenti in Italia senza andare in Francia) oppure in autoclave come il Moscato Spumante d’Asti docg (da preferirsi per i vini dolci). Un ultimo avvertimento: secondo la legge italiana per chiamarsi vino deve essere una bevanda prodotta solo dalla fermentazione dell’uva ed avere non meno di 10 gradi alcolici. Infatti il Moscato d’Asti avendo solo 5°-6° non ha la dizione vino. Se ne producono comunque varietà con il “giusto” grado. Se volete servire un rosso importante stappatelo qualche ora prima per far ossigenare la bottiglia e se esso è una riserva “antica” anche 12 ore prima. Lo spumante dolce (un Moscato o un Brachetto per esempio) andrebbe servito in una coppa così detta da champagne (questo perché fino all’inizio del secolo scorso questo vino non era secco ma dolce), mentre gli spumanti secchi nei flute, quest’ultimi sono ottimi abbinati ai crostacei. E’ cosa da maleducati far saltare il tappo e far sentire il botto e inoltre rilasciando con ciò molta anidride carbonica tutta insieme alterereste pure lo spumante. Se proprio lo volete fare, aprite uno spumantaccio da pochi soldi mentre con quello buono, prima togliete la capsula, poi la gabbia ed infine, dopo aver avvolto il tappo in un tovagliolo, delicatamente questo. Il bravo sommelier fa sentire appena un sibilo e nulla più. Per gli altri vini il collo della bottiglia non va denudato completamente ma tagliata la capsula (ove non ci sia il filetto) con un coltellino a un cm sotto il tappo e fatto questo togliere quest’ultimo facendo attenzione a non bucarlo da parte a parte con il verme evitando così che pezzi di sughero cadano nel vino. I bicchieri vanno riempite per i 2/3 e mai lasciati completamente vuoti sarà poi cura dell’ospite riempirveli via via. Prima di servire un vino con tappo in sughero annusate quest’ultimo e se sa di tappo eliminate la bottiglia nonostante qualche vostro ospite dica che poi non è così male (non ci capisce nulla!). Personalmente aborro bere persino la birra al collo della bottiglia, moda che trovo francamente barbara. Detto questo… auguri e cin cin (…anche se non si dovrebbe fare secondo il Galateo).

Per quest'anno è l'ultimo... ma poi...



Nella mia proposta settimanale (almeno finché ho suoi dischi da proporvi) e ultima per quest’anno, riguardante il grande artista Frank Zappa, ci porta oggi ad ascoltare un suo album triplo intitolato: Läther, Box Set uscito (ormai lo sapete da un po’) postumo nel 1996 e che al suo interno contiene un interessante spaccato della sua produzione con il solito mix di brani noti ed altri inediti (forse…). Anche qui uno stuolo di musicisti lo aiutano nell’impresa. Di questi val la pena ricordare:  G. Duke (tastiere), R. Underwood (percussioni), R. Estrada (basso), J. Gordon (batteria), E. Jobson (violino e tastiere), D. Samuels  (timpani e vibrafono). Buon (e lungo) ascolto

sabato 20 dicembre 2014

Crimson in jazz



Finito di postarvi i 4 Projekct frippiani non ho certamente terminato di proporvi qualcosa che ha comunque a che fare con i King Crimson. Infatti questi Crimson Jazz Trio, nobilitati dalla presenza di due ex della band come Mel Collins (non in tutti i brani) e Ian Wallace e con il placet di Fripp, hanno rivisitato in chiave jazzistica alcuni classici crimsoniani come The court of  Crimson King o Frame by frame ed altri. L’album uscì nel 2009 col titolo di King Crimson Songbook (qui il volume 2, non so se ne furono editati anche altri che per altro non ho). Va detto che l’esperimento jazz è riuscito perfettamente e un po’ forse per la curiosità intrinseca e un po’ perché il disco è bello, mi è piaciuto.
Voto:  + + + +

venerdì 19 dicembre 2014

Un sinfonic prog teutonico


Per il nostro appuntamento settimanale con la musica tedesca prestiamo oggi orecchio a questi Triumvirat autori di discreti album di rock progressivo sinfonico verso la metà degli anni ’70. Non fa eccezione questo disco uscito nel 1976 col titolo di Old Loves Die Hard. All’interno del file potete trovare i nomi dei musicisti lì impegnati. Musicalmente non mi sembrano molto originali, un po’ per l’uso dell’inglese e un po’ per rifarsi forse troppo agli ELP di Brain S. S. (sentite a proposito il brano The history of mistery o Panic) e ad altri gruppi britannici. Comunque come bravura, pur non essendo certo uguali a Emerson e compagni, non sono affatto malaccio e il loro disco lo si può ascoltare con un certo piacere. Sarà poi vero che i vecchi amori sono duri a morire?
Voto:  + + +

giovedì 18 dicembre 2014

Molto bello...davvero!



