Il
gruppo veneto de Le Orme, secondo il mio
modesto parere, è ed è stato negli anni sopravalutato, specie come qualità di
strumentisti, pur riconoscendogli dei meriti come l’aver avuto il coraggio di
incidere il primo “live” italiano, belle cover e sulla bontà dei loro testi
(fra i migliori di quegl’anni). Infatti sia Toni Pagliuca (tastiere) che Aldo
Tagliapietra (basso, chitarre e voce) sono onesti e discreti esecutori ma nulla
più; specie il Tagliapietra a livello vocale è poca cosa sebbene il timbro
della sua voce è fra i più caratteristici (ma enfatici) del panorama pregressivo
di quegl’anni. Discorso a parte va fatto per il batterista Michi De Rossi, che
con probabilità è il miglior “drummer” italico degli anni ’70.
A tal proposito ricordo che era il 1973 e la
band venne nella mia città per un concerto; dato che Le Orme passavano come la
risposta italiana agli ELP (??!!), gli venne in mente di iniziare scimiottando
il gruppo inglese suonando Tarkus, il problema fu che sia il Tagliapietra che
il Pagliuca, non riuscendo tecnicamente essere alla pari con Lake e Emerson,
suonarono in playback (De Rossi no...), quando la platea se ne accorse furono sommersi
da meritati fischi. Per fortuna, dopo un buon quarto d’ora, riuscirono ed
attaccarono (live!) con Felona e Sonora e gli altri pezzi famosi del gruppo, di
certo alla loro portata. A mio parere il loro miglior album fu Contrappunti del
1974 e quello più “ruspante” Collage del 1971, i peggiori quelli che vanno
dagli anni ’80 alla lenta rinascita del 1996 con Il Fiume, fino all’ottimo
recente La via della seta del 2011. In pratica, se prendiamo quel lasso di
tempo che va dal ’71 all’80, l’ultimo ascoltabile lp fu Piccola Rapsodia dell’Ape specie nei brani Charango che Fragile Conchiglia (in entrambi, udite
udite, si hanno anche echi zappiani).
Voto: + +
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