domenica 21 settembre 2014

Il Nebbiolo

Il Nebbiolo

Nell’ultimo mio post culinario accennai, parlando dei gnocchi al Castelmagno, del vino Nebbiolo D’Alba. Orbene detto nettare di Bacco proviene dal vitigno Nebbiolo che, autoctono italiano, è un vanto dell’enologia del Bel Paese. Da esso in purezza (cioè non mischiato con altre uve) provengono, oltre al sopra citato D’Alba, prelibatezze come il Barolo, Barbaresco e Carema (tutte DOCG) e in uvaggio (cioè con una percentuale di altre uve, ma sempre a bacca rossa) anche vini prelibati come il Gattinara, il Sizzano, il Roero, lo Spanna, il Bramaterra, tanto per citarne alcuni. Nella Valtellina una sua sottovarietà prende il nome di Chiavennasca e da il Valtellina Superiore e lo Sforzato. La differenza fra le varie tipologie vinicole è dovuta alle particolari cultivar (variazioni di coltivazione e terreni) presenti nei vari luoghi e a tipiche sottovarietà (come nel Barolo le varietà di Nebbiolo Lampià, Michè e Rosè). A differenziare poi un vino dall’altro intervengono anche i produttori e relativi enologi e il piccolo posto ove c’è la vigna (questo è detto con un nome francese di cru). Comunque sia, tanto per generalizzare i Nebbiolo è un vino che si presta ad invecchiamento (gli anni sono diversi da tipologia e tipologia), risulta essere, quando è pronto, dal profumo ampio, aromatico e persistente con note di frutta, fichi e spezie. Morbido al palato  per i tannini bene svolti, alcolico (siamo sui 13 gradi abbondanti) con una giusta acidità e dal sapore pieno e persistente. Come abbinamenti siamo sulla cacciagione (carni scure tipo il cinghiale), formaggi saporiti, secondi importanti e salumi (tipo di cervo o di cinghiale). Non vi fidate se il prezzo è inferiore ai 12/15 €.
Una curiosità: il nome sembrerebbe derivare dal fatto che l’uva viene vendemmiata tardivamente quando nella Langhe ormai con l’estate alle spalle sale la prima nebbia.

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