Dopo avervi postato i Grateful
Dead e in tempi poi non remotissimi anche i Jefferson Airplane e i J. Starship
è venuto il momento di affrontare seriamente un altro grande e storico gruppo
americano: i The
Byrds (di cui, per altro, o io o l’amico
Edulms avevamo già postati degl’ album ed ecco spiegati i buchi temporali che troverete). Essi furono paragonati (per
importanza e notorietà) ai The Beatles ed effettivamente sono stati basilari
per lo sviluppo della musica di oltre oceano. Merito loro la “scoperta” del
country rock e poi dalla loro formazione derivarono, grazie anche a Crosby, i
C.S.N.& Y. (per non parlare dei favolosi dischi “solo” o con Nash del
baffuto artista), oppure ottime produzioni e collaborazioni di R. McGuinn,
ricordando poi anche i Flying Burrito Bros con Hillman e i Manassas sempre con
Hillman più Stills. Ogni loro lp è un capolavoro (e così evito di dare il mio
voto) e sono passati, negl’anni, dal rock beat, al country rock, alla musica
psichedelica e collaborazioni con Dylan fin dagli esordi. Inizio con Turn! Turn! Turn! del 1965 che troverete qui a 320 kbps e con 7 bonus e poi
con un salto di tre anni vi offro The Notorius Byrd Brothers del 1968 che ve lo propongo qui a 320 kbps e con 6 bonus. A
proposito di quest’album, David Crosby è presente in poche canzoni dato che si
apprestava a raggiungere altri luminosi lidi. In ogni file troverete notizie in
info sui nomi degl’artisti impegnati
e le rispettive copertine.
martedì 30 giugno 2015
lunedì 29 giugno 2015
Un piccolo pensiero a C. Squire e un album prog-sinfonico
Per prima cosa il mio pensiero va
a Chris
Squire scomparso ieri.
Secondo me il bassista degli Yes era fra i grandi di quello strumento. Ciao a
un mio mito.
Questa band di musica progressiva
sinfonica (nel senso stretto del termine) britannica che si chiamata The Enid nacque negl’anni ’70 e via via cambiando parzialmente
formazione è arrivata fino ai giorni nostri. Infatti nel 2015 è uscito questo
album intitolato The Bridge. Devo dirvi
che un po’ perché non è esattamente il mio “genere”, un po’ perché manca
totalmente la sezione ritmica, un po’ perché lo trovo troppo ridondante,
zuccheroso e barocco, non mi è piaciuto molto e l’ho trovato noioso. Devo però
aggiungere che la caratteristica del gruppo è questa con poche differenze fra
un disco e l’altro e quindi o prendere o
lasciare il “pacco”… a voi il giudizio finale. Se vi piace il “tipo” lo
trovate qui a 320 kbps.
Voto: + +
domenica 28 giugno 2015
Oltrepò Pavese Metodo Classico Docg
Rimanendo sempre nell’ambito
della zona vitivinicola dell’Oltrepò Pavese oggi vi voglio parlare della
Docg (dal 2007) posta all’interno di
essa e che è anche la sua produzione più nota: Oltrepò Pavese Metodo Classico che come avrete senz’altro capito si tratta di uno spumante ottenuto
dai “soliti” vitigni
internazionali: Pinot Nero (vinificato in bianco o in rosè), Pinot Grigio,
Pinot Bianco e Chardonnay. Come per il Franciacorta si ha una maturazione sui
lieviti in bottiglia che è di 15 mesi per il Normale e due anni per il Millesimato.
La peculiarità è che la “parte del leone” qui la fa il Pinot Nero (minimo il
70% e nel Rosè e nel Pinot Nero almeno
l’85%). Anche in questa Docg si riconoscono le differenze tipo il brut o il dry
(ve ne parlai a proposito del Franciacorta). Un’altra peculiarità del Metodo
Classico è che ha la dizione Cruasè riferita al rosè da Pinot
Nero Metodo Classico. Si tratta di una parola composita da cru (che in francese vuol dire selezione particolare) da a (congiunzione) e rosè. All’interno della Docg si riconoscono queste sottotipologie:
O.P. Metodo Classico (quello che io chiamo “normale”) ha una spuma fine e
persistente, bel colore giallo paglierino brillante e intenso, odori eleganti,
di lieviti, ampi, intensi e persistenti che possono ricordare anche il frumento
e il formaggio Grana. Sapore sapido, fresco, armonico, intenso e persistente.
E’vino da aperitivi, crostacei, antipasti e primi piatti in “bianco”, va ben
pure con il Grana Padano e il Parmigiano Reggiano (entrambi Dop). Gradazione
minima 11,5.
