|
Dolceacqua |
|
Il Rossese vitigno |
La Liguria (la mia regione),
stretta com’è fra mare e monti, è stata da sempre terra difficile da coltivare
(non esistono in pratica pianure estese tranne una piccola nel Savonese e
quella di Sarzana) e con un forte legame col mare. Questo ha reso i suoi abitanti
forse un po’ schivi ma dal carattere sincero. Nel mondo enologico tutto questo
si rispecchia nei suoi vini. Oggi, tanto per non essere tacciato di
campanilismo, parto a parlarvi di essi iniziando dalla provincia opposta alla
mia: quella di Imperia e con il suo più rinnomato vino rossso: il Rossese di Dolceacqua doc (detto anche
semplicemente Rossese). Con in pratica solo uve omonime (nel disciplinare è
però ammesso anche l’uso fino a un max del 10% di altre uve a bacca rossa). Lo
stesso vitigno, però con nome diverso, è presente nella (vicina) Provenza
francese ma viene usato in uvaggio e da un vino rosè mentre il nostro è un
rosso. Il paese, centro della produzione, è Dolceacqua che per altro (vedi
foto) è anche interessante da visitare e magari fermarsi in una sua antica
cantina a degustarne il vino. A livello organolettico il Rossese ha un bel
colore rosso rubino vivace. Al naso presenta connotazioni floreali (rosa
passita) e fruttate con sentori di profumi mediterranei: la maggiorana, il
timo, il pino e il rosmarino, ha una certa eleganza e solo una discreta
intensità e persistenza ma buona ampiezza. Questa si esalta nella Riserva
(invecchiamento di un anno superiore e uve più scelte). In bocca ha una
specifica sapidità e un gusto più intenso e persistente ed avvolgente, poco
tannico. Se giovane ha anche una certa acidità che si arrotonda nei vini
invecchiati (qualche anno ma non troppo). Se giovane va servito intorno ai 15
gradi. I suoi abbinamenti sono, se giovane, con salumi non stagionati, tortino
di acciughe, risotto con i funghi, coniglio alla ligure. Se invecchiato e più
corposo si sposa a piatti più pesanti come stufati (di agnello), spezzatino,
stoccafisso in umido con polenta taragna, selvaggina da piuma. E’ fra i pochi
vini rossi a cui si può abbinare preparazioni a base di carciofo, questo perché
grazie al suo valore basso di tannino, non interviene a legare vieppiù la bocca
dato che quell’ortaggio ne ha assai.
4 commenti:
Complimenti per quest'altro post sul vini italiani. Altro al vino, in cui l'acquolino mi è venuto in bocca, bello anche il paese e le uve; beato te di vivere tra il mare e monti... cin cin!
Grazie per questa nuova chicca. Purtroppo quando descrivi i profumi dei vari vini che proponi io sono tagliato fuori in quanto purtroppo ho perso il senso dell'olfatto (sento pochissimo profumi e odori e solo quelli più intensi)
ciao
Ms
Caro Chris eppure sono convinto che se ti impegnassi un po' ti potresti riappropiare del tuo olfatto. Basta un po' di allenamento...;-)
ci proverò!!!
ciao
Ms
Posta un commento