martedì 31 marzo 2015

Un concerto genovese



Nello stesso anno (il 1993) in cui registrano il primo capitolo di Kings (bootleg semi-ufficiale e da me postato la settimana scorsa) e l’EP Darshan il duo Robert Fripp e David Sylvian si cimentarono in un altro concerto e conseguente bootleg (questo qui di oggi) intitolato: Kings (Second Chapter). Esso si tenne in quel di Genova al teatro Verdi il 12 Novembre e oltre ai due a completare la formazione salirono sul palco anche Trey Gunn, Pat Mastellotto e Michael Brook. Come è ovvio il sound ricalca il precedente disco ma, secondo me, è migliore anche per la presenza di una completa sezione ritmica. Il difetto che non lo fa annoverare fra i capolavori è che la qualità della registrazione, per essere gli anni ’90, poteva risultare migliore. Intendiamoci non è certo cattiva ma siamo sul discreto e nulla di più. Per fortuna ve lo posto @ 320 kbps. Ciao.
Voto:  + + + +

lunedì 30 marzo 2015

Il Capitano Cuore di Bue



Se le radici della musica di Zappa vanno forse ricercate nel rock & roll, nel jazz, nella musica d’avanguardia contemporanea quelle di Captain Beefheart And His Magic Band affondano senz’altro nel blues e nel rock blues americano. Entrambi, poi, a questi pilastri aggiungono molto del loro e i loro testi sono fra i più particolari e dissacranti di tutto il panorama underground musicale made in USA (insieme a quelli dei Fugs). Detto ciò veniamo alla mia proposta di oggi: Strictly Personal album uscito prima di Trust Mask Replica (da me postato pochi giorni orsono) e cioè nel 1968 e qui proposto a 320 kbps. I nomi del gruppo li troverete, more solito, in info o nelle copertine allegate al file. La musica è anche qui particolare, originale ed è un mix splendido di vari generi (non ultimo la sperimentazione e la psichedelia) ma sempre partendo dal blues. Ottimo.
Voto:  + + + + +

5 Terre Bianco Doc (seconda parte)

Il borgo di Manarola
Come avevo accennato nel post scorso consiglio, se volete degustare un 5 Terre Bianco Doc, di rivolgervi verso un cru piuttosto che il più comune (e meno caro) Bianco Doc della Cantina Sociale. Cos’è il cru? E’ un termine francese che nel mondo dell’enologia sta a significare una ristretta e ben delineata zona di produzione all’interno di una più vasta Doc o Docg. Qui, per esempio, nella Doc 5 Terre possiamo considerare Manarola Costa del Sol (ma ce ne sono anche altre) come cru. In questi casi paghiamo certo di più la bottiglia ma se ci pensiamo un po’ è normale data la scarsa produzione e l’enorme fatica che i contadini devo sopportare. Se vogliamo fare i taccagni rivolgiamoci allora ad altre doc. Detto questo, i cru (come per altro anche quello no) sono in uvaggio dei seguenti vitigni: Bosco, Albarola e Vermentino più o meno in percentuali uguali. La gradazione si attesta intorno ai 12-12,5. Il colore è di un bel giallo paglierino carico e vivo. Sia al profumo che al gusto la sua peculiarità è la nota evidente di salmastro (questo più che in tutti gli altri vini che conosco e che sono prodotti vicino al mare); ciò è dovuto al vento che da occidente (quindi dal mare aperto) soffia verso Est e fa attaccare il salino sui grappoli e che a stento la pioggia porta via solo in parte. Inoltre, con una certa differenza fra cru, si riconosco sentori di miele, di mentuccia, di agrumi e di fiori bianchi rimanendo comunque fine, elegante e persistente. In bocca si sente anche una bella acidità e corpo e una più che buona persistenza e intensità, piacevole il retrogusto. Va bene insieme a tutti i piatti di mare in particolar modo ai secondi importanti di pesce (tipo il dentice al sale) oppure ai classici panini con acciughe (di Monterosso) dissalate, burro e/o salsa verde. Il non cru (ma sempre doc della Cantina Sociale) si accompagna agli antipasti, ai primi di mare, alla pasta al pesto, alla cima alla genovese (che poi è uguale a quella che si fa a Spezia), alla mèsch-cìua (= mescolanza, una zuppa di ceci, grano farro e fagioli bianchi condita con olio evo a crudo e tipica del capoluogo). A fianco della doc (ma fuori da essa) si vinificano anche un rosso, un frizzante (chiamato risacca) e uno spumante bianco, un bianco fermo (muretti) ma sinceramente non mi affascinano.