Per qualche strano motivo quando si rammentano i gruppi di heavy rock prog britannici difficilmente si fa anche riferimento ai Wishbone Ash. Di certo a giudicare da questo bellissimo primo loro album omonimo registrato a Londra nel 1970 devono avere (e mantenere) un posto di primissimo piano in quel panorama musicale. Basta prestar ascolto alla bravissima sezione ritmica (veramente notevole, di sicuro fra le migliori) e alle dotate chitarre di Powell e Turner. Il perché di questa dimenticanza va forse ricercato nel fatto che, via via, nei successivi album della loro discretamente lunga discografia, lo smalto iniziale si è lentamente perso. Comunque sia gustiamoci, per ora, questo eccellente lp.
Voto:  + + + + +

mercoledì 17 dicembre 2014

Se vi piace sempre...;-)



Eccoci di fronte ad un ennesimo album postumo di Frank Zappa uscito com’è nel 1995 e che si intitola (nomen omen?): Strictly Commercial (sarà poi così?...). Al suo interno potete trovare 19 canzoni alcune delle quali inedite (almeno mi sembra, data la sua sterminata produzione), altre note ma in versione leggermente diversa (anche qui non ci giurerei…). L’artista italo-americano è, come sempre, accompagnato da uno stuolo di ottimi musicisti che fanno magnificamente da contorno al suo estro. Buona zappata…!

martedì 16 dicembre 2014

Olimpiadi in Italia? No grazie...!

Ma dopo tutto quello che è successo in questi anni (o meglio decadi) continuiamo a volere le opere faraoniche? Vado a braccio e con la cattiva memoria che ho: Mondiali Italia ’90 (a parte il deludente terzo posto finale): stadi che subito divennero obsoleti e spesso fatiscenti cattedrali nel deserto, opere incompiute, stazioni senza binari, lievitazione esponenziale dei preventivi, solito mangia-mangia. Mose di Venezia: corruzione, opera con molti dubbi, intrallazzi vari, politici corrotti, lievitazioni dei prezzi e il solito mangia-mangia. Linea ferroviaria alta velocità Torino-Lione: preventivi lievitati assurdamente, fortissimi dubbi sulla sua utilità, grandissimi problemi ambientali e il solito mangia-mangia. Mondiali di Nuoto a Roma: opere mai finite, montagne di soldi buttate nel cesso, cattedrali nel deserto, corruzione, prezzi alle stelle e il solito mangia-mangia. G 8 alla Maddalena (poi non fatto) e dalle gigantesche intenzioni: solito giro di mazzette, politici corrotti, affaristi di basso livello e il solito mangia-mangia. Terremoto dell’Aquila: bustarelle a gogò, gentaglia un metro di pelo sullo stomaco, corruzione e dopo un mare di soldi spesi il centro storico è ancora deserto e molte famiglie vivono in posti assurdi. Expo Universale di Milano: corruzione, preventivi moltiplicati per 100, opere brutte ed assurde, denaro pubblico sciupato e indovinate… il solito mangia-mangia. Olimpiadi Invernali di Torino: fotocopia di quanto esposto sopra. E degli argini fatti di cartapesta e le conseguenti alluvioni ne vogliamo parlare? Ultimissimo poi lo scandalo affaristico mafioso della giunta capitolina capeggiata dal suo sindaco fascista Alè-magno (non è un errore…) dove dilaga di tutto e di più il malaffare italico. Prima di pensare ad Olimpiadi ed altre assurde amenità questo Paese si deve dotare degli anticorpi necessari affinché tutto lo schifo non si ripeta ancora. Cioè leggi veramente severe sulla corruzione e concussione, sul falso in bilancio, rendiconto pubblico delle società e cooperative, rifare la legge sugli appalti e subappalti, un bel colpo di ramazza a gran parte (per fortuna non tutta!) della classe politica e dirigenziale, meno burocrazia attraverso i cui meandri i furbetti la fanno da padrone, certezza della pena anche per i politici, i comis di stato e gli sporchi affaristi. Una mentalità europea e non bizantina. Succederà mai? Di sicuro prima o poi sì ma non certo in tempi recenti. Ma ci pensate, nella situazione attuale, se in aggiunta si moltiplicano anche le sedi olimpiche (come si vuole, oltre Roma, anche Milano, Firenze, Napoli, Palermo e Cagliari) col risultato che il povero Cantone (o chi per lui) si dovrà dividere per 6 o più cercando di tamponare le falle da una nave che fa acqua da tutte le parti, armato com’è solo di tappi di sughero. Senza poi considerare il fatto che sarà un vero affare per l’Italia o uno sperpero di denaro pubblico? Chiedetelo alla Grecia che ne paga ancora le conseguenze oppure al Brasile ed alla montagna di denaro buttato per il “suo” deludentissimo Mondiale (anche lì critiche su critiche) e quello che ancora butterà per le prossime Olimpiadi. Quante scuole, ospedali, case ed infrastrutture avrebbe potuto fare in alternativa? Smettiamola con questo ipocrita, falso ed anacronistico patriottismo ottocentesco!

