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Valtellina Panorama |
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Un suggestivo "angolo" |
Oggi finisco di parlarvi dei vini
(ottimi!) della Docg Valtellina
Superiore. Vi ricordo che anche in quel comprensorio c’è un’interessante strada del vino e la possibilità di
visitare le cantine. L’ospitalità è buona anche se all’inizio il carattere un
po’ burbero (ma bonario) dei valligiani potrebbe trarre in inganno e di certo è
diverso da quello che potete trovare in Toscana o nell’Oltrepò Pavese; forse
più simile a quello della mia regione: la Liguria (dove in fatto di essere scorbutici non
siamo certo inferiori a nessuno ma anche a generosità, una volta rotto il
ghiaccio).
Valtellina Superiore prodotto sempre dal “solito” Chiavennasca con
quantità almeno superiori al 90%. La differenza dai cru (Sassella, Valgella,
per esempio) è che comprende tutta la valle ove è ammessa la coltivazione della
vite. Ha, di conseguenza, una minore specificità ma questo non ne inficia certo
il suo valore. Anche qui esiste una Riserva con un anno in più
d’invecchiamento. Il colore è sempre rosso rubino tendente al granato. Profumi
ampi ed interessanti e in bocca è asciutto, giustamente tannico e armonico.
L’accompagnamento è con i piatti tipici della zona, formaggi stagionati a pasta
dura (rammento, anche grazie all’amico Chris, il casera e il bitto), brasati e
bolliti.
Inferno il cui nome deriva (così almeno me l’hanno raccontato) dal
fatto che l’uva viene coltivata in posti (e in una sottozona limitata) dove
d’estate, causa le rocce circostanti, la temperatura è elevata. Fatto sempre
con Chiavennasca ha anch’esso una Riserva (grazie ad un ulteriore anno
d’invecchiamento). Il colore è simile agl’altri rossi del Valtellina. Ha però
profumi più particolari, persistenti ed intensi e una certa nota aromatica.
Anche al gusto è pieno, caldo, caratteristico, asciutto con un buon retrogusto e
tannini bene svolti. Va con la cacciagione, i formaggi a pasta dura, i brasati
(anche di cinghiale), arrosti. E’ insieme al seguente il mio preferito della
zona.
Sforzato (o in dialetto. Sfursat) vino assai particolare. E’
prodotto sempre dal Chiavennasca ma con uve appassite naturalmente fino a metà
dicembre (nello stesso anno della vendemmia). Dopo la spremitura il vino viene sottoposto ad
invecchiamento di 20 mesi di cui almeno un anno in botti di rovere. E’ secco e
quindi va con importanti secondi di carne (cacciagione di pelo), arrosti,
brasati, formaggi saporiti ciò anche grazie ad una gradazione che supera i 13
gradi (abbondantemente). Ha colore rosso rubino scuro. Profumi assai ampi,
molto intensi e persistenti, con note di confetture e spezie, leggermente vanigliato.
In bocca è avvolgente ma anche pieno e caldo e grazie alla sua spiccata
morbidezza può aiutarci se in cucina c’è scappato un po’ di sale di troppo,
interessante retrogusto di legno (nobile). Va bene anche da “meditazione”.
Prosit!