O.P. Metodo Classico Rosè ha anch’esso una bella spuma; un colore rosa acceso
intenso; profumi gentili, fini, persistenti, con note fruttate e floreali; in
bocca è sapido, di un certo corpo (dato anche dai leggeri tannini), asciutto,
elegante., intenso e persistente. Va bene con insaccati regionali a pasta
grassa, primi anche al sugo così come secondi (anche di carne tipo il maiale) e
con un bel condimento. Gradazione minima 11,5.
O.P. Metodo Classico Pinot Nero (ma vinificato in bianco) Perlage fine e persistente;
colore giallo paglierino a volte con riflessi aranciati; profumi eleganti,
ampi, intensi e persistenti con note particolari (tipiche del Pinot Nero) e
sentori di lieviti; al gusto è intenso e persistente, armonico, fresco, sapido
e di buona struttura. Si presta ad abbinamenti con crudità di mare, primi
importanti come il risotto (in bianco detto allo “champagne, magari con il
tartufo), secondi di pesce (importanti), ostriche. Gradazione minima 12 gradi.
O.P. Metodo Classico Pinot Nero Rosè (detto anche “Cruasè” in zone particolari) Ha una spuma
fine e persistente; un color rosa vivo; profumi intensi e persistenti, ampi,
eleganti, floreali e particolari; sapore sapido, di buona struttura (anche qui
tannini appena accennati), fresco, intenso e persistente che lascia la bocca
“pulita”. E’ indicato anche a secondi importanti (se si amano le “bollicine”),
al caviale, al prosciutto e allo speck. Ha una gradazione minima di 12 gradi.
Attenzione a non confondere questa Docg con le varie Doc di spumante
e di frizzante (anche con gli stessi nomi) presenti nell’Oltrepò Pavese. Questi
non si prestano a invecchiamento, vengono prodotti in autoclave (o
metodo charmat) per estrarre i profumi primari e secondari (mentre i terziari
sono per il Metodo Classico), sono pronti in meno di un anno e sono meno
complessi e anche meno intensi e persistenti rispetto ai “cugini” e ovviamente devono
costare meno (anche perché sono un’altra cosa, ma ve ne parlerò la
prossima volta). Ciò non vuol dire che siano da disprezzare, ci mancherebbe!
Più prog che jazz-rock
La “nostra” tappa settimanale in
Germania ci porta oggi ad ascoltare questo buon album di rock
(progressivo) – jazz ad opera degli Eloy, interessante
band teutonica dall’ampia discografia. Il disco da me proposto risale al 1980
(sic!) e nonostante quello che uno potrebbe supporre vedendo l’anno non è
affatto una schifezza, anzi tutt’altro. Infatti questo Colours (dalla simpatica copertina) scivola via che è un piacere
tanto la buona musica ci avvolge. Certo non è un capolavoro e forse il gruppo
ne ha fatti anche di migliori ma se parametriamo il tutto al periodo non
possiamo non ritenerci soddisfatti. Lo trovate qui a 320 kbps. All’interno in info notizie sui musicisti (bravi)
impegnati.
Voto: + + + +
sabato 27 giugno 2015
Una piccola perla italiana
Come vi ho già detto alcune volte, ben
difficilmente posto album italiani. Questo per una serie di motivi non ultimo causato
anche dal fatto che ultimamente, almeno nell’ambito progressivo, non è che
siano usciti dei capolavori, Forse questo perché, ormai, è ben difficile
inventare qualcosa di nuovo e poi troppo spesso la fantasia latita, sebbene la
tecnica musicale sia probabilmente cresciuta rispetto ai gruppi degl’anni ’70
(tranne quella dei mostri sacri).
Questo non vuol dire che non possa fare capolino, ogni tanto, una band
interessante. E’ il caso di questi Locus Amoenus e del
loro cd
uscito nel 2013
col titolo di Clessidra. Mi sono
simpatici sia per il riferimento alle nostre radici culturali già dal nome del
complesso (preso dal latino) e sia per l’uso solo dell’italiano al posto
del banale e globalizzato inglese. Quanto ai riferimenti musicali hanno appreso
con tutta evidenza (rielaborandola con gusto) la lezione dai grandi gruppi
nostrani del passato: la PFM,
gli Osanna, Le Orme e il Banco, infarcendola di connotazioni jazzistiche qui e
là. Non un capolavoro ma un ottimo album. Ah ricordatevi che nell’ultimo brano,
dopo un certo periodo di silenzio, la musica riprende. E' qui a 320 kbps.
