Si avvicinano le festività e se
volete ecco a voi qualche consiglio utile (spero) sui vini. I loro abbinamenti, per grandi linee seguono
questi dettami: col pesce, carni bianche, prosciutto crudo e verdure ci va il
bianco; con carni rosse, sughi tipo ragù, cotechini e zamponi, formaggi a pasta
dura e stagionati abbinate vino rosso. Con il dolce assolutamente vino
dolce (o abboccato, c’è chi preferisce i brut… de gustibus…), se questi sono a
pasta soffice uno spumante se a pasta dura un passito e se con il cioccolato
(prevalente nel gusto) nulla oppure un Madera (o un Marsala vergine). Prima
servite vini con meno gradi e via via a salire, guardando la rispettiva
gradazione alcolica (obbligatoria), a parità prima il bianco e poi il rosso; i
vini da dessert hanno un discorso a parte, essendo dolci non seguono la regola
sopra detta. Sfatiamo ora un mito: non è vero che bere prima un
bianco e poi un rosso e quindi di nuovo un bianco (o viceversa) faccia male, lo
stomaco non ha gli occhi! Piuttosto non siate beoni ma degustatori. Sì perché
il vino lo si beve prima con gli
occhi (il colore, la sua trasparenza, il perlage negli spumanti) poi col naso
(imparate ad annusare, magari più volte prima, roteando preventivamente il
bicchiere e infilandoci dentro il naso) del resto se esso è sopra la bocca un
motivo ci sarà pure. Poi e con un piccolo sorso, il vino tenendolo nel palato
qualche secondo prima di ingoiare. Importantissimi
sono i bicchieri. Per il vino solo quelli a calice e di vetro (o
cristallo) trasparente senza sfaccettature. Se avete quelli “belli”,
antichi, colorati e ricamati lasciateli nella credenza o vetrina. Quello
dell’acqua deve essere diverso, consiglio un “normale” francesino o un tumbler (qui
può essere anche colorato, tanto l’acqua non ha colore) in modo che sia
facilmente riconoscibile specie per chi (poverino!) è astemio. Sbagliato dire
che quello grande a calice è per l’acqua e quello più piccolo per il vino. In
realtà il primo sarebbe per i rossi e l’altro per i bianchi. Da quanto esposto
sopra non impugnate mai il bicchiere per il calice ma solo o per il
gambo o per la sua base. Infatti se contornate il bicchiere con la mano avrete
due cose negative: la prima è che non potete ammirare il liquido con gli occhi,
la seconda è che noi abbiamo mediamente una temperatura intorno ai 37°
centigradi e il vino bianco va servito a 8°-10°, il rosè a 12°-14°, il rosso
sui 18°-20° (temperatura ambiente) e i passiti intorno ai 16°-17°. Va da se che
con la mano, riscaldando il bicchiere, alteriamo la temperatura d’esercizio
della bevanda e poi non è neppure cosa elegante. A proposito di passiti:
ce ne sono di due varietà: quelli ad appassimento
naturale (nettamente i migliori) e quelli detti liquorosi (cioè con aggiunta di alcool ed altri estratti nel vino,
di certo di molto meno pregio). Quanto ai frizzanti
e spumanti la prima differenza
sta nelle atmosfere all’interno della bottiglia (meno di 1 nei frizzanti),
un’altra nel metodo in cui si ottiene la spuma: tradizionale (come i champagne
francesi) ottimo per i vini impegnativi secchi (ce ne sono di eccellenti in
Italia senza andare in Francia) oppure in autoclave come il Moscato Spumante
d’Asti docg (da preferirsi per i vini dolci). Un ultimo avvertimento: secondo
la legge italiana per chiamarsi vino deve essere una bevanda prodotta solo
dalla fermentazione dell’uva ed avere non meno di 10 gradi alcolici. Infatti il
Moscato d’Asti avendo solo 5°-6° non ha la dizione vino. Se ne producono
comunque varietà con il “giusto” grado. Se volete servire un rosso importante stappatelo
qualche ora prima per far ossigenare la bottiglia e se esso è una riserva
“antica” anche 12 ore prima. Lo spumante dolce (un Moscato o un Brachetto per
esempio) andrebbe servito in una coppa così detta da champagne (questo perché
fino all’inizio del secolo scorso questo vino non era secco ma dolce), mentre
gli spumanti secchi nei flute, quest’ultimi sono ottimi abbinati ai crostacei.
E’ cosa da maleducati far saltare il tappo e far sentire il botto e inoltre
rilasciando con ciò molta anidride carbonica tutta insieme alterereste pure lo
spumante. Se proprio lo volete fare, aprite uno spumantaccio da pochi soldi
mentre con quello buono, prima
togliete la capsula, poi la gabbia ed infine, dopo aver avvolto il tappo in un
tovagliolo, delicatamente questo. Il bravo sommelier fa sentire appena un
sibilo e nulla più. Per gli altri vini il collo della bottiglia non va
denudato completamente ma tagliata la capsula (ove non ci sia il filetto)
con un coltellino a un cm sotto il tappo e fatto questo togliere quest’ultimo
facendo attenzione a non bucarlo da parte a parte con il verme evitando così
che pezzi di sughero cadano nel vino. I bicchieri vanno riempite per i 2/3
e mai lasciati completamente vuoti sarà poi cura dell’ospite riempirveli
via via. Prima di servire un vino con tappo in sughero annusate quest’ultimo e
se sa di tappo eliminate la bottiglia
nonostante qualche vostro ospite dica che poi non è così male (non ci capisce
nulla!). Personalmente aborro bere persino la birra al collo della bottiglia,
moda che trovo francamente barbara. Detto questo… auguri e cin cin (…anche se
non si dovrebbe fare secondo il Galateo).
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2 commenti:
Da me il giorno di Natale è molto piú amaro che dolce ;-(... ci hai datto altri consigli interessanti che ovviamente non li conoscevo. Grazie e complimenti ancora per il tanto che sai di questo cosa stupenda chiamata vino.
Ciao
quanti consigli, bene molto bene me lo sono stampato almeno così potrò rileggermelo con calma.
grazie e ciao
Ms
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