venerdì 27 gennaio 2012
Il Vallo di Adriano
Ho avuto modo, qualche giorno fa parlando con l’amico Edulms, di accennare al Vallo di Adriano che grosso modo adesso e fin dal regno dell’omonimo imperatore romano (II sec.d.C) divide la Scozia dalla Britannia (adesso Inghilterra). La tradizione vuole che esso fu edificato per difendere la Britannia romana dalle incursioni di popolazioni celto-scozzesi, chiamate dai romani Picti (poiché si dipingevano il viso e il corpo con svariati colori). In realtà il vallo sembrerebbe essere un muro di confine e poco più. Secondo le ultime ipotesi esso fu eretto per eludere il contrabbando fra la più ricca Britannia e la Pictia (e viceversa) evitando così di pagare i dazi a Roma (ricorda qualcosa?). Del resto se l’Impero avesse avuto interesse a sottomettere la Scozia penso l’avrebbe fatto nel giro di pochi mesi. Ma non c’era nulla che spingesse i Romani a farlo, né miniere, né terre fertili da dare ai propri legionari come compenso. Certo avrà avuto anche una certa mansione di dfesa da scorribande di ladruncoli ma sembrerebbe che esso non avesse camminamenti (tipo la Grande Muraglia Cinese) se non alcune torri di avvistamento poste ad intervalli regolari e a maggiori distanze dei Castra. Esso era controllato non da una legione (una, per esempio era stanziata nell’attuale città di York, pronta ad intervenire in caso di crisi) ma da truppe ausiliarie dette vexilationes (soldati pro tempore diremmo oggi, o guardia civile) che prestavano servizio non continuativo. Vi erano poi anche le auxilia, corpo dell'esercito romano reclutato fra le popolazioni sottomesse di peregrini, ovvero non ancora in possesso della cittadinanza romana. Ovviamente gli ufficiali erano di cittadinanza romana. Vorrei anche qui far notare il fatto che ancora oggi si da del “peregrino” ad un un po’ grezzo cioè... a un barbaro. Se poi il caso, come nel finire del II sec d.C., voleva che ci fossero delle forti incursioni anche causate dai pochi militi addetti alla sorveglianza esso, riaggiustato, serviva alla bisogna. Fu così che accadde sotto Settimio Severo che ristabilì il numero di soldati a circa 8.000 posti lungo le torri e i forti e fece una dura repressione sui popoli picti confinanti; rialzò e rinforzò il Vallo tanto che, nonostante lo spoglio di pietre durato fino al 1900, in gran parte, specie nella sezione centrale, lo si può ancora scorgere. Esso, fino agli inizi del V sec, fu il “Limes” (confine) più a nord dell’Impero Romano.
domenica 22 gennaio 2012
Jonesy
Nell’ultimo post riguardante la musica progressive avevo accennato al fatto che alcuni gruppi e i di cui album avevano influenzato in maniera a volte pesante le successive band. Siccome non mi piace parlare a vanvera ecco che ho qui postato i primi due album dei Jonesy, misconosciuto gruppo inglese che, qualche anno dopo il primo album dei King Crimson e Atom dei Floyd, incise questi due dischi (a distanza l’uno dall’altro): No Alternative del 1972 e Growing del 1973. I più smaliziati riconosceranno nel fraseggio della batteria una buona imitazione di Giles, mentre nel 3° brano di Growing una non celata scopiazzatura da Atom Heart Mother. In molti passaggi poi si rifanno anche ad un rock-jazz di matrice britannica sullo stampo dei Nucleus. Tutto ciò non preclude la fruizione e la godibilità degli album. I nomi dei componenti poco importano a meno di non fare la “solita” saccenteria di facile eseguibilità (basta andare a prenderli su internet) anche perché poco hanno contribuito al prog britannico. Qui voglio solo sottolineare una discreta tromba elettrica ed una buona chitarra (oltre alle percussioni ovviamente).