Voto: + + + +
venerdì 26 giugno 2015
Fine serie (almeno per ora...)
Il mio breve excursus relativo
alla musica prodotta dai notissimi Grateful Dead è
giunta al termine (almeno per ora). Rimettendo a posto la mia discografia, mi
sono accorto che non vi avevo mai postato quest’album (in studio): Go To Heaven del 1980. Dico subito che siamo lontani, purtroppo, anni
luce dai loro migliori lavori e la nefasta influenza degli ’80 si fa sentire
anche qui. Essi però, al contrario degli Starship (per esempio), hanno saputo
mantenere una loro “dignità” e pertanto il disco si fa comunque ascoltare. Poi
so che dal vivo queste canzoni assumevano tutto un altro aspetto (basta fare il
confronto con la bella Althea in studio e qui anche dal vivo forse migliore).
Ve lo offro qui a 320 kbps con ben 6 bonus. Ciao!
Voto: + + +
giovedì 25 giugno 2015
Un "mito" del prog britannico
Secondo il mio modesto parere Steve Hackett è senz’altro il più dotato (a livello di qualità
strumentale) fra tutti i Genesis (a seguire Phil Collins) che per altro non
erano certo dei super musicisti. Lui invece è, sempre secondo me, uno dei
migliori chitarristi in circolazione e il suo stile personalissimo di suonare
lo strumento ha fatto scuola e ha prodotto una serie di imitatori. Dopo due dischi live che riprendevano
notissime canzoni dei Genesis (ma rivisitate dall’artista) nel 2015 (quindi
agli inizi di quest’anno) è uscito con un nuovo album in studio intitolato: Wolflight in cui, qui e là, traspare il suo talento di musicista e
compositore. Un buon album progressivo che però nulla aggiunge (né toglie) alla
sua maestria. Una curiosità, nel terzo brano è da notare la presenza di Chris
Squire al basso. E’qui a 320 kbps.
Voto: + + + +
mercoledì 24 giugno 2015
Il Buttafuoco Doc
All’interno della Doc Oltrepò Pavese (ma esiste come Doc a se
stante) c’è il Buttafuoco
dell’Oltrepò Pavese Doc ( lo trovate anche
con la scritta “solo” Buttafuoco Doc) ed è prodotto non in tutta quella regione
vitivinicola ma solo in sette comuni. Il nome deriverebbe da una forma
dialettale riferente ad un vino che scalda
come il fuoco. Esso ha infatti, normalmente, una gradazione superiore ai
12,5 gradi ed è prodotto dall’uvaggio di vitigni italiani (solo presenti nel
Bel Paese) come la Barbera, la Croatina (seppure proveniente dalla Croazia,
come dice il nome), l’Uva Rara e la Vespolina. Ricordo, per l’occasione, che
qui da noi ci sono più del 60% di varietà di vitigni presenti in tutto il mondo
intero. Detto questo (se fossi un politico direi dopodiche) il Buttafuoco si presenta di un bel color rosso rubino
con riflessi violacei (si presta a invecchiamento) e tendenti all’arancio con
gli anni. Al naso ha profumi intensi, persistenti e di una certa eleganza con
sentori di confetture (frutti rossi), spezie e liquirizia che si accentuano con
l’età. In bocca è caldo, di corpo, più intenso e persistente che all’olfatto,
abbastanza morbido (diviene rotondo con gli anni) e avvolgente. Il suo ideale
sposalizio è con carni rosse se in versione fermo,
ma dato che viene prodotto anche come frizzante
(qui conviene essere cauti con l’invechiamento) in questa tipologia è
l’ideale con robusti e gustosi insaccati (alla faccia dei vegetariani e vegani
integralisti, tiè!). Per finire consiglierei di degustarlo nella stagione
fredda.
Il Tempio di Ash Ra
Fra i grandi nomi del krautrock e
cosmic music non possono non venirci in mente anche i tedeschi Ash Ra Temple (capitanati qui dal solo Göttsching, ma che videro pure la
presenza anni prima di Schulze). Il disco in questione (rimasterizzato
recentemente) si intitola: Le Berceau De Cristal ed
è databile al 1975. Piacevole pure la copertina frontale. In gran bella
evidenza la chitarra “stellare” di Göttsching (che a tratti mi ricorda quella
altrettanto bella di Jerry Garcia) che rincorre quella di Ulbricht mentre un
bel tappeto sonoro fatto da tastiere (anche sintetizzatori) funge da file rouge all’intero album. Se vi piace
il genere lo trovate qui a 320 kbps.
