Franciacorta Bianco Docg

Come promesso nel mio precedente post enologco oggi è la volta di parlare del Franciacorta Bianco Docg. E’ prodotto in uvaggio con Pinot Nero, Chardonnay e Pinot Bianco (max 50%) grazie al metodo classico. Può però essere vinificato anche da un unico dei  primi due vitigni in purezza o abbinati. E’ uno spumante. Le sue sottotipologie sono: Bianco affinamento (sui lieviti): 18 mesi, Millesimato affinamento: 30 mesi e Riserva affinamento: 60 mesi. Ha, in tutte e 3, un perlage fine, intenso con belle e numerose bollicine; il suo colore è di un bel giallo paglierino “vivo” e intenso che può avere riflessi dorati e nella Riserva anche leggermente ramati. Ottima trasparenza. Al naso è ampio (di più nel Millesimato e nella Riserva), molto intenso e persistente (limitatamente ai bianchi) con spiccati sentori fragranti e di lievito, note floreali e di fieno, elegante. Questa sua “odorisità” viene accentuata sia nella Riserva che nel Millesimato. In bocca mantiene le promesse, è infatti molto persistente ed intenso con quella nota amara  propria della CO₂ è sapido, armonico, elegante, avvolgente e con l’acidità giusta, di corpo. Si trova nella versione “normale” come: demi-sec, sec, dry, extra dry, brut, extra brut e a dosaggio zero (quindi senza residuo zuccherino). Il millesimato può essere invece extra dry, brut, extra brut e a dosaggio zero. Infine la riserva si può presentare: brut, extra brut e dosaggio zero. Quello “normale lo vedo bene come spumante da tutto pasto (se si vuole pasteggiare con le bollicine), come aperitivo, con i primi in “bianco” (tipo il risotto allo spumante) mentre sia il Millesimato che la Riserva su secondi in cui la sua componente sia acida che strutturata che l’anidride carbonica aiutano a pulire la bocca dal grasso. Penso al prosciutto di Parma o al San Daniele ma anche a piatti elaborati (in bianco) o ai crostacei. Vanno bene anche come vini “colloquiali” e da meditazione. Nei prossimi post parlerò del Satèn e del Rosè.