Facciamo un po’ di storia e
chiarezza nel mondo enologico.
Probabilmente la vite è originaria della cosidetta mezzaluna fertile (più o meno nella odierna est Siria e nord Iraq)
e quindi conosciuta sia come frutto che come derivati della sua fermentazione fin
dai Sumeri, poi dagli Egiziani e quindi dai Minoico-cretesi, Fenici, Greci e
Etruschi. Fu però solo grazie all’Impero Romano che ebbe larga diffusione: dal
Nord Africa alla Britannia, dal Portogallo alla odierna Romania. Nei millenni
si svilupparono diverse varietà (questo grazie alla selezione dell’Uomo) e fu
poi solo verso la fine del XVIII che, questo bisogna dirlo, grazie ai Francesi,
assurse al ruolo di bevanda prelibata e raffinata nota in tutto il mondo.
Sebbene, secoli prima, sotto Roma era lo stesso ma poi intervenne il Medio-evo
e le sue problematiche. In Francia (e da lì si diffuse la sua coltivazione in
tutto il Mondo ove era possibile coltivarla) le cultivar (cioè le varie varietà
coltivate) sono relativamente poche. Le principali vanno sotto il nome di vitigni
internazionali: i Pinot, il Cabernet Franc, il Cabernet Sauvignon, il
Merlot, lo Chardonay e il Sauvignon Blanc e questi hanno quasi colonizzato
tutto il Mondo. Dalla California al Cile, dal Sud-Africa alla Nuova Zelanda.
Ovviamente anche in Europa Italia compresa. Questo perché i vini da loro
derivati danno un prodotto mediamente buono e poi sono vitigni resistenti che
crescono un po’ dovunque. Per fortuna poi sono venuti (o ritornati) gli
Italiani che hanno saputo elevare la qualità fino a raggiungere e superare i
Francesi (prima eravamo la nazione con la più alta quantità di vino ma non la
migliore). E così si sono avuti vitigni propri del Bel Paese (come il
Sangiovese) che grazie ai nostri immigranti hanno cominciato a diffondersi in giro.
Ma la peculiarità italiana è che ogni provincia ha almeno due varietà di vite
autoctona (in tantissimi casi molto di più) e così ogni vino da esse prodotto è
unico al Mondo e piaccia o meno solo lì può essere prodotto. Certo, non tutti
sono all’altezza (a volte causa anche di produttori o enologhi dilettanti) ma
la qualità va migliorando anno per anno e poi, vivaddio, preferisco la
diversità all’uniformità. E’ vero che un Cabernet (per esempio), come per altro
tutti i vitigni, sarà un po’ diverso se coltivato nel Bordeaux piuttosto che in
Australia o in Giappone ma la base rimane sempre quella. Un Aglianico (per
esempio) lo troviamo invece come docg o doc solo nel nostro meridione. Prosit!
mercoledì 25 febbraio 2015
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2 commenti:
Che bel post e posto... ;-). Grazie anche per l'altro di Zappa che mi ha incuriosito tanttissimo e lo sentiró presto presto
Ciao
Beh l'eccellenza Italiana nel vino è ben conosciuta nel mondo. Io come ben sai non sono un intenditore di vini però apprezzo molto volentieri ogni tanto un buon vinello a pasto.
Grazie per il tuo interessante blog (normalità)
ciao
Ms
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