Ricordo il mio primo lp e quando
entrai nel negozio dopo averlo visto in vetrina e titubante (ero molto giovane)
ne chiesi una copia. In realtà era un doppio (povere le mie finanze di
adolescente!) ma lo presi “a scatola chiusa”, era Ummagumma. Del resto avevo
già sentito da amici i Pink Floyd negli album precedenti e mi erano piaciuti
tantissimo. Da quel momento in poi passavo davanti alle vetrine di quei 3 (non
erano di più!) negozi di dischi della città ed appena vedevo una copertina che
mi ispirava ecco che entravo a sentire il disco (allora lo facevano fare) e nel
caso l’acquistavo. Rammento i tuffi al cuore quando comparivano le nuove opere
dei King Crimson o dei V.d.G.G. piuttosto che dei Genesis o dei Jefferson
Airplane. Allora (ma anche oggi purtroppo!) la “mia” musica non passava mai per
i media nazionali e c’era solo una o due pubblicazioni (molto di parte) che
potevano aiutarti nella scelta. Tanti artisti li ho poi scoperti in un secondo
tempo e tantissimi in tempi relativamente recenti. Rievoco quando da ragazzo mi
prese la “fissa” del krautrock e passai anni ad ascoltare solo Tangerine Dream,
Klaus Schulze, Popol Vuh e via enumerando. Rimembro ancora vivamente l’odore del cellophane che
copriva l’album e che io stavo attento a tagliare giusto da un lato per far uscire
il disco e così la copertina si sarebbe conservata più a lungo. Nonostante ciò,
quando essi erano a libretto, con dispiacere, ero costretto a toglierlo, ma ero
compensato dal fatto di poter ammirare per intero l’album (tipo lo stupendo
disegno di In The Court) e poi all’interno c’erano, il più delle volte, i nomi
degli artisti impegnati e che io mandavo a memoria e poi facevo a gara con gli
amici a ricordarli. Era veramente un piacere tenerlo e rigirarsi quel
cartoncino in mano. Mi sovviene poi il profumo (ebbene sì!) del vinile e con
quanta cura lo maneggiavo neanche fosse un antico vaso etrusco e con le dovute
(a volta anche eccessive) attenzioni lo ponevo sul piatto e delicatissimamente
appoggiavo la puntina. Mi viene in mente il suo suono pieno e vitale (altra
cosa dal freddo cd moderno) e mi dava un brivido anche il fruscio, fra un brano
e l’altro, della puntina e gli inevitabili tok della polvere e dell’energia
elettrostatica. Rievoco il ricordo di come mi incazzavo quando “delinquenti” di
amici a cui avevo imprestato un lp me lo ridavano, nonostante le mie raccomandazioni,
come se ci avessero mangiato su una pizza. Infine provo ancora piacere nel
rammentare quando orgogliosamente andavo in giro nelle vie del passeggio con
dischi rari (o rarissimi) sotto braccio che fortunosamente, il più delle volte, mi ero procurato e
così attiravo le occhiate d’invidia di altri estimatori (invero non tantissimi)
neanche avessi avuto con me Laura Antonelli. Ah bei tempi!
venerdì 29 agosto 2014
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1 commento:
Hai ragione erano proprio bei tempi. Io non sono un cultore ne tanto meno conoscitore come te ma anche a me piaceva e mi piace ascoltare musica. Ho una discreta collezione di vinili ai quali sono attaccatissimo. Oggi purtroppo manca questo contatto. Mi ricordo lp dei jethro tull Thick as a Brick lp era un giornale. Mi ricordo bene Ummagumma (ne ho anch'io una copia) Bei ricordi e soprattutto bei tempi.
ciao
Ms
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