No alternative: http://depositfiles.com/files/xpjgudccd
Growing: http://depositfiles.com/files/wxk81hahw
Voto di N.A.: + +
Voto di Growing: + + +
No alternative: http://depositfiles.com/files/xpjgudccd
Growing: http://depositfiles.com/files/wxk81hahw
Voto di N.A.: + +
Voto di Growing: + + +
sabato 21 gennaio 2012
Cazzisuismo e ricorrente vigliaccheria italica
Mi ero ripromesso di non parlare più dell'atroce vicenda del naufragio della Costa Concordia poiché convinto che già quello che ho postato nei precendenti articoli bastasse. Però, mentre mi leggevo un libro di storia mi è venuta in mente una similitudine: quella fra il Re d'Italia Emanule III che scappò, dopo l'8 settembre del 1943, insieme con tutta la corte lasciando, di fatto, 3/4 d'Italia in mano ai nazifascisti e fregandosene altamente di dare ordini e disposizioni a tutto l'esercito.In tal guisa sembra essersi comportato il "comandante d'acqua dolce" Schettino, che ha pensato solo a salvare la sua pellaccia e basta. Poco importa se ha avuto ordini di aspettare fino all'ultimo di lanciare il ABBANDONATE LA NAVE!; Di certo lui è stato fra i primi se non il primo... magari con la cerniera dei pantaloni abbassata...
Per entrambi spero che l'oblio arrivi presto... I Romani ne avrebbero dichiarato: la "damnatio memoriae".
giovedì 19 gennaio 2012
Sì, più va avanti la vicenda della nave Costa Concordia più sembra che nel mio post di qualche giorno fa ho centrato il bersaglio: ovvero il pesce puzza dalla testa. Nonostante questo mi sto incazzando sempre più sulle scuse che il Capitano Schettino va cianciando grazie ai suoi legali e al paese natio schierato con lui. Far incagliare una nave quando il mare è calmo e con gli strumenti di navigazione odierni è già una colpa gravissima (e il comandante ne è il massimo responsabile, senza se e senza ma); in più abbandonarla prima che l'ultimo uomo ne sia disceso è un evidente gesto di vigliaccheria. Lo dico perché ho avuto un nonno (mai conosciuto) capitano di macchina, che per salvare 8 uomini mentre la nave affondava nel mar Baltico, si buttò fra le onde e li salvò tutti rimettendoci però la vita e guadagnando una medaglia d'oro al valor civile che ritirò, qualche anno dopo, mia madre. Quindi lo Schettino non può non farmi che schifo tanto più che col suo comportamento disonorevole (anche se avesse avuto ordini dall'alto, leggi la Compagnia di Navigazione) getta fango sui tanti bravi e coraggiosi marinai italiani. Fossi in lui starei zitto aspettando la giusta condanna ricordando che la merda più la rigiri e più puzza.
mercoledì 18 gennaio 2012
BIrds of Fire
Ricordo perfettamente quella prima volta che ascoltai questo disco: Birds of Fire. La prima cosa che feci andai a controllare se avevo fatto la selezione della velocità. Con stupore vidi che non era a 45 giri bensì ai normali 33. Incredibile e da allora la Mahavishnu Orchestra con i suoi elementi (che non sto ora ad elencare visto che “dovrebbero” conoscerli anche i sassi...) mi ha spesso accompagnato nella mia crescita musicale. Innumerevoli sono stati poi gli imitatori (più o meno riusciti) e sull’onda del successo, come sempre accade, siamo/sono andati a riscoprire e/o cercare gli album della band. In ogni caso questo (per me è ovvio) rimane il migliore del gruppo ma di una sola incolatura. Infatti è pure belissimo il precedente:The Inner Mounting Flame e il live successivo: Between Nothingness and Eternity. Consigliabile a tutti quelli che non sanno cosa è (o significhi) il jazz-rock. Una pietra miliare nel genere.