Voto: + + + + e anche qualcosina in più….
martedì 23 giugno 2015
Una triste notizia
Oggi il mio pensiero va a Laura Antonelli notissima (e bona, almeno secondo me) attrice italiana
degli anni ’70 ieri prematuramente scomparsa. Devo dire che era, senza ombre di
dubbio, la mia preferita in quegl’anni ed io, giovane virgulto, feci più di un sogno
sulle sue giunoniche forme e le sue belle gambe fasciate da calze nere (più
giarrettiera). Oltre ad esere un sex
symbol penso che sia stata anche una brava interprete di molti film e
commedie. Ciao Laura! Mi piace ricordarti così…
Un ottimo prog
Già che c’ero ho pensato bene (almeno
spero che così decidete) di proporvi anche l’ultimo album degli Argent presente nella mia discografia, tanto più che pochissime
settimane fa vi avevo postato la superba loro prima opera. Questo uscì nel 1974
e si intitola Nexus. Dico subito
che pur essendo assai piacevole non raggiunge i vertici del primo (un
capolavoro assoluto). Il genere è qui divenuto più progressivo (a tratti anche
sinfonico) strizzando con tutta evidenza l’occhio agli ELP, gruppo a quei tempi
assai in auge nel Regno Unito (e non solo). Aggiungo che Rod Argent dimostra di
essere un quasi fenomeno della tastiera.coadiuvato poi da validissimi
musicisti.. A me è piaciuto parecchio. E’ qui a 320 kbps.
Voto: + + + + +
lunedì 22 giugno 2015
Ne vale la "pena"...
La “nostra” breve cavalcata con i
Grateful Dead
mi porta a proporvi oggi l’ascolto di un
altro splendido bootleg (semiufficiale) registrato (bene e poi rimasterizzato)
dal vivo nel 1973. Come d’abitudine con la band californiana, essendo il
resoconto di un concerto, l’album è lungo ma le ore, ne sono convinto,
scivolano via piacevolmente anche per voi. Il titolo dell’opera è: Live At Kezar
Stadium (S. Francisco Ca). I musicisti
sono sempre loro con una menzione particolare per il dotatissimo chitarrista:
il compianto Jerry Garcia. Se volete, è qui a 192 kbps.
Voto: + + + + +
domenica 21 giugno 2015
Oltrepò Pavese Doc
La pulce nell’orecchio (o se
volete la “colpa”) di parlarvi dell’Oltrepò Pavese, almeno relativamente al mondo dell’enologia, è causata
dall’amico Christomannos che non molto tempo fa mi disse di essersi recato in
quella landa per un tour
eno-gastronomico. Detta regione fa parte della Lombardia (provincia di Pavia)
ma geograficamente è più Emilia distendendosi tutta a sud del fiume Po (da cui
il nome) e incuneandosi in quella Regione, morfologicamente sono basse colline
argillose arenarie. Si tratta di una Doc omnicomprensiva, nel senso che al suo
interno c’è una Docg (Spumante Metodo Classico) e varie tipologie di vino (dal
bianco al rosato al rosso), sia in versione ferma che spesso anche frizzante
e/o spumante. I vitigni utilizzati sono (non per la stessa tipologia o Doc):
Pinot (nero e grigio), Chardonnay, Cortese (sebbene originario del Piemonte a
Gavi), Moscato (un clone dell’Astigiano), Barbera, Riesling (sia italico che
renano), Malvasia, Sauvignon Blanc, Croatina (qui chiamata Bonarda), Uva rara,
Vespolina, Cabernet Sauvignon. A sentire l’amico Chris si stanno tentando anche
impianti di Muller Thurgau e Merlot. I vini risultanti sono parecchi ed oggi
inizio a parlarvi di uno dal nome “particolare”: Sangue di Giuda Doc (lo troverete anche come Oltrepò Pavese Sangue di Giuda
Doc). Il nome sembrerebbe derivare da una leggenda locale su Giuda Iscariota..
Esso è prodotto a oriente della zona (verso la provincia di Piacenza) dai
seguenti vitigni: Barbera, Croatina e per un max del 45% da insieme Pinot Nero,
Vespolina e Uva Rara. Ha colore rosso rubino “vivo” con evidenti riflessi
violacei. Profumo intenso e persitente, con sentori di confettura (bacche
rosse) e floreale (fiori di rosa e pesco appassiti), vinoso. Al gusto è intenso
e peristente, giusto di corpo, morbido ed equilibrato e tendente all’abboccato.