domenica 29 marzo 2015

Un mix (di generi) teutonico



Interessante e ben suonato album di prog sinfonico (e non solo) tedesco questo Nature del 1971 ad opera dei Tetragon (i cui nomi li potete trovare all’interno del mio file in info). A completare il disco c’è anche un pezzo bonus dal vivo. La registrazione è ottima. L’unica pecca, se vogliamo, è talora la scarsa originalità della loro proposta musicale dato che indubbiamente il loro sound fa un forte riferimento ai The Nice britannici (ma senza un Emerson a strabiliarci…) almeno nel primo brano. Poi la loro musica cambia genere e si avvicina più al krautrock e al jazz rock e sembrano quasi un altro complesso per poi ritornare sulle precedenti tematiche. Non sono quindi di facile collocamento. Il brano live lascia perdere il prog sinfonico ed è più simile agli Amon Dull e alla tipica musica teutonica. Da sentire.
Voto:  + + + +

sabato 28 marzo 2015

Un po' di ottimo folk-rock



Non credo di essere smentito se affermo che i Fairport Convention siano fra i più fulgidi esempi di folk-rock (con certi aspetti psichedelici) britannico e per certi versi anche degli innovatori nell’ambito musicale. Ottimi strumentisti, furono autori di bei ed interessanti album verso la fine dei ’60 e agli inizi dei ’70. Di certo un ottimo esempio di quanto affermo è in questo bel disco live intitolato: House Of Full - Live At The LA Troubadour del 1970. Va sottolineato che la registrazione è più che buona e l’album di riferimento è fra i migliori della loro copiosa produzione. Buon ascolto!
Voto:  + + + + +

venerdì 27 marzo 2015

Due grandi...



Come strenna di Marzo oggi vi propongo l’ascolto di due album della coppia Robert Fripp e David Sylvian riuniti qui in una stessa cartella-file Il duo fu autore, tra l’altro, di numerosi, interessanti ed ulteriori dischi. Il primo è dato nelle discografie ufficiali come EP sebbene la sua lunghezza (oltre i 41 minuti) farebbe supporre piuttosto ad un album completo (ne conosco infatti molti più corti). Il tema si svolge in una lunga suite divisa in tre episodi intitolata Darshan. Musicalmente siamo in pieno art rock / crossover music e ad aiutare i due è da sottolineare la presenza di Trey Gunn più altri valenti musicisti (i nomi li troverete in info). Il secondo è un live / bootleg semiufficiale intitolato Kings registrato in Italia e uscito come il primo nel 1993.(ma si riferisce a concerti tenutisi l’anno prima) e come questo lì vi rifulge la presenza di Troy Gunn. Quanto alla musica ricalca, forse in meglio, lo stile tipico del duo. Tra l’altro ha anche un discreto audio, almeno per essere un bootleg. Entrambi sono però imperdibili!
Voto (Darshan):  + + + + +
Voto (Kings):  + + + +