Voto: + + + + +
Se volete lo potete trovare qui:
http://www.doaltodasvertentes.blogspot.com/ Postato il 16 Gennaio 2012
lunedì 16 gennaio 2012
Dischi progressivi
Ritorniamo a parlare di prog o se preferite di progressive music. In questo post non voglio addentrarmi nel gusto soggettivo, Insomma cose del genere: mi piace quell’album piuttosto che questo... amo quel gruppo invece di quella band... ecc... ecc; Vorrei invece soffermarmi su quei dischi (e di conseguenza artisti) che sono stati la base, il modello ispiratore per innumerevoli altri musicisti negl’anni e nei decenni a seguire. Ovviamente non è detto che un album importante debba per forza essere quallo che mi piace di più.
Il primo (che mi viene in mente sia chiaro!) è Ummagumma dei Pink Floyd (specie la parte in studio). Se non ci fosse stato questo (ma anche Atom Heart Mother e Meddle) probabilmente tutto il movimento progressivo d’avanguardia tedesco (che io amo moltissimo) sarebbe stato nettamente meno evidente e forse con molta meno ispirazione. Selling England by the Pound dei Genesis ha avuto per anni e forse per decenni uno stuolo di imitatori più o meno bravi. Insomma esso è l’album prog per eccellenza così come lo è Fragile degli Yes. Di entrambi ne preferisco alri ma come ho sopra detto non è il caso oggi di fare classifiche. Riguardo al prog sinfonico di certo Ars Longa vita Brevis dei The Nice e poi più Tarkus che il primo degli ELP. Se ricordo bene è passato un periodo in cui innumerevoli band, specie degli USA, tentarono di scimiottare quel super gruppo, cosa che anche in Italia fecero Le Orme. Ad entrambe le band per essere però complete mancava la chitarra e se rammento bene l’idea di Emerson, per esempio, fu quella di chiedere a famosi chitarristi di unirsi alla band (Hendrix, e poi per ovvi motivi, “slow hand” Eric Clapton mentre Ginger Baker, drums, rifiutò e quindi presero la seconda scelta Palmer). Molta impressione fece pure il lavoro dei Jethro Tull: Stand Up (con l’arcinota “buree”) che di certo ispirò anche la nostrana PFM. A mani basse poi, molti musiciti presero da In the Court of Crimson King, Lizar e Islands dei King Crimson e più tardi da Starless & Bible Black piuttosto che Larks Tongue in Aspic. Poche però furono le ispirazioni che diedero, per esempio, splendidi lavori come Valentyne Suite dei Colosseum e 666 degli Aphrodite’s Child (chissà perché?), mentre un lavoro tuttosommato banale come Tubular Bells di M. Oldfield fu una fonte quasi inesauribile di imtatori (lui per primo nei successivi album). Discorso a parte per i dischi dei Gong e dei musicisti di Canterbury e “nipoti” di R. Wyatt. Essi furono di certo originalissimi ma la loro ispirazione non fu (anche qui chissà perché) così estesa come avrebbe dovuto essere.