L'ultimo (per ora?) progetto cremisi



Siamo così giunti all’ultimo progetto sperimentale di Fripp per le sue recenti (relativamente…) esibizioni live. Come già scrissi limitatamente al precedente post riguardante il ProjeKct Four, per qualche strano motivo questo ProjeKct Three è uscito dopo, cioè nel 1999 e porta il titolo di Live In Austin TX. Come negl’altri precedenti “progetti frippiani” la band è leggermente cambiata. Infatti oltre al bravo Robert Fripp (chitarra) vede: Troy Gunn (touch guitar e voce) e il solo Pat Mastellotto alle percussioni elettroniche ed altre amenità. La musica, come è ovvio aspettarsi, ricalca il filo dei precedenti projeKct. Buon ascolto!
Voto:  + + + + e anche qualcosina in più…

lunedì 15 dicembre 2014

Spezzatino di vitellone con patate



Laddove i primi freddi si fanno sentire e quando ho un po’ di tempo a disposizione mi piace mettermi ai fornelli e preparare cibi la cui preparazione è leggermente più lunga del solito. E’ questo il caso dello spezzatino con patate in tegame. Per farlo uso un discretamente capiente pentola di terracotta (perché penso che lì venga più saporito) in cui faccio soffriggere della cipolla gialla (1 grossa), del sedano e due carote, il tutto ben sminuzzato (e anche un pochino di peperoncino rosso). A parte mi faccio preparare dal macellaio i pezzetti per lo spezzatino e possibilmente uso carne di vitellone (cioè bovino un po’ più adulto, forse più duro ma certamente più saporito). Infarino questi pezzi e li metto appena che la cipolla incomincia a colorarsi. Giro il tutto con un cucchiaio di legno fino a che la carne non si rosola un po’. Aggiungo a questo punto un bicchiere di vino rosso e alzo la fiamma per sfumare il tutto (continuando ogni tanto a girare). A parte ho preparato del brodo di carne (se ho fretta con del dado). Fatto quanto sopra abbasso la fiamma, aggiungo le patate (una non grossa a persona) fatte a pezzi, una foglia d’alloro e copro il tutto con il brodo, aggiungo il sale e del pepe macinato e incoperchio il tegame e lascio cuocere (ed eventualmente aggiungo via via un mestolo di brodo bollente) ricordandomi di girare e controllare ogni 5 minuti, per circa un’ora e mezzo abbondante. A me piace colorare lo spezzatino con un po’ di passata di pomodoro o concentrato da aggiungere a metà cottura. Se dopo il tempo canonico dovesse risultare un po’ brodoso, alzate la fiamma e fate asciugare un po’ lo spezzatino. E’ da servire caldo con del pane da toast abbrustolito.
Vino consigliato: un robusto vino rosso (sui 13 gradi) come un Barbera del Monferrato, un Sizzano, un Carema o un Pomino (vino toscano).

Guru (due volte...)