5 Terre Bianco Doc (prima parte)



Fin dai primordi dell’età storica le 5 Terre (a partire da Nord verso Sud: Monterosso, Vernazza, Corniglia, Manarola e Riomaggiore) sono state abitate prima dai Liguri e poi dai Romani-liguri. Da sempre (o quasi) la popolazione ha vissuto sfruttando le risorse del mare e strappando quel poco e a fatica alla terra (non certo ubertosa). La vite faceva parte di quel sostentamento e la produzione enologica era conosciuta e citata fin dagli autori classici latini (poi anche da Dante). Alcuni (non io) sostengono che il nome Vernazza derivi dal vitigno Vernaccia perché lì era coltivato e lì caricavano il relativo vino sulle barche. Fino a pochi decenni fa la via più breve per raggiunge la non lontana (in linea d’aria) La Spezia era il mare o la ferrovia dato che le strade erano solo dei tratturi. Come dicevo la coltivazione viticola è nella loro tradizione ma col crescere a metà ‘800 del Capoluogo in maniera abnorme (grazie alla costruzione dell’Arsenale Militare, dove da piccolo borgo di circa 15000 anime passò in dieci anni a più di 85000) si ebbe una richiesta di vino da poco prezzo ma in maniera abbondante. Così si lasciarono perdere le antiche tradizione e si impiantarono anche viti (come il piscialletto, nomen omen) che garantivano un’alta resa ma pochissima qualità. Questo continuò per decenni e poi, piano piano, arrivò il turismo e con esso la valorizzazione del territorio. Con esso si perfezionò la proposta enologica e furono spiantate (non subito però) certi tipi di vite a favore di altre più di qualità. Da non molti anni però la pressione turistica è aumentata considerevolmente (troppo forse) tanto che il territorio è meta di navi da crociera e tour operator da tutto il mondo. Ogni turista vuole assaggiare anche il vino lì prodotto (e non è poi così abbondante) senza contare il commercio sia nazionale che internazionale. Pertanto le cantine si sono spostate a Sarzana (sempre in provincia ma a 30 km di distanza). Beninteso, non ho prove al riguardo, ma, diciamo, che ai miei lettori suggerisco di comprare solo i crù 5 Terre Bianco Doc (sono 3) anche se la bottiglia è nettamente più cara (ma è ovvio!), quelli almeno di là provengono, piuttosto che il “normale” 5 Terre Bianco Doc o addirittura un bianco non Doc (chiamato Muretti).
Continua…

giovedì 26 marzo 2015

Un grande amico - nemico di Zappa



Dato che finché posso vorrei continuare a parlare del mondo zappiano non potevo esimermi dal proporvi l’ascolto di alcuni album del suo amico / nemico Captain Beefheart. In verità in questi anni alcuni li ho anche postati e quindi, se volete, chiedetemeli pure; ma oggi voglio iniziare col suo più riconosciuto capolavoro: Trout Mask Replica del 1969. Il suo primo lp fu Safe Milk (già postato) che il duo Lennon Mc Cartney hanno a lungo stimato assai. Questo invece è uno dei più bei esempi di RIO avant prog di tutta la musica americana. Prodotto da Frank Zappa vede fra i musicisti impegnati come Magic Band: lui (al secolo Don Glen Viet e poi cambiò il nome in Don Van Vliet mentre il soprannome C. Beefheart gli fu dato, sembrerebbe, da Zappa stesso di cui, con alterne vicende, fu amico fin dall’infanzia) ai sax, chitarra, armonica, clarinetto basso e corno; poi Mark Boston basso e chitarra, John French batteria, Jerry Handley basso, Bill Harkleroad chitarra, Mascara Snake clarinetti, Douglas Moon chitarra, Rockette Morton basso e voci, Zoot Horn Rollo flauto e chitarra, Jim Semens chitarra (mi ero dimenticato di includer i nomi nel file). Dentro c’è di tutto: free jazz, avanguardia, psichedelia, rumorismo, rock blues, rock, testi surreali. C. Beefheart partecipò anche ad alcuni album di Zappa (memorabile il suo intervento in Hot Rats). Un’opera di assoluto valore! Particolare e bella la copertina.
Voto:  + + + + + +

mercoledì 25 marzo 2015

Compleanno / Birthday


zzzzzzzzzzzz....! Oggi è il mio genetliaco (quanti non lo dico...) e quindi (solo per questo giorno) il blog (ed io) riposa. zzzzzzzzzzzzz....!!!!

martedì 24 marzo 2015

Un mix di generi dalla Germania



Rieccoci in Germania con questi The Rattles e il loro album, uscito nel 1970 ed intitolato The Whitch. Come ormai sapete essere di mia abitudine, i nomi dei musicisti li troverete all’interno del file in info. L’album contiene ben otto pezzi bonus che forse ne snaturano un po’ il filo logico (come quasi sempre accade quando si esagera con i bonus). Musicalmente però devo dirvi che non lo giudico un gran che. E’ sì certo un discreto krautrock ma pochissimo originale tanto è forte l’influsso proveniente da oltre Manica. Va detto poi che è anche un miscuglio di generi tanto che spazia dall’hard rock, al heavy prog, dai The Beatles agli americani CCR (seppure rielaborati) e questo non fa che generare confusione. Per fortuna come strumentisti sono validi. Lo trovate qui.
Voto:  + + + forse con qualcosina in meno…

lunedì 23 marzo 2015

Un po' di "Amore"...;-)