Il primo (che mi viene in mente sia chiaro!) è Ummagumma dei Pink Floyd (specie la parte in studio). Se non ci fosse stato questo (ma anche Atom Heart Mother e Meddle) probabilmente tutto il movimento progressivo d’avanguardia tedesco (che io amo moltissimo) sarebbe stato nettamente meno evidente e forse con molta meno ispirazione. Selling England by the Pound dei Genesis ha avuto per anni e forse per decenni uno stuolo di imitatori più o meno bravi. Insomma esso è l’album prog per eccellenza così come lo è Fragile degli Yes. Di entrambi ne preferisco alri ma come ho sopra detto non è il caso oggi di fare classifiche. Riguardo al prog sinfonico di certo Ars Longa vita Brevis dei The Nice e poi più Tarkus che il primo degli ELP. Se ricordo bene è passato un periodo in cui innumerevoli band, specie degli USA, tentarono di scimiottare quel super gruppo, cosa che anche in Italia fecero Le Orme. Ad entrambe le band per essere però complete mancava la chitarra e se rammento bene l’idea di Emerson, per esempio, fu quella di chiedere a famosi chitarristi di unirsi alla band (Hendrix, e poi per ovvi motivi, “slow hand” Eric Clapton mentre Ginger Baker, drums, rifiutò e quindi presero la seconda scelta Palmer). Molta impressione fece pure il lavoro dei Jethro Tull: Stand Up (con l’arcinota “buree”) che di certo ispirò anche la nostrana PFM. A mani basse poi, molti musiciti presero da In the Court of Crimson King, Lizar e Islands dei King Crimson e più tardi da Starless & Bible Black piuttosto che Larks Tongue in Aspic. Poche però furono le ispirazioni che diedero, per esempio, splendidi lavori come Valentyne Suite dei Colosseum e 666 degli Aphrodite’s Child (chissà perché?), mentre un lavoro tuttosommato banale come Tubular Bells di M. Oldfield fu una fonte quasi inesauribile di imtatori (lui per primo nei successivi album). Discorso a parte per i dischi dei Gong e dei musicisti di Canterbury e “nipoti” di R. Wyatt. Essi furono di certo originalissimi ma la loro ispirazione non fu (anche qui chissà perché) così estesa come avrebbe dovuto essere.
Le mie idee sulla tragedia
Come promesso eccomi a dire la mia circa la cause del naufragio della nave passeggeri Costa Concordia. Per prima cosa rinnovo il mio cordoglio per le vittime e il mio pensiero va ai disagi che 4200 persone hanno dovuto subire quell’infausta notte.
Chi vive come me ed ha come me il mare nel sangue (quantomeno nonni e bisnonni naviganti) dice che il pesce puzza dalla testa. Infatti su quella nave (italiana) erano imbarcate come personale di bordo circa 1000 marinai/cuochi/camerieri di circa 80 diverse nazionalità. Questo perché si è voluto “risparmiare” sui costi ed essere competitvi con le altre compagnie causa il mercato globale. Certo, se il personale di bordo fosse stato almeno all’80% italiano forse le cose non sarebbero andate così. E non si venga a dire che non se ne trova di italiani disposti ad imbarcarsi, specie con la crisi di questi anni. Infatti forse non se ne trova ai salari bassissimi che la compagnia vuole pagare. Il risultato è una babele d’idiomi che ha causato anche un’ulteriore confusione ed un’impreparazione di base. Sarebbe di certo stata cosa migliore se almeno avesse (la Costa Crociere) obbligato tutti a conoscere l’italiano e l’inglese. Ci sono poi le colpe di chi era in quel momento in plancia. Una nave come quella dovrebbe essere dotata di radar e sonar sofisticatissimi; solo che se tutti dormono o ignorano i segnali d’allarme ecco il risultato. L’incidente è avvenuto verso le 21, per cui molti ufficiali o erano assenti perché impegnati ad intrattenere gli ospiti nelle sale da pranzo o imbolsiti dalla copiosa cena. C’è poi il “solito” cazzisuismo italico. Chissenefrega dei regolamenti. Voglio passare per “farmi bello” il più vicino alla costa; del pericolo, del fatto che sto entrando in un parco marino, delle migliaia di persone che trasporto che cosa me ne importa? Non so se tutte le colpe sono attribuibili al comandante (di certo persona inqualificabile) come sui media si sta dicendo. Io penso che il 60% è colpa sua ma il resto va diviso sia con i suoi ufficiali di coperta, sia con la compagnia di navigazione.