Si presta ad essere accompagnato a dessert a base di relative confetture (tipo crostate)
oppure a un risotto con i fiori di rosa ma va bene anche con formaggi importanti
a pasta dura magari accompagnati con un miele millefiori. Non si presta a lungo
invecchiamento ed ha una gradazione intorno ai 12,5 gradi alcolici.
Un po' di "fusion"
Secondo il mio modesto parere Brian Auger e i suoi Oblivion Express non
saranno mai stati, probabilmente, ai vertici dell’espressione musicale
britannica e il noto tastierista non fu certamente un fenomeno (come Emerson ma
anche Wakeman); però il suo stile e il sound
che riusciva a trarre dal suo organo Hammond era inconfondibile. Nel 1975
lui e la sua band incisero questo buon album, che oggi chiameremo di musica fusion, e lo intitolarono: Reinforcements. La musica infatti scivola via che è un piacere fra un mix
di generi: dal jazz. al blues, dal rock (anche psichedelico) al r.& b non
disdegnando neppure l’etno, il tutto assai ben suonato. Lo trovate qui a 320
kbps
Voto: + + + +
sabato 20 giugno 2015
Ancora in Germania...
Nonostante ieri io abbia già
postato ben due album di matrice teutonica (accontentando con gioia una
richiesta dell’amico Edulms), anche oggi ho pensato bene di proseguire con
artisti di quella nazione. Interessante band progressiva (e sinfonica) tedesca,
infatti, questi Wallestein
autori di piacevoli dischi a partire dal 1971. La loro quarta (…penso…)
fatica è databile al 1975 ed è una Rock Opera Sinfonica intitolata: Stories, Songs
& Symphonies.con dotti (e piacevoli)
riferimenti al compositore contemporaneo di musica da camera: Bela Bartok. Come
ho detto il genere è quello sinfonico progressivo (molto inglesizzato invero) e
da lì non si discostano ritagliandosi però una loro dimensione particolare. In info notizie sui (bravi) musicisti
impegnati e lo potete trovare qui a 320 kbps. Ciao!
Voto: + + + +
venerdì 19 giugno 2015
Accontentando Edulms...;-)
Percewood's Onagram del 69 |
Lessons For Virgins del 71 |
L’amico brasiliano, dopo il mio ultimo post
teutonico sui Percewood’s
Onagram, mi chiese se ne avevo altri di
quella band. Bene, oggi con questi due
post, completo la loro discografia a mia disposizione. Li ho divisi in due file
(non in uno unico con due cartelle così come sono solito fare) perché ne avevo
dimenticato uno, cioè il primo, che porta lo stesso nome del gruppo e che uscì nel 1969 (ma rimasterizzato
molto bene in seguito). All’inizio della loro carriera hanno proposto un sound molto meno progressivo e forse più vicino alle radici del krautrock (ma
con forti sentori di rock-blues) e rock-folk psichedelco, questo perché nella
formazione era presente un musicista americano (ma di origine germaniche). Lo
potete trovare qui (con ben 11 bonus) a 320 kbps. Dopo più di un anno di
“riflessione” (siamo nel 1971) la stessa band uscì con un nuovo disco
intitolato Lessons for Virgins che
potete trovare qui in versione rimasterizzata (bene) da vinile (con 3 bonus) a 320
kbps. Anche qui siamo più sul “fronte” del krautrock e della psichedelia e di
sicuro presentano un sound più maturo
ed evoluto e qualche riferimento ai primi Pink Floyd, hanno altresì mantenuto
una forte (e interessante) componente acustica.
Voto (the first): + + + +
Voto (Lessons): + + + + … e anche qualcosina
in più.
giovedì 18 giugno 2015
Un buon vinile
Fra le più interessanti ed
innovative band americane vanno certamente annoverati i The Flock (o semplicemente Flock, se preferite) autori d’interessanti lp a partire dal 1969. Dopo un certo periodo di
silenzio ed orfani del loro leader e più rappresentativo elemento: Jerry
Goodman (qui sostituito da un quasi bravo Felix Pappalardi) accorso con
entusiasmo alla corte di John McLaughlin e la sua Mahavishnu Orchestra, sono
usciti con un buon album nel 1975 e lo intitolarono: Inside Out che troverete qui in versione vinilica (vinyl issue)
perfetta a 320 kbps. Di certo non è superbo come il loro primo disco (un
capolavoro assoluto) ma si difende comunque bene risultando un buon album di
prog americano.
