venerdì 10 luglio 2015

Oltrepò Pavese (conclusione)

Concludiamo oggi la (grande) parentesi sui vini dell’Oltrepò Pavese ma non su quelli della Lombardia. Una premessa: tutti i prodotti enologici fin qui (e i successivi) riportati sono stati da me degustati via via o acquistandoli (in enoteca o dal produttore), o consumandoli al ristorante o in degustazioni sia esse orizzontali (stessa tipologia, stesso anno ma produttori diversi) o verticali (stesso vino, stesso produttore ma in più annate). Non faccio mai i nomi di questi viticoltori/produttori perché i miei post non sono assolutamente sponsorizzati (né mi interessa). Non scopiazzo in giro le caratteristiche organolettiche dato che da anni tengo una rubrica dettagliata sui vini da me bevuti e poi ho libri specifici da consultare (non sono certo un tuttologo). Infine sono qualificato per esprimere questi pareri, infatti sono sommelier dal 1993 (tre anni di corso e relativi 3 esami sostenuti e superati), onavista dal 1995 (ONAV: organizzazione assaggiatori vino) e poi sommelier professionista (un ulteriore anno) dato che per un certo periodo ho pure gestito un’enoteca. Torniamo alla Doc Oltrepò. A fianco dei frizzanti e spumanti vengono prodotti anche vini fermi (tutti DOC):  Oltrepò Rosso (che con un ulteriore invecchiamento diviene riserva), Rosato, Bianco, Barbera, Riesling, Cortese, Pinot Nero (vinificato in rosso, vino di una certa complessità e ampi profumi ma che potrebbe dare dei problemi nella lunga conservazione), Pinot Nero (vinificato in rosè), Pinot Nero (vinificato in bianco), Pinot Grigio, Chardonnay, Sauvignon, Cabernet Sauvignon (rosso di una certa importanza e struttura da accompagnare a secondi di carne importanti). A tutti questi rimando per le caratteristiche organolettiche e uvaggio ai miei post relativi ai rispettivi spumanti e/o frizzanti tenendo presente che l’anidride carbonica ne cambia leggermente il gusto (e profumo) e che il metodo Charmat non prevede lunga conservazione mentre quelli fermi supportano un (leggero) invecchiamento (parlo dei rossi, ovvio).


A parte, una menzione particolare va fatta alla Bonarda Oltrepò Pavese Doc vino tipico della zona (e di cui è famosa). Esso può essere anche frizzante ed ha un bel colore rosso rubino intenso (macchia quasi le mani); profumo vinoso, delicato ma anche gradevole (sentori di frutti rossi), di lieviti (nel frizzante,  per altro il più diffuso), intenso e persistente; in bocca ha buona struttura (può essere anche amabile), leggermente tannico, sapido, buona acidità e giusto di corpo, intenso e persistente. Si presta ad essere bevuto anche a temperature gradevoli in estate (sui 13 gradi, parlo del frizzante e quello abboccato) e attenzione è fatto da uva croatina al 85-100% che è totalmente diversa dalla Bonarda Piemontese. I suoi abbinamenti (quello secco e/o frizzante) è con lo zampone, il cotechino, i salumi; quello secco fermo (più di corpo) con ragù, carni rosse e secondi di una certa importanza, quello amabile con dolci a base di frutti rossi. Infine nell’Oltrepò vengono prodotti anche questi vini dolci: Moscato Doc (anche frizzante o spumante e pure in versione liquoroso, cioè con aggiunta di un “elisir” alcolico che ne fa aumentare il tasso alcolico e il livello zuccherino, o passito naturale che è quello che preferisco) dal sapore e profumo simile a quello più noto dell’Astigiano Piemontese. Vino da dolci, dessert e meditazione. Da provare il passito con il Gorgonzola. Malvasia Doc (frizzante o spumante), più caratteristica della zona, aromatica, intensa e persistente, floreale, abboccata e di una certa struttura si sposa a dessert aromatici e anche a formaggi erborinati accompagnati ai mieli.

1 commento:

edulms ha detto...

Cin cin Centurione ;-)