Chi vive come me ed ha come me il mare nel sangue (quantomeno nonni e bisnonni naviganti) dice che il pesce puzza dalla testa. Infatti su quella nave (italiana) erano imbarcate come personale di bordo circa 1000 marinai/cuochi/camerieri di circa 80 diverse nazionalità. Questo perché si è voluto “risparmiare” sui costi ed essere competitvi con le altre compagnie causa il mercato globale. Certo, se il personale di bordo fosse stato almeno all’80% italiano forse le cose non sarebbero andate così. E non si venga a dire che non se ne trova di italiani disposti ad imbarcarsi, specie con la crisi di questi anni. Infatti forse non se ne trova ai salari bassissimi che la compagnia vuole pagare. Il risultato è una babele d’idiomi che ha causato anche un’ulteriore confusione ed un’impreparazione di base. Sarebbe di certo stata cosa migliore se almeno avesse (la Costa Crociere) obbligato tutti a conoscere l’italiano e l’inglese. Ci sono poi le colpe di chi era in quel momento in plancia. Una nave come quella dovrebbe essere dotata di radar e sonar sofisticatissimi; solo che se tutti dormono o ignorano i segnali d’allarme ecco il risultato. L’incidente è avvenuto verso le 21, per cui molti ufficiali o erano assenti perché impegnati ad intrattenere gli ospiti nelle sale da pranzo o imbolsiti dalla copiosa cena. C’è poi il “solito” cazzisuismo italico. Chissenefrega dei regolamenti. Voglio passare per “farmi bello” il più vicino alla costa; del pericolo, del fatto che sto entrando in un parco marino, delle migliaia di persone che trasporto che cosa me ne importa? Non so se tutte le colpe sono attribuibili al comandante (di certo persona inqualificabile) come sui media si sta dicendo. Io penso che il 60% è colpa sua ma il resto va diviso sia con i suoi ufficiali di coperta, sia con la compagnia di navigazione.
sabato 14 gennaio 2012
Tragedia dell'isola del Giglio
Questo blog si unisce al cordoglio per le vittime del naufragio della nave Costa Concordia della compagnia Costa Crociere avvenuto presso l'isola del Giglio. Sui perché e sulle cause ho una mia idea ma non mi sembra oggi il caso di esternarla.
venerdì 13 gennaio 2012
Progressive music
Ho scoperto sul blog dell’amico Anonimo Veneziano che il sito Prog-Archives (che per altro frequento pochissimo e dove , saltuariamente, ho riscontrato delle inesattezze; del resto chi non fa non sbaglia...) ha stilato una classifica dei primi 100 migliori album progressive. Ora, io da sempre sono contrario alle classifiche (che senso anno? Tot capita...tot sententia) come del resto anche alle classificazioni dei generi musicali. Infatti come definire prog music? Quale artista è prog e quale è rock? Chi è ambient e chi è rock jazz? (E potrei continuare...).
Pensiamo a come è nato il cosidetto prog. Esso è una derivazione colta del rock e del rock blues, sbocciato in Inghilterra sul finire dell’era beat a cui si sono aggiunte derivazioni psichedeliche. Le band sono caraterizzate, di solito, da un ampio uso delle tastiere (alcune nuove per i tempi come il moog e il mellotron) unito alla “solita” base chitarra, basso e batteria con testi i più altamente lirici (pensiamo a Sinfield). Detto questo i Deep Purple per esempio, considerati uno dei migliori gruppi di hard rock, sono anche progressive? Secondo me sì. Inoltre nella valutazione dei “migliori” album va, credo tenuto presente l’influenza che essi hanno avuto negli artisti e nelle opere sucessive. Così come mi chiedo come è possibile che sia fra i primi posti I wish you were here dei Floyd a scapito di Ummagumma, Echoes e The Dark Side of the Moon? Tra l’altro ritengo questo uno dei più commerciali e banali del secondo periodo dei Floyd. E i King Crimson dove cavolo sono finiti?