Voto: + + + +
mercoledì 17 giugno 2015
Un "monumentale" live
Con oggi siamo arrivati, con i Grateful Dead, al 1971 grazie a questo eccellente disco dal vivo
(trattasi di un bootleg semi-ufficiale, registrato e rimasterizzato molto
bene), relativo ad un ennesimo fantastico concerto tenuto dalla band l’11-07
nel Harding
Theatre San Francisco – Ca. Come dissi nel
mio precedente post sul gruppo californiano (uno dei massimi vertici della
musica americana di quel periodo) siamo nel miglior momento espressivo del
complesso. In pratica è un triplo cd (tutto il concerto, pause comprese)
qui riunito in un unico file a 320 kbps (e una “pesantezza” di ben 490 MB). Ore
di puro godimento musicale così come accadeva con le loro esibizioni di quel
tempo. Mettetevi comodi e via!
Voto: + + + + + +
martedì 16 giugno 2015
Un "mito" della chitarra
Non sto qui certo a dilungarmi
(inutilmente e pedantemente) sulla carriera di Eric Clapton che ha avuto esperienze musicali, come certo sapete, sia
con notissime band che come sessionman che con album da solista. Il primo, dopo
i Cream, è questo che porta lo stesso
nome dell’artista uscito nel 1970 e coadiuvato da un bravo stuolo di
valenti strumentisti (i nomi li troverete in info). Aggiungo che nonostante la sua vasta produzione non abbia
mai raggiunto le eccelse vette delle prime esperienze, sconfinando, a volte,
anche nel pop commerciale, la sua “classe” è sempre rimasta inalterata. Il
disco di oggi è di certo fra le sue migliori opere (fermo restando la sua
incredibile chitarra di sempre) e si barcamena, tutto sommato bene, fra il rock
blues e il R.& B. (di qualità). Lo trovate qui a 320 kbps.
Voto: + + + +
lunedì 15 giugno 2015
Risotto con zucchine
Con l’avvento della bella stagione il mio orto mi sta dando,
in attesa dei pomodori e delle melanzane, copiose (almeno secondo il mio
parametro) quantità d’insalata e zucchine (più altre cose, ovvio). Con
quest’ultime mi preparo, via via, frittate (insieme a cipolle caramellate e
parmigiano), zucchine a funghetto, fritte (dopo averle infarinate con farina
integrale che è quella che uso disdegnando quella tipo 00, una porcheria),
saltate nella pasta (penne o spaghetti integrali) insieme alla mia passata e, a seconda, con o pancetta
o gamberetti sgusciati o muscoli, oppure ripiene al forno. Un’altra ricetta
interessante è questa: Risotto con
zucchine. Occorrente: 2 zucchine (dì tipo romano o sarzanese), un
bello scalogno (o due se piccoli), timo e maggiorana, una bella carota, brodo
vegetale (nel caso può andare bene quello “di dado”, ma sarebbe meglio
prepararsene uno con una zucchina, sedano, cipolla e carota), peperoncino,
prezzemolo, vino bianco, olio e.v.o., riso Carnaroli (x due circa 2,50 etti),
sale q,b.
Inciso: A proposito di riso, essi non sono tutti eguali. Io uso il
Carnaroli per i risotti tranne quello allo zafferano (e derivati) dove utilizzo
il Roma, per i risotti allo scoglio (o di mare in generale, anche al nero di
seppia) l’Arborio, per le insalate di riso il Parboilled, per minestre e
minestroni quello Comune, come contorno al pollo al curry il Bismati. Ma
torniamo al “nostro” risotto con zucchine.
Preparazione: in una pentola far soffriggere
in olio e.v.o. il timo, la maggiorana, il peperoncino (non troppo mi
raccomando!) e, dopo averli tritati grossolanamente con un coltello, lo
scalogno, la carota (ripulita della sua parte esterna con uno sbucciapatate),
il più grosso degli zucchini. Dopo una mezzoretta scarsa di fuoco lento
aggiungere il riso e sempre mescolando, aspettare che esso tenda ad attaccarsi
al fondo della pentola.Quindi alzare
un po' la fiamma e aggiungere poi un generoso bicchiere (tipo francesino) di
vino bianco e farlo sfumare. Finito questo, a piccoli mestoli per volta, si
mette il brodo vegetale e una zucchina tagliata ad anelli quindi si porta a
cottura al dente il nostro risotto aggiustandolo di sale. Finito questo
procedimento, prima di spengere il fuoco, metto una generosa manciata di
Parmigiano Reggiano Dop (grattugiato) rigiro il tutto e incoperchio la pentola
per circa 4 minuti (a fuoco spento!). Poi unisco il prezzemolo tritato
grossolanamente col coltello, rigiro il risotto e guarnisco il piatto con
alcune sue foglie. Vino consigliato: Franciacorta Bianco Dry Docg oppure
uno Chardonnay fermo (del Veneto o del Trentino-Alto Adige, fate voi).