Credo che questo post sulla band di rock psichedelico americana nota come i Love possa far senz’altro piacere all’amico Edulms che so essere loro estimatore. E’ senz’altro in buona compagnia in quanto anch’io li ritengo fra i migliori gruppi di quel genere in quegl’anni. Questo che vi propongo oggi è un live e si intitola: 1970-11-21 Live At Fillmore West (San Francisco Ca), aggiungo subito che la registrazione, certamente rimasterizzata, è molto buona. I nomi degli artisti qui impegnati li potete trovare in info all’interno del mio file. Il cd si divide in due parti probabilmente perché si tennero due distinti concerti in quella data. Doveva essere una specie di festival in quanto, almeno da come si evince dalla copertina, erano presenti anche altri artisti (Black Sabbath, James Gang, Sha Na Na, per esempio) che  però non compaiono in questo disco. Imperdibile!
Voto:  + + + + +

domenica 22 marzo 2015

Ancora "quel" duo



L’altro album in mio possesso del duo Robert Fripp e Theo Travis è questo live intitolato Live At Coventry Cathedral del 2010. La musica dei due artisti è sulla falsariga del mio precedente disco da me postato alcuni giorni fa; trattasi cioè di un ambient affatto noioso e di di bella atmosfera, buona la registrazione. Una curiosità: il penultimo brano è Moonchild, notissimo pezzo del primo album dei King Crimson (quello con cui iniziava il alto B dell’lp e a detta dei membri della band una canzone-riempitivo, ma sempre di ottima qualità, in quanto non avevano allora brani per completare l’album) e credo da quegl’anni mai riproposto, seppure ora in chiave diversa, da Fripp. Insomma un buon album.
Voto:  + + + +

sabato 21 marzo 2015

Uno delle "Mothers"



Per un verso o per l’altro vorrei non abbandonare il filone Zappa e così oggi è la volta di proporvi una band in un certo modo collegata a lui. Certo il sound non ha niente da fare con il genio italo-americano trattandosi “solo” di un buon blues-rock con certi echi psichedelici. Detto gruppo si chiamò: The Aynsley Dumbar Retalation e i più accorti di voi sanno che A. Dumber è stato uno dei migliori batteristi delle Mothers Of Invention. Il disco (credo l’unico loro) si intitola: Remains To Be Heard e fu registrato nel 1970. Purtroppo il noto musicista non compare in tutti i brani (forse era impegnato con Zappa, non so) e infatti suona in solo la metà dei pezzi sebbene la band prenda da lui il nome. Una curiosità: uno dei due bonus è di una nota canzone dei Black Sabbath qui reinterpretata piacevolmente.
Voto:  + + + +

5 Terre Sciacchetrà Doc

Vigneti nelle 5 Terre
Il "trenino" a Vernazza
Lo Sciacchetrà
Col post di oggi della rubrica vini ritorno a parlarvi della produzione enologica nella mia provincia: La Spezia. Inizio questo nostro excursus con un noto vino passito: lo Sciacchetrà, nome che deriva dal dialetto di quei posti (per altro diverso dallo spezzino) sciaccà (schiacciare). E’ una doc e fa parte dei noti vini ad origine controllata del comprensorio che va sotto il nome 5 Terre (zona, tra l’altro, patrimonio dell’Umanità e tutelata dall’Unesco). La coltivazione della vite (ma anche degli orti e uliveti) qui ha prodotto nei secoli i caratteristici terrazzamenti che segnano le colline digradanti (quasi a picco) sul mare. Da sempre la coltivazione è cosa ardua per una serie di motivi e la resa bassa. Solo da qualche decennio la fatica dei contadini è in parte alleviata da piccoli trenini a cremagliera che aiutano a trasportare i prodotti. Una volta erano soprattutto le donne che si caricavano in testa le gerle (assai pesanti) e tenendole in bilico salivano (a volte per centinaia di metri) i ripidi gradini. Gli uomini dovevano invece sobbarcarsi i lavori dei campi spesso operando inginocchiati e con gli attrezzi dai corti manici. Ma ritorniamo al vino. Esso è prodotto soprattutto da uve di Bosco (una qualità tipica della zona) ma concorrono anche l’Albarola, il Vermentino e altre uve (max un 20%) a bacca bianca. Esse si raccolgono leggermente tardive e fatte appassire naturalmente su graticci grazie all’aria di mare e al sole. Dopo circa un mesetto si vinificano e il vino viene commercializzato dopo un anno. Va da se che il costo della bottiglia per le ovvie ragioni deve essere elevato e quindi diffidate di quelle economiche. Alla vista presenta un bel colore giallo dorato con riflessi ambrati (più decisi se ulteriormente invecchiato), al naso è discretamente intenso e persistente con sentori di miele e confetture (pesche e albicocche) e l’odore tipico etereo dei vini passiti, in bocca è abboccato ma non dolce, persistente, avvolgente, caldo (siamo sui 14- 16 gradi), sapido (dato dal salmastro marino) e retrogusto leggermente mandorlato. E’ vino da dessert (dolci a pasta secca) e da formaggi stagionati ma anche da “meditazione”. La sua produzione (reale) è molto limitata anche perché è invalso l’uso di molti viticoltori di farselo da sé e tenerselo per uso personale. Questo spesso comporta che quello del contadino invece di essere prelibato e nonostante l’enorme fatica spesa, è pieno di difetti. Meglio quindi rivolgersi a cantine specializzate.