Proviamo allora a tirare giù un elenco così come mi viene in mente: Ok per gli Yes di Close to the Edge, ok per i Genesis di Selling (ma ci metterei anche Foxtrot e Nursery), ma a braccetto i VdGG di H. to He e Pawn Hearts, gli ELP (il primo e Tarkus), i primi Procol Harum, gli Aphrodite’s Child, i Moody Blues, i sopracitati Deep Purple (in Rock per me è un album prog), i Renaissance, i Gentle Giant (3 friends), il movimento di Canterbury e i Gong, i Soft Machine (il 3° con la bellissima Mooon in June) e i derivati Matching Mole, i Camel con i loro primi album e la Barclay James Harvest, non dimenticherei affatto i Jethro Tull (sia con Stand Up che Aqualung), i Curved Air, i Focus (almeno i primi album) e infine i grandi King Crimson dal primo a Red. Anche la Germania ha dato di sicuro i suoi contributi: Faust e Tangerine Dream su tutti e perchè no anche gli Amon Duull. Anche riguardo all’Italia non disdegnerei i primi album della PFM, quelli del Banco e i lavori fra il prog e lo sperimentale di Battiato. Secondo il mio modesto parere, tutti questi artisti hanno contribuito prima a diffondere questo “diciamo” genere di musica e poi sono state le pietre di paragone e i guru ispiratori del neo progressive. E se proprio fossi costretto (con una pistola puntata) a dire i primi 5 essi sarebbero: In the court, Ummagumma, H.to He, Selling England, Close to the Edge.
Pensiamo a come è nato il cosidetto prog. Esso è una derivazione colta del rock e del rock blues, sbocciato in Inghilterra sul finire dell’era beat a cui si sono aggiunte derivazioni psichedeliche. Le band sono caraterizzate, di solito, da un ampio uso delle tastiere (alcune nuove per i tempi come il moog e il mellotron) unito alla “solita” base chitarra, basso e batteria con testi i più altamente lirici (pensiamo a Sinfield). Detto questo i Deep Purple per esempio, considerati uno dei migliori gruppi di hard rock, sono anche progressive? Secondo me sì. Inoltre nella valutazione dei “migliori” album va, credo tenuto presente l’influenza che essi hanno avuto negli artisti e nelle opere sucessive. Così come mi chiedo come è possibile che sia fra i primi posti I wish you were here dei Floyd a scapito di Ummagumma, Echoes e The Dark Side of the Moon? Tra l’altro ritengo questo uno dei più commerciali e banali del secondo periodo dei Floyd. E i King Crimson dove cavolo sono finiti?
Proviamo allora a tirare giù un elenco così come mi viene in mente: Ok per gli Yes di Close to the Edge, ok per i Genesis di Selling (ma ci metterei anche Foxtrot e Nursery), ma a braccetto i VdGG di H. to He e Pawn Hearts, gli ELP (il primo e Tarkus), i primi Procol Harum, gli Aphrodite’s Child, i Moody Blues, i sopracitati Deep Purple (in Rock per me è un album prog), i Renaissance, i Gentle Giant (3 friends), il movimento di Canterbury e i Gong, i Soft Machine (il 3° con la bellissima Mooon in June) e i derivati Matching Mole, i Camel con i loro primi album e la Barclay James Harvest, non dimenticherei affatto i Jethro Tull (sia con Stand Up che Aqualung), i Curved Air, i Focus (almeno i primi album) e infine i grandi King Crimson dal primo a Red. Anche la Germania ha dato di sicuro i suoi contributi: Faust e Tangerine Dream su tutti e perchè no anche gli Amon Duull. Anche riguardo all’Italia non disdegnerei i primi album della PFM, quelli del Banco e i lavori fra il prog e lo sperimentale di Battiato. Secondo il mio modesto parere, tutti questi artisti hanno contribuito prima a diffondere questo “diciamo” genere di musica e poi sono state le pietre di paragone e i guru ispiratori del neo progressive. E se proprio fossi costretto (con una pistola puntata) a dire i primi 5 essi sarebbero: In the court, Ummagumma, H.to He, Selling England, Close to the Edge.
mercoledì 11 gennaio 2012
Peter and the Wolf
Voto: + + per chi vuole sentirlo qui lo può trovare:
http://www.doaltodasvertentes.blogspot.com/ Postato il 9 Gennaio 2012
domenica 8 gennaio 2012
Gentili lettori, in questo mio post, vorrei spezzare una lancia in favore del “collega” Anonimo Veneziano, che io ho imparato a conoscere e ad apprezzare grazie al suo blog Yesterdays & Todays.
