Su
input dell’amico Quaterpass e del suo recente viaggio in quell’isola
meravigliosa di Creta (la 5° più grande del Mediteraneo dopo: Sicilia,
Sardegna, Corsica e Cipro), barriera naturale che divide l’Egeo dal mar Libico
posta com’è lungo un parallelo (infatti da un capo all’altro misura più di 200
Km e larga nel punto max una sessantia). Nel III e II millennio avanti Cristo
fu anche sede di una fiorente civiltà che nulla aveva a che invidiare con
quella egizia; detta civiltà prese il nome dal mitico re Minosse e pertanto fu
chiamata (dagli storici) Minoica. Essa un po’ misteriosamente decadde di colpo
a partire dall’ XVII sec a.C.
Questo
decadimento molti lo fanno coincidere con l’esplosione del vicino vulcano di
Santorini (è verso Nord a qualche centinaio di km) e relativo enorme tsunami
che sconvolse le coste occidentali più terremoti vari. Alcuni a questo periodo
fanno coincidere pure il mitico “Esodo” ebraico dall’Egitto e relativo
passaggio del Mar Rosso. Infatti prima di uno tsunami le acque tendono a
ritirarsi di anche alcuni km per poi erompere con forza e probabilmente Mosè si
trovava allora nella zona a Nord dell’odierno canale di Suez. La civiltà
minoica constava di tante polis (piccoli staterelli) ognuna autonoma. Una delle
principali se non la più estesa era quella di Knossos di cui oggi si possono ammirare
gli scavi e che dista pochi km a sud del capoluogo dell’isola Iràklion (antica
città consacrata ad Ercole = Hèracle). Fu scoperta dall’archeologo dilettante Evans
nell’900, me che fece anche molti danni, uno fra tutti di rialzarne una parte
in cemento armato (le colonne infatti non erano nè di marmo nè tanto meno di
cemento) ma di legno di cipresso. Comunque il palazzo di Knossos, per
l’enormità del numero delle sue stanze e per i tanti piani di cui era
costituito, poteva allora sembrare al popolo un posto dove sperdersi (in quel
tempo anche i ricchi abitavano al massimo in case con un piccolo spiazzo
centrale e poche camere intorno). Se poi a questo aggiungiamo che il simbolo
del palazzo era un’ascia bipenne (a due lame) detta “labrys” ecco il nome a noi
pervenuto di Labirinto. In più, altro simbolo era il toro (nell’ampia arena
centrale si tenevano delle tauromachie = combattimenti fra uomini e tori) ed
ecco spiegato il mito del Minotauro. Dagli scavi susseguitesi negl’anni non
solo lì ma anche in altri siti molti dei reperti sono visibili al bel museo
archeologico di Iràklion, altri nel museo di Atene. Le
foto qui riprodotte le scattai nell’estate del 1998 con una Canon AE1 e
riguardano il megarion (stanza principale) del re, della regina (era infatti
una cultura quasi matriarcale) di Knossos, alcuni scorci del sito, di un
deposito di pithoi (enormi orci per la conserva alimentare) e degli oggetti di
bronzo curiosamenti molto simili (vedi gli ami) a quelli odierni.
1 commento:
Bene bene vedo che anche tu inizi a postare qualche foto dei tuoi viaggi. Molto bene. Ora speriamo di vederne altre.
ciao
Mario
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