Un po' di prog tedesco
Rieccoci in Germania per
ascoltare il secondo album dei Percewood’s Onagram uscito
nel 1972 col titolo di Tropical Brainforest.
Trattasi di un buon disco di musica progressiva più che di krautrock e con
forti riferimenti a certi suoni provenienti da oltre Manica propri in quel
periodo. Insomma non particolarmente originale come proposta musicale ma come
spesso accade con gli artisti tedeschi, ben eseguito da valenti musicisti. E’
qui a 320 kbps. Bella la copertina. Il cd contiene pure un brano live come bonus
(insieme ad un altro in studio).
Voto: + + + +
domenica 14 giugno 2015
Ricordiamoli!
Per un qualche strano mistero
quando si enumerano i migliori gruppi britannici degl’anni ’70 (almeno limitatamente
alla prima parte) spesso ci si dimentica di annoverare fra questi anche gli Argent e della loro prima opera (il nome deriva dal capo indiscusso:
Rod Argent, valente tastierista). Il loro primo lavoro è infatti questo omonimo del 1970 di cui vi propongo
l’ascolto (o il riascolto) oggi. Il loro stile è inconfondibile ed è un
personale mix di musica prog, psichedelia, rock e spruzzi qui e là di blues e
jazz. Se volete, lo trovate qui rimasterizzato a 320 kbps. Contiene pure i noti
successi (per chi non lo sapesse nè lo ricordasse): Like Honey, Liar e Stepping Stone. Un autentico capolavoro.
Voto: + + + + + +
sabato 13 giugno 2015
Ancora (e sempre) loro...
Altro stupendo doppio live dei Grateful Dead (per altro ben registrato e poi rimasterizzato in tempi
recenti) resoconto di uno dei tanti fantastici concerti che la notissima band
californiana teneva in quei tempi. Concerti che a volte duravano delle ore ma
che affatto annoiavano il loro pubblico entusiasta. L’album si intitola: (Live at) Fillmore East (2-11-69) cioè in pieno periodo del loro massimo fulgore.
Interessante anche una loro versione della beatlesiana Hey Jude Come poi non ricordare (nel secondo cd) la “cosmica” Dark Star dove il buon Jerry Garcia
dimostra una volta di più (ove ve ne fosse ancora bisogno) le sue eccezionali
doti di chitarrista. Ve lo propongo qui a 320 kbps.
Voto: + + + + + +
venerdì 12 giugno 2015
Un "mostro" sacro
Fra i grandissimi della musica
americana della Costa Ovest (la mitica West Coast) c’è senza alcun dubbio David Crosby, prima con i The Byrds, poi con Still, Nash e Young in un
fantastico quartetto e non ultimo autore di eccellenti album da “solo” o con G.
Nash. Nel 2014 è uscito questo entusiasmante disco dal vivo intitolato: (Live) In Santa Barbara
dove il nostro eroe, dalla voce per nulla appesantita (dall’età) da sfoggio
anche in questo cd (ben registrato per altro) di tutta la sua immensa classe.
Ventitrè canzoni una meglio dell’altra a volte intervallate da un breve
discorso che per chi comprende l’inglese risultano pure interessanti. E’ qui a
224 kbps.
Voto: + + + + +
giovedì 11 giugno 2015
Franciacorta Rosè Docg
Ora è la volta di parlarvi del Franciacorta
Rosè Docg ma prima credo sia meglio fare
una premessa sui “rosè” in
linea generale. Essi non derivano da un miscuglio di vino bianco e rosso
(tranne rari casi: gli assemblaggi) ma da una particolare tecnica che da uve a
bacca nera dà un vino con quelle caratteristiche. Infatti responsabili del
colore del vino sono gli antociani,
sostanze presenti principalmente nelle bucce degli acini e in parte nel raspo.