venerdì 20 marzo 2015

Musica da "Oltralpe".



Oggi doveva essere il turno di un post di un gruppo tedesco (almeno fino a che ne ho da postarvi) ma ho pensato di fare un’eccezione (anche se poi non così clamorosa). Infatti vi propongo questa storica band transalpina: i Magma che nel loro genere (molto originale e personale) per certi versi si possono anche accostare a certo krautrock. L’album si intitola Slag Tanz ed è stato editato quest’anno. Dico subito che è un capolavoro e del resto loro sono i migliori esponenti di certa musica (non certamente commerciale) proveniente dai “cugini”. Se difetto lo dobbiamo trovare è nella sua brevità: poco più di 20 minuti solamente! Sic! Forse si tratta di un quasi EP e probabilmente presto ne avremo uno completo, chissà? I nomi li trovate in una copertina all’intenro del mio file. Ottimo.
Voto:  + + + + +

giovedì 19 marzo 2015

Non praevalebunt!


A lungo ho meditato se postare o no oggi in questo giorno di lutto per le vittime dell’ennesimo vile attentato perpetrato là a Tunisi (dove sono stati uccisi anche degli italiani). Poi ho considerato che a quei barbari idioti la musica e la cultura gli sono del tutto invisi e quindi non volendomi inchinare alla loro strategia, nonostante il mio cordoglio, ho deciso di continuare. Portae inferi non praevalebunt!


Non penso di essere smentito se dico che fra gli alfieri di assoluto valore dei generi che vanno sotto il nome di art rock e crossover music vanno sicuramente annoverati i Gong. Band multinazionale da decenni sempre attiva ha dato alle stampe un nuovo album, intitolato I See You nel 2014. Del gruppo storico sono rimasti il solo folletto geniale di Daevid Allen e sua moglie, ma tanto per completare la allegra famigliola c’è anche suo figlio Orlando (alla batteria ed è anche bravo!), riguardo agl’altri componenti i nomi li potete trovare all’interno del mio file in info. La musica, come è ovvio aspettarsi, è nel pieno filone semianarcoide tipico della band. Certo non siamo ai livelli supremi della nota trilogia (o anche di album appena postumi o precedenti) ma l’opera si difende alquanto bene ed è certo fra i migliori dischi dell’anno scorso.
Voto:  + + + + +

mercoledì 18 marzo 2015

Un bel duo



La proficua collaborazione fra Robert Fripp e Theo Travis produsse, tra l’altro, interessanti album di eclectic prog, uno di questi (in realtà ne ho due e mi manca l’ultimo uscito nel 2012) uscì nel 2008 e si intitola Thread ed oggi ve ne propongo l’ascolto. Da come si evince i componenti sono due: uno (Fripp) alla chitarra e alle sue diavolerie chiamate soudscapes, mentre l’altro (Travis) usa i fiati (flauto e sax soprano). La musica è un bucolico mix fra il genere eclettico e l’ambient elettronico e le atmosfere sono magiche, rilassanti ed interessanti.
Voto:  + + + +