Questa band tedesca: i Guru Guru autrice di alcuni dischi, è abbastanza famosa nel circuito del krautrock anche se non è di primissimo piano. La mia proposta d’ascolto odierna è relativa al loro album omonimo uscito nel 1973 (credo il terzo della loro discografia) e dalla copertina simpatica. Sinceramente, almeno a giudicare questo lp, non mi sembrano dei fenomeni. Intendiamoci, sanno suonare bene ma quanto ad originalità e fantasia non sono il massimo. La loro proposta musicale è una specie di rock-hard rock . Sicuramente le migliori canzoni sono le ultime due che fanno elevare la qualità dell’opera: la prima anche per l’uso del tedesco (e certe somiglianze con i Faust) e la seconda più consona a certe atmosfere cosmiche teutoniche. Nel complesso resta di sicuro un album godibile.
Voto:  + + + e forse qualcosina anche in più…

domenica 14 dicembre 2014

Un balzo nel Midwest



Parliamo oggi di una band americana: i Kansas attiva verso la metà degli anni ’70 ed autrice di almeno due buoni lp. Quello di oggi omonimo uscì nel 1974 seguito subito l’anno dopo da un altro, poi non so... L’album ci offre un più che discreto heavy prog in cui si riconoscono le matrici d’oltre oceano. Compaiono pure momenti di riflessione e altri che fanno l’eco all’hard rock. Come musicisti non sono male e le 9 canzoni ci fanno appassionare abbastanza. L’ultima è un live e va ricordato che la registrazione di tutto il disco è ottima. La copertina è tipicamente americana.
Voto:  + + +

sabato 13 dicembre 2014

Ancora Zappa... e sì!



Con quest’album penso che la casa discografica (essendo postumo: del 1996) abbia raschiato il fondo del barile relativamente alle opere del buon Frank Zappa. Infatti con questo disco intitolato: The Lost Episodes sono riusciti a rispolverare e a proporci l’ascolto di uno Zappa spesso inedito. Ci sono addirittura le prime sue canzoni composte quando era giovanissimo (inizi anni ’60) ma la raccolta è completata anche da altri più recenti (ma in versioni leggermente diverse). E’ un’opera molto importante dal punto di vista filologico ed anche interessante dal punto di vista musicale, per fortuna! Nei vari e numerosi brani che compongono l’album (ben 30! Ma brevi, a parte l’ultimo) si sono via via proposti come amici e strumentisti i suoi principali collaboratori (a volta anche amici-nemici come Captain Beefheart): da J. Luc Ponty a Don Preston, da Ansley Dumbar a Roy Estrada, da Don Sugarcane Harris a Ian Underwood e molti altri. Nonostante quanto esposto poco sopra (mi riferisco all’operazione commerciale) il livello del disco (almeno paragonato ad altri lp di altri autori contemporanei e no) rimane godibile ed elevato.

venerdì 12 dicembre 2014

Un altro "progetto cremisi"



Per qualche inesplicabile motivo (a me totalmente sconosciuto) è stato registrato e quindi inciso questo The Roar Of P4 Live In San Francisco (nel 1998) ad opera della band sperimentale (voluta da Fripp) ed essa fu chiamata ProjeKct Four prima di essere editato il ProjeKct Three (che infatti seguì da lì a poco), mah? Mistero… Comunque sia l’album è bellissimo e gli artisti oltre al genio inglese alla chitarra sono: T. Levin (basso e slick), T. Gunn (voce e touch guitar) e P. Mastellotto alle percussioni elettroniche e altre diavolerie. La qualità della registrazione è ottima.
Voto:  + + + +

giovedì 11 dicembre 2014

Sugli smartphone, Facebook e Twitter (almeno per me)

Ho finalmente trovato il mio nuovo telefonino. Quello vecchio dava segni di cedimento e mi dissero che sostituire la batteria sarebbe costato quanto comprarne uno nuovo. Non mi piace farmi condizionare né dalla moda né dalla pubblicità (del resto da un anno non ho più il televisore e non guardo più la tv) e così, nei negozi specializzati, mi informai un po’ al riguardo. Ecco che i (per forza) simpatici commessi-e giù ad elogiarmi i vari smartphone. Ad essi quasi allibiti gli dissi che non me ne facevo di nulla e che ne volevo uno che si limitasse a fare il telefono (chiama e rispondi), mandasse solo sms, fosse poco ingombrante, pochissimo dispendioso e che delle app, delle foto ed altre assurdità se le mettessero dove non batte il sole. Alla fine con “soli” 36€ ne presi uno che va benissimo e fa le funzioni che volevo (fra le quali da 4 anni sostituire quello fisso di casa, così una bolletta di meno, per internet uso invece una chiavetta che mi costa 14€ / mese e che ha 100 ore e un mare di giga) ad esso ho da tempo associata una tariffa a consumo che massimo (lo uso pochissimo e solo lo stretto necessario) mi costa 4-5€ mese. Con altri 7€ ho acquistato un lettore mp3 (minuscolo, grosso come un dado da brodo). Pertanto, andando in culo al mondo dei consumi, ho speso in tutto meno che acquistare un mediocre smartphone.
Già che ci sono voglio dire due cose anche su Facebook e su Twitter, i social network più usati. Sul primo non compaio né vorrò mai comparire anche perché mi-ci rompono i santissimi per la nostra riservatezza (per gli anglofili: privacy) e non capisco perché devo spiattellare i mie dati personali a tutto il web. L’altro lo trovo stupido. Infatti o sei Oscar Wilde e riesci a condensare in un cinguettio i tuoi pensieri o se no meglio desistere e utilizzare, così come adesso sto facendo, un blog dove più compiutamente posso esprimere le mie idee su quello che mi salta per il cervello. Per le altre necessità ci sono poi sempre gli sms, le e-mail e il pc.