Certo, non sempre convido il 100% di quello che scrive, ma ciò, penso, sia normale fra persone intelligenti e poi nulla mi frega di quello che vota o ha votato. Di lui apprezzo sopratutto la voglia di andare controcorrente, di non seguire la marea montante e la “solita” moda, tutta italica, di interessarsi ad un fatto fino a che i media lo fanno, salvo poi rivolgersi ad altre parti dimenticando il precedente. Ora c’è di moda la caccia all’evasore. Fino a quando durerà? Le Fiamme Gialle più gli 007 dll’Agenzia delle Uscite (preferisco chiamarla così...) per quantto andranno a calpestare i nobili calli dei VIP? E poi, fatti i “regolari verbali”, siamo sicuri che sempre i suddetti, consigliati da stuoli di avvocati, dagli amici degli amici, pagheranno mai una palanca? A . V. Nel suo recente post ha espresso su questo argomento, un suo punto di vista che apprezzo; solo una cosa gli chiedo: la prossima volta che il solito becero individuo qualunquista e incitrullito dai tg di parte, ti manda una e-mail, pubblicala come prima cosa (forse l’hai anche fatto ma anch’io un po’ rintronato, grazie all’età lo sono.); in modo che anche noi ci possimao rendere conto fino a che punto l’Italia sia caduta in basso...
Ribadisco la mia piena solidarietà anche se so che per entrambi è come andare, novelli Don Quijote, contro i mulini a vento della stupidità e del cazzisuismo.
giovedì 5 gennaio 2012
Di recente è uscito l’ultimo lavoro della mitica band Van Der Graaf Generator, estremamente apprezzata qui da noi, fin dal primo album edito in Italia (H to He I’m the only one). Poi, come spesso succedeva nel mio paese, ci si accaniva a cercare di trovare (spesso d’importazione) i dischi antecedenti favoleggiando chissà quali meraviglie, salvo poi disilludersi.
Ma torniamo a questo A Grounding In Numbers suonato e cantato dalla medesima formazione che vidi ben 40 (anno più anno meno) al Piper di Viareggio: Peter Hammill – chitarre, tastiere, voce. Hugh Banton – organo, bass pedals, chitarra basso. Guy Evans – batteria. E il punto sta proprio qui. Se nell’ultimo album postato (quello di J. F. & Collins) mi sono sperticato in elogi, specie sul “folletto” Fripp dicendo che sempre ha inventato o sperimentato, lungo la sua sterminata carriera, qualcosa di nuovo che potrà essere piaciuto o meno ma che di certo pop non era. Nell’album dei VDGG sembra che per la loro musica, per altro benissimo eseguita, non siano passati ben 8 lustri! (purtroppo!!) Certo Hammill ha sempre una incredibile voce e Banton e Evans lo accompagnano a dovere, ma la “zuppa” è sempre la stessa. In più, la parte musicale si è assotigliata (penso a Pawn Hearts dalle lunghe siute) esaltandosi come accompagnamento della voce di Hammill. Insomma, se non sapremmo dalla cover che sono i VDGG, potremmo di certo pensare ad un album del solo Hammill con ottimi sessionmen. Però qui e là punti di originalità appaiono e poi nel complesso l’album è buono e si fa sentire, quindi lo consiglio sebbene per i neofiti del gruppo altri sono quelli da ascoltare per capire il loro sound e il contributo che hanno dato alla “nostra” musica. Diciamo che, come votazione, potrei rilasciare un due più e mezzo ma dato che ciò non è possibile mi limito a :
voto: +++ chi poi volesse ascoltarlo prima di acquistarlo lo potete trovare qui:
http://www.doaltodasvertentes.blogspot.com/ postato il 2 Gennaio 2012
martedì 3 gennaio 2012
Centurion - il film
Duarnte queste festività mi è capitato di vedere in casa d’amici il film: Centurion del 2010. Ovviamente non potevo, chiamadosi questo blog The Centurion”, esimermi dal parlarne.