martedì 17 marzo 2015

Un grande della musica contemporanea italiana



Di postare, come dissi, album di Frank Zappa avrei anche terminato ma, almeno per un po’, vorrei rimanere “nel solco” del grande artista. Così oggi vi propongo questo disco dal vivo di Stefano Bollani, forse il più noto pianista italiano contemporaneo con un repertorio vasto tanto che spazia dal jazz, al rock, dalla musica classica al pop (di qualità) non disdegnando neppure il cabaret. Come dice nelle note di alcune copertine di questo album (accluse nel mio file), che tra l’altro consiglierei di leggere (sono anche in inglese), dopo anni ha voluto affrontare la musica di Zappa. Infatti già dal titolo si capisce che è un tributo a Lui: Sheik Yer Zappa (uscito nel 2014), titolo lo ricordo derivato dal disco zappiano di Sheik Yerbouti. Il bello è che Bollani non copia pedissequamente l’artista italo-americano ma rielabora in chiave personale alcuni dei suoi brani più noti come: Paeches En Regalia o Uncle Meat (e altri) intercalandoli con pezzi suoi personali. Il risultato è un lavoro bellissimo ed unico anche per il panorama musicale italiano.
Voto:  + + + + +

La carta dei vini (spesso assente)

Esempio di una decente Carta dei Vini

Prima di ricominciare a parlarvi di vini vorrei porre alla vostra attenzione un malvezzo tipico italiano che purtroppo riscontro in molti ristoranti (anche quelli che se la tirano,a volte): l’assenza della carta dei vini. Passi per quelle trattorie economiche, dove si mangia con pochi euro (tipo pranzi di lavoro) e dove arriva il cameriere e ti chiede se vuoi del vino e alla tua affermazione ti dice: bianco o rosso? Passi pure per gli agriturismi (dove per altro non è che normalmente ci siano vini ottimi, naturali forse sì ma buoni è un’altra cosa). Non accetto però la sua assenza nei ristoranti dove arriva il “solito” cameriere con la “solita” domanda e dove alcune bottiglie languiscono impolverate (figlie uniche di madre vedova) su una credenza o su uno scaffale. Che cosa le tengono a fare se poi danno (o suggeriscono) il cosiddetto vino della casa (più delle volte una porcheria o quasi). Senza contare che le bottiglie non vanno tenute dritte in piedi ma coricate (a circa 30 gradi) in modo che il liquido lambisca il tappo e i bianchi nella vetrina frigo adatta. Ma oltre al menù (per fortuna oggi obbligatorio) ci vuole tanto a dare anche la carta dei vini? Meglio sono le pizzerie (per esempio) dove, in fondo alla lista, capeggia l’elenco delle bevande. Sono andato spesso all’estero e anche in quei paesi dove la tradizione enologica langue (o non fa parte del loro bagaglio culturale) la carta dei vini è sempre presente o a parte o allegata la menù. In un ristorante che si rispetti un elenco dei vini (con ampia scelta) dovrebbe essere la norma e qui in Italia anche un esperto (meglio se ha fatto il corso da sommelier) che consigli quelli più adatti. Un ottimo piatto con un vino pessimo rovina tutto il piacere della buona tavola.

lunedì 16 marzo 2015

Un altro hard rock tedesco



Nel mio abituale appuntamento con la musica tedesca oggi è la volta di proporvi questo gruppo teutonico chiamatosi: Light Of Darkness e relativo loro album (forse l’unico della loro carriera) uscito nel 1971 con lo stesso titolo della band. La formazione, in realtà come spesso accadde nei complessi della Germania e un mix fra tedeschi stessi e musicisti anglofoni (i cui nomi troverete in info all’interno del file), ed è la classica: tastiere, basso, chitarra e batteria e il genere musicale è indubbiamente l’hard rock. Certamente le band che hanno ispirato questo gruppo sono di stampo britannico: Deep Purple e Uriah Heep su tutti e così l’originalità compositiva latita un po’, sebbene loro come musicisti non sono affatto malaccio. La copertina la trovo un po’ ingenua e preferisco quella alternativa (presente comunque nel mio file).
Voto:  + + +

domenica 15 marzo 2015

Un gran bel "live"