Un buon krautrock



Con un “balzo” siamo in Germania per ascoltare quest’opera intitolata Schmetterlinge incisa nel 1971 dai Joy Unlimited discreto (e forse qualcosa in più) gruppo di krautrock autore anche di altri lp. La copia da me qui proposta include 4 brani bonus. Comunque all’interno del file in info potete trovare le note relative ai musicisti qui impegnati e all’impresa teutonica che in pratica è una lunga suite divisa in tre atti. Musicalmente parlando è un interessante mix di heavy prog, rock blues, art rock e psichedelia con una nota particolare: la voce della cantante mi ricorda spesso molto (e non fa nulla per nasconderlo) la grande Janis Joplin. Nonostante questo l’album ha le sue specifiche peculiarità assai interessanti.
Voto:  + + + +

mercoledì 10 dicembre 2014

Visto che è tempo di Natale... :-)



Con il post di oggi facciamo un salto nel Regno Unito per ascoltare questa buona band chiamatasi: Nazareth (… in fondo siamo in tempo natalizio…) che fu autrice di alcuni discreti album negli anni ’70 ma che perdura anche nel terzo millennio. Questo uscì nel 1971 e presenta lo stesso nome del gruppo (penso che sia il loro primo lavoro). Nell’lp, come ospite, compare anche Dave Stewart alle tastiere (comunque all’interno del file troverete tutti i nomi degli artisti qui impegnati). Musicalmente parlando siamo di fronte a una brava band (ma nulla di più e forse con una fama leggermente esagerata) di hard rock britannico neppure molto originale invero e poi come strumentisti non mi sembrano eccezionali. Il disco contiene anche 6 canzoni bonus.
Voto:  + + +

martedì 9 dicembre 2014

Rieccolo!



Con questo odierno mio post sul grande artista italo-americano di Baltimora: Frank Zappa ed un ennesimo suo album postumo (forse troppi…), uscito infatti nel 1997 col titolo di: Have I Offended Someone? ritorno a parlare di lui. All’interno del file potete trovare canzoni già presenti in altri suoi dischi ma riproposti qui in versione leggermente diversa o remissati. Probabilmente non è fra i suoi lavori migliori (a parte il bellissimo pezzo live: dumb of love) posto poi che il buon Frank avesse intenzione di editarli e non sia una mera operazione commerciale (l’ennesima). Va però aggiunto che l’album rimane comunque godibile assai (e come poteva essere altrimenti?) e non fa che migliorare la nostra conoscenza del bravo artista iconoclasta e geniale.

lunedì 8 dicembre 2014

Secondo voi chi è il vero leader politico?

Per me quello qui sotto a destra...

Progetto Fripp n° 2



Con oggi vi propongo l’ascolto del secondo progetto musicale dal vivo di Fripp, pensato sul finire dei ‘90. La sua band, qui chiamata ProjeKct Two, risulta leggermente diversa dalla precedente (ProjeKct One) essendosi ridotta ad un trio (non c’è più Brudford) ma un più che discreto Adrian Belew alla batteria elettronica (il V-drums), Trey Gunn alla touch guitar e voce ed infine il grande Robert Fripp alla chitarra. Personalmente lo preferisco al precedente essendo più simile (sempre secondo me, ovvio) al sound degli ultimi King Crimson. Ah dimenticavo di dirvi che l’album si intitola: Live In Northampton, MA e fu registrato nel 1998.
Voto:   + + + + +