Se in sede di piagiatura si eliminano immediatamente questi da uve a bacca nera
si hanno vini bianchi (e senza tannino) ma che mantengono alcune cartteristiche
organolettiche dei vitigni di provenienza. Se invece si lasciano queste a
contatto con il mosto per un breve lasso di tempo il vino risultante sarà un rosè
con pochi ma significativi tannini. Va detto che i tannini (che danno quella
sensazione astringente e metallica) possono derivare anche dai legni delle
botti (se queste sono in quel materiale, ovvio) e tutti si evolvono con
l’invecchiare del vino che acquista in morbidezza.. Tornando al Franciacorta Rosè Docg esso, come gli
altri Franciacorta, è uno spumante prodotto col metodo classico.. Può derivare dall’assemblaggio di vino bianco
(Chardonnay e Pinot Bianco, questo max al 50%) e Pinot Nero (vinificato in
rosato, vedi sopra) oppure (ed è quello che preferisco) dal solo Pinot Nero
vinificato in rosato. Ha anch’esso delle sottotipologie a seconda dei
mesi in cui “matura” sui lieviti in bottiglia prima di essere commercializzato:
Rosè (normale) due anni, Millesimato: due anni e mezzo e Riserva: cinque anni. Il Rosè (normale)
può essere da demi-sec fino a dosaggio zero, il Millesimato da extra-dry fino a dosaggio zero e la Riserva da brut
fino a dosaggio zero (per questi
significati vi rimando a qualche post fa sugli spumanti). Tutti hanno un bel
perlage evidente con piccole e continue bollicine. Colore di un bel rosa
intenso che si carica di più nel Millesimato e che nella Riserva può avere
riflessi ramati. Profumi ampi ed eleganti, con sentori di lieviti e i tipici (specie
se vinificato in purezza) aromi del Pinot Nero (rosa e violetta, fruttato con
sentori di ciliegia e fragola), nella Riserva, in particolare, questi si
accentuano. Ha sapore sapido, fine ed elegante, leggermente tannico, ottima
acidità, intenso e persistente (così come al naso), giusto di corpo. Anche il
Rosè va servito a temperature intorno agli 11 gradi. Gli abbinamenti che
consiglio dicono che per la Riserva sono indicati piatti di carni bianche anche
elaborati con abbondante presenza di sugo e se piace la polenta. Il Millesimato
è ottimo con uova al tegamino al tartufo, funghi trifolati, carpaccio e salumi a pasta grassa
e lo speck. Il Rosè (normale) come aperitivo, con formaggi a pasta grassa e
nella versione demi-sec con dolci tipo il buccellato magari con una infarcitura
di marmellata di fragole. Prosit!
Oggi siamo in Austria
Il nostro settimanle (quasi…)
excursus sulla musica teutonica mi-ci porta oggi a volgere lo sguardo su
un’altra nazione (ma sempre di lingua germanica): l’Austria e con la sua band
forse più nota: i Brainticket autori fin dagl’anni ’70 di numerosi dischi di krautrock.
Tutti, seppure non dei capolavori, di alto livello qualitativo. Non fa
eccezione questo del 2015 intitolato: Past, Present & Future in cui la band esibisce tutto il meglio del suo
repertorio: rock prog tedesco misto a cosmic music, elettronica e una spruzzata
di jazz (che non guasta mai). Il tutto senza cadere nel banale né nel bieco
commerciale. Insomma un gran buon album (per ora fra i migliori dell’anno) che
troverete qui a 320 kbps.
Voto: + + + + …
e anche qualcosina in più…
mercoledì 10 giugno 2015
Un po' di "Aria Curvata"
Secondo il mio modesto parere i Curved Air sono state fra le migliori band di musica progressiva del
Regno Unito negl’anni ’70, sia per qualità strumentale che per proposta
musicale e sia anche per la loro cantante: Sonja Kristina, fra le più belle
voci femminile dell’intero panorama rock nonché, ai tempi, anche icona sexy.
Detto questo, l’album di cui vi propongo l’ascolto oggi è Midnight Wire databile al 1975 e purtroppo lontano dai primi stupendi 3 -
4 dischi. Rimane comunque un’opera interessante ed apprezzabile che si ascolta
sempre con piacere. E’ qui a 320 kbps in versione rimasterizzata.
Voto: + + + +
martedì 9 giugno 2015
Siamo nel '66 ... Ma non sembrerebbe...
Eccomi qui a voi con un altro
bellissimo live dei Grateful Dead (come
promesso…) inciso nel 1966 e poi rimasterizzato (molto bene) in tempi recenti.
Si intitola: Live At Fillmore Auditorium 1966 – 11 – 19 e con nostro sommo gusto ci catapulta nella dimensione che
avevano i lunghi concerti della band californiana, dimensione che allora si
chiamava happening. Il disco è diviso
in due parti che probabilmente rispecchiano i due concerti che si tennero in
quella data (uno al pomeriggio e uno alla sera, forse). La musica è di
altissimo livello e loro…beh sono i Dead! Li trovate qui a 320 kbps.
Voto: + + + + +
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