domenica 1 marzo 2015

Rossese di Dolceacqua Doc

Dolceacqua
Il Rossese vitigno
La Liguria (la mia regione), stretta com’è fra mare e monti, è stata da sempre terra difficile da coltivare (non esistono in pratica pianure estese tranne una piccola nel Savonese e quella di Sarzana) e con un forte legame col mare. Questo ha reso i suoi abitanti forse un po’ schivi ma dal carattere sincero. Nel mondo enologico tutto questo si rispecchia nei suoi vini. Oggi, tanto per non essere tacciato di campanilismo, parto a parlarvi di essi iniziando dalla provincia opposta alla mia: quella di Imperia e con il suo più rinnomato vino rossso: il Rossese di Dolceacqua doc (detto anche semplicemente Rossese). Con in pratica solo uve omonime (nel disciplinare è però ammesso anche l’uso fino a un max del 10% di altre uve a bacca rossa). Lo stesso vitigno, però con nome diverso, è presente nella (vicina) Provenza francese ma viene usato in uvaggio e da un vino rosè mentre il nostro è un rosso. Il paese, centro della produzione, è Dolceacqua che per altro (vedi foto) è anche interessante da visitare e magari fermarsi in una sua antica cantina a degustarne il vino. A livello organolettico il Rossese ha un bel colore rosso rubino vivace. Al naso presenta connotazioni floreali (rosa passita) e fruttate con sentori di profumi mediterranei: la maggiorana, il timo, il pino e il rosmarino, ha una certa eleganza e solo una discreta intensità e persistenza ma buona ampiezza. Questa si esalta nella Riserva (invecchiamento di un anno superiore e uve più scelte). In bocca ha una specifica sapidità e un gusto più intenso e persistente ed avvolgente, poco tannico. Se giovane ha anche una certa acidità che si arrotonda nei vini invecchiati (qualche anno ma non troppo). Se giovane va servito intorno ai 15 gradi. I suoi abbinamenti sono, se giovane, con salumi non stagionati, tortino di acciughe, risotto con i funghi, coniglio alla ligure. Se invecchiato e più corposo si sposa a piatti più pesanti come stufati (di agnello), spezzatino, stoccafisso in umido con polenta taragna, selvaggina da piuma. E’ fra i pochi vini rossi a cui si può abbinare preparazioni a base di carciofo, questo perché grazie al suo valore basso di tannino, non interviene a legare vieppiù la bocca dato che quell’ortaggio ne ha assai.

4 commenti:

edulms ha detto...

Complimenti per quest'altro post sul vini italiani. Altro al vino, in cui l'acquolino mi è venuto in bocca, bello anche il paese e le uve; beato te di vivere tra il mare e monti... cin cin!

Christomannos ha detto...

Grazie per questa nuova chicca. Purtroppo quando descrivi i profumi dei vari vini che proponi io sono tagliato fuori in quanto purtroppo ho perso il senso dell'olfatto (sento pochissimo profumi e odori e solo quelli più intensi)
ciao
Ms

Il Centurione ha detto...

Caro Chris eppure sono convinto che se ti impegnassi un po' ti potresti riappropiare del tuo olfatto. Basta un po' di allenamento...;-)

Christomannos ha detto...

ci proverò!!!

ciao
Ms