Per prima cosa voglio fare i più sinceri complimenti al costumista che, con tutta evidenza, è o avrà consultato uno storico ferrato nell’epoca presa in esame (sotto il regno di Adriano, II sec d.C.).
Infatti le armature indossate dai “legionari” sono, con tutta probabilità, proprio quelle che allora vestivano i milites: Una tunica di lana con un colletto, a volte con sopra un maglione di lana (a T shirt diremo oggi), un giubbotto (smanicato) fatto di cuoio ed imbottito leggermente di lana con doppia funzione: protezione dai colpi (quasi un airbag) e termica, pantaloni e stivaletti; su tutto la corazza segmentata per i soldati, a maglie intrecciate con vistosi medaglioni per i centurioni e muscolare per generali e ufficiali di alto rango. Anche l’elmo, grazie ai ritrovamenti fatti nei numerosi scavi archeologici, risulta fedele, così come le armi e lo scudo. In più si è evitato di cadere nel “solito” soldato romano tutto corto gonellino, corazzetta di cuoio ed elmo con pennacchio rosso.
Riguardo alla storia è invece un’altra cosa. Per primo: Adriano (che volle il famoso Vallo), non si ritirò più a sud perché doveva difendersi dai Picti (popolo di origine celtico scozzese che era solito dipingersi la faccia e da qui il termine “picti” = dipinti). Se avesse voluto Roma, a quell’epoca, avrebbe conquistato la Scozia nel giro di una settimana. E’ un po’ come confrontare oggi la potenza militare degli USA con una piccola repubblica del Centro America. Adriano decise di abbandonare il Vallo di Antonino poiché riteneva che in Scozia non vi fosse nulla d’interessante per i Romani. Era invece molto interessato alla zona intorno all’odierna York, perché già allora ricca di miniere e così doto essa sì di opportune difese. Secondo il fatto narrato nella pellicola (ma del resto è un film e nulla più) è successo veramente, ma ben più di un secolo prima (regnante Augusto) e in Germania, precisamente nella Selva di Teotoburgo, ove le legioni guidate da Varo caddero in un’imboscata grazie anche al tradimento di una guida locale. Dopo quella disfatta e sebbene Roma seppe più tardi vendicarsi, non volle più portare il suo limes fino al fiume Elba (e col senno di poi sarebbe stato meglio) ma attestarsi lungo il Reno-Danubio.
Per chiudere il film lo si può vedere essendo tuttosommato passabile e recitato bene.
Riguardo alla storia è invece un’altra cosa. Per primo: Adriano (che volle il famoso Vallo), non si ritirò più a sud perché doveva difendersi dai Picti (popolo di origine celtico scozzese che era solito dipingersi la faccia e da qui il termine “picti” = dipinti). Se avesse voluto Roma, a quell’epoca, avrebbe conquistato la Scozia nel giro di una settimana. E’ un po’ come confrontare oggi la potenza militare degli USA con una piccola repubblica del Centro America. Adriano decise di abbandonare il Vallo di Antonino poiché riteneva che in Scozia non vi fosse nulla d’interessante per i Romani. Era invece molto interessato alla zona intorno all’odierna York, perché già allora ricca di miniere e così doto essa sì di opportune difese. Secondo il fatto narrato nella pellicola (ma del resto è un film e nulla più) è successo veramente, ma ben più di un secolo prima (regnante Augusto) e in Germania, precisamente nella Selva di Teotoburgo, ove le legioni guidate da Varo caddero in un’imboscata grazie anche al tradimento di una guida locale. Dopo quella disfatta e sebbene Roma seppe più tardi vendicarsi, non volle più portare il suo limes fino al fiume Elba (e col senno di poi sarebbe stato meglio) ma attestarsi lungo il Reno-Danubio.
Per chiudere il film lo si può vedere essendo tuttosommato passabile e recitato bene.
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