domenica 7 dicembre 2014

Cortese di Gavi DOCG

Uva Cortese
Il Cortese di Gavi (o semplicemente Cortese) DOCG è un eccellente vino bianco del basso Piemonte (siamo quasi al confine con la Liguria, nella mappa è la piccola zona in rosso in basso a destra). Il piccolo paese al centro della zona vinicola  (Gavi) è dominato dalla possente mole del castello fortezza voluto dalla Repubblica di Genova come  presidio per guardarsi le spalle da possibili invasioni padane. Detto vino viene prodotto al 100% da uva Cortese e finito presenta una gradazione sui 12° alcolici (in alcuni casi anche superiore). Se ne produce anche una tipologia frizzante ed una spumante (da aggiungere alla tua lista amico Christomannos). Visivamente ha un buona trasparenza, un bel colore paglierino e nei casi del frizzante e spumante un buon perlage. Al naso presenta sentori floreali e caratteristici con una buona persistenza ed intensità, non manca anche una certa eleganza. In bocca è asciutto, avvolgente e piacevole. Si presta ad essere consumato come aperitivo, su primi e secondi di mare, tortellini in brodo, uova (penso alle ottime frittate), alle formaggette liguri di latte vaccino e nella tipologia frizzante o spumante anche con crostacei e frutti mare.

Una "strenna" made in Germany




Penso di farvi cosa gradita nel postare in unico file (ma in due distinti dischi) gli altri due album della discografia della band tedesca degli Epsilon in mio possesso. Il primo si intitola Move On ed è databile al 1971. Qui la musica ricalca un po’ le orme del precedente lavoro divenendo semmai leggermente più haevy (ma sempre un buon rock progressivo con vaghi sentori di jazz). L’altro lp uscì nel 1974 e si intitola: Epsilon Off. Fra i tre della loro discografia è forse quello che preferisco di meno avendo in parte perso quella carica particolare dei primi due, ma rimanendo pur sempre assai godibile. Interessanti entrambe le copertine. All’interno del file (in ciascun album) potete trovare le informazioni inerenti ai musicisti (bravi!) là impegnati.
Voto (per Move On):  + + + e forse anche qualcosa in più…
Voto (per Epsilon Off):  + + +
PS: Auguri per un felice ponte di S.Ambrogio

sabato 6 dicembre 2014

Un po' di "gallo atomico"



Questa band progressiva inglese: gli Atomic Rooster avendo perso per strada dopo il primo album (bello) il grande Carl Palmer, entrato nella corte di Emerson e Lake, è stata autrice di altri interessanti dischi ma che mai sono assunti alla gloria del primo. Questo In Hearing Of del 1971 è infatti un buon album ma non certo un capolavoro. Certo che paragonato a certi cd moderni si eleva di tutta una spanna, ma tant’è… nel terzo millennio penso che il prog abbia già dato tutto quello che poteva dare. Va poi ricordato che alcuni brani (tipo blake snake) sono veramente interessanti. Ah dimenticavo… il file ha una canzone bonus.
Voto:   + + + +

venerdì 5 dicembre 2014

Zappa... e basta!



Rieccomi a presentare un altro eccellente album live di Frank Zappa intitolato Broadway The Hard Way registrato credo a Philadelphia nel 1989. E’un doppio cd in cui brilla in una canzone: Murder By Numbers la presenza di Sting. Il resto del disco si svolge fra il “solito” Zappa istrionico e sbeffeggiante e interessanti spunti di jazz-rock, art rock. Una considerazione: ascoltate gli assoli della sua chitarra (lui è un grande anche in questo) mai simili l’uno all’altro e mai uguali ad un altro suo lavoro, fantastico tanto più che si riconosce la “sua mano” fin dalle prime note. La registrazione è ottima. Nel file ci sono le note riguardanti i musicisti qui impegnati.

giovedì 4 dicembre 2014

Il "progetto" di Fripp



Sul finire degli anni ’90 il buon Robert Fripp decise di dar vita ad un gruppo parallelo ai King Crimson (gli anglofili lo chiamerebbero uno spin off) utile per sperimentare nuove sonorità e nuove idee in esibizioni dal vivo. Così nacque questa band ProjeKct One nel 1997 (a cui ne seguirono almeno altre tre, via via con formazioni leggermente diverse); uscita con questo ottimo album intitolato: Jazz Cafe Suite. La formazione comprendeva: R. Fripp (chitarre), T. Gunn (warr guitar), T. Levin (basso, slick e sintetizzatori) e B. Bruford (batteria e percussioni). Musicalmente parlando l’opera si discosta dal clichet tipico del Re Cremisi, perdendo certamente in liricità e poesia ma acquistando in sperimentazione (mai fine a se stessa). Di sicuro non è un disco facile e va capito. A me personalmente è piaciuto parecchio. La registrazione ovviamente è eccellente.
Voto:   + + + + … e forse anche qualcosa in più…