domenica 2 novembre 2014

Il Ghemme

Ghemme paese
Le viti
Le botti
La zona di produzione del Ghemme (vino rosso piemontese DOCG) è nella provincia di Novara e si trova fra Sizzano (a Sud) e Gattinara (a Nord-Nord-Ovest, vedi la mappa che postai riguardo al Sizzano) a pochi km uno dall’altro. Quindi una terra ricca di buon vino.
Il suo colore è un bel rosso granato intenso e invecchiando si notano anche riflessi aranciati.
Al naso è intenso, persistente, fine e ampio, con sentori floreali (violetta) e liquirizia, speziato ed etereo.
In bocca è pieno, di corpo, armonico, intenso, persistente ed elegante con un retrogusto tipicamente amarognolo, giustamente tannico.
Viene prodotto dal solito Nebbiolo (la cui varietà qui si chiama Spanna, con esso viene fatto anche un vino omonimo DOC) per il 75% (o più), il rimanente con aggiunte di Vespolina e Uva Rara che concorrono ad ammorbidire il gusto maschio del Nebbiolo. Ha una gradazione alcolica sui 12°-12,5° e nella sua Riserva un grado in più. Detta Riserva viene invecchiata 4 anni di cui 25 mesi in botte di legno. Se no 3 anni e 20 mesi di botte. Tutti poi devono avere un ulteriore affinamento in bottiglia. Si presta, ovviamente, all’invecchiamento. Gli abbinamenti gastronomici sono sui brasati, sugli arrosti di carne rossa, sulla selvaggina di piuma (fagiano) e pelo (lepre) e a formaggi a pasta dura stagionati.
Leggo su Wikipedia una curiosità (ma non so se vera): La prima testimonianza del Ghemme risale ad una iscrizione romana sulla lapide di Vibia Earina, di proprietà di Vibio Crispo, senatore romano ai tempi di Tiberio, rinvenuta nei pressi di Ghemme, un reperto archeologico che è la prova della coltivazione nella zona della vite fin dai tempi dei Romani. Essi possedevano in queste terre delle vere e proprie vigne modello che coltivavano seguendo regole stabilite in tutte le fasi di produzione, dall'impianto delle viti alla vinificazione. La località, quella appunto che oggi conosciamo, era chiamata ‘pagus Agamium’, da cui il nome Ghemme. Già Plinio il Vecchio, nella sua Naturalis historia del 77 d.C., parla di “un vitigno ‘spionia’ (nome che ricorda da vicino lo Spanna,)” caratteristico per la maturazione che avviene alle prime nebbie di autunno, particolarità questa tipica delle uve di Nebbiolo. Quello che so è che è certa la coltivazione dell’uva e relativo vino nelle colline piemontesi a partire dal I sec a.C.

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