Per completare la mia miniserie dedicata agli Hatfield And The North che iniziai esattamente quattro giorni fa oggi vi propongo l’ascolto di questo Live 1990 ma uscito nel 1993. In pratica si tratta di una sorta di reunion della band in quanto da tempo era in realtà sciolta. Ad esibirsi sul palco ci sono gli storici membri del gruppo: Miller, Pyle e Sinclair più una certa Sophia Domancich alle tastiere. Il livello della registrazione è ottimo e loro sono in piena forma, quanto poi alla musica siamo nel classico Canterbury Scene e quindi lo consiglio caldamente a chi ama il genere.
Voto:  + + + + +

sabato 14 marzo 2015

Tosca compie 4 anni


Ieri, approfittando della giornata quasi primaverile e di un po' di tempo libero, essendo stato il quarto compleanno della mia cagnotta Tosca, ho deciso di andare insieme al mare presso Lerici e scattarle qualche foto, qui ne ho postato una. La "festa" è poi proseguita alla sera con una bella svizzera e relativa candelina a mo' di dolce (per lei, ovvio). Auguri Tosca!

Un Fripp "ambient"



Devo confessarvi che questo tipo di nusica, cioè un ambient elettronico non è né fra i miai favoriti né fra quelli che conosco meglio e pertanto è cosa un po’ ardua (almeno per me) parlarvi di questo album e poi darvene un giudizio serio. Esso fu composto da Robert Fripp e da  Jeffrey Fayman (quest’ulitimo un poco noto battersita e percussionita britannico che però qui si esibisce in tutt’altro genere) nel 2000 ed intitolato: A Temple In The Clouds. Nei quattro brani (di cui il terzo è una lunga suite di 30 minuti) si è catapultati in un’atmosfera magico elettrica di sicuro effetto pure a me che non sono certo un cultore di siffatta musica.
Voto:  + + +

venerdì 13 marzo 2015

La saga termina "col botto"!


Dopo questo periodo di alcuni mesetti (e per altro da quando decisi di aprire blog: il primo fu De Musica Alterque, quindi anni) in cui vi ho postato album sempre diversi di Frank Zappa sono arrivato (qualcuno forse dirà: finalmente!) al termine della mia discografia zappiana. Se non interverranno nuove uscite (lui era sempre in sala di registrazione) o mie nuove acquisizioni (mi mancano si e no circa 2-3 dischi) questo di oggi sarà il mio ultimo post sul grande artista italo-americano. Comunque se per caso vi siete persi o non avete alcuni suoi lavori, ditemelo e io sarò sempre felice nel ripostarveli. Detto ciò, termino, come si dice, col botto! Questo di oggi è un magnifico album in 3 cd a 320 kbps (410 MB) intitolato The Fillmore Tapes 1970. Esso contiene la registrazione live di 3 concerti che il buon Frank tenne (il primo) a S. Francisco presso il Fillmore West e poi dopo 13 giorni gli altri due a New York City nel Fillmore East. Nel secondo cd (e seconda esibizione, penso al pomeriggio) come ospite a duettare con lui si esibì nientepopodimenoche la grande cantante, già dei Jefferson Airplane: Grace Slick (per me la più bella voce femminile di tutto il rock). Quanto ai nomi degl’altri musicisti impegnati nei vari concerti li potete trovare nel mio file in info. La registrazione è ottima. Buon ascolto!

Stoccafisso bollito alla ligure



Prima di continuare a parlarvi dei vini della mia provincia, dato che ho citato questa ricetta nei post precedenti mi sembra cosa giusta allungarvela. Trattasi di un piatto molto semplice sia nella preparazione che nell’aspetto e come spesso accade, è anche assai buono.
Per preparare lo Stoccafisso Bollito Alla Ligure per prima cosa bisogna procurarsi il pesce. Come senz’altro sapete lo potete trovare o secco (e poi da bagnare e rendere tenero con un lungo processo e non ultimo anche una battitura un po’ come si fa con il polpo) oppure acquistarne di già bagnati. Se il vostro pescivendolo è uno di fiducia vi consiglio quest’ultimo. La differenza fra lo stoccafisso e il baccalà è che il primo è seccato all’aria e l’altro dal sale mentre il pesce da cui proviene è sempre lo stesso: il merluzzo. Di solito preferisco anche per altre ricette il primo. Tutti dovrebbero provenire dalla Norvegia e il perché è da secoli un piatto tipico della Liguria sta forse nel fatto che Genova commerciava con quei popoli e che fino a pochi decenni fa era anche economico.
Per 4 persone: circa 800 gr. di stoccafisso già ammollato, 5-600 gr di patate gialle, 2 spicchi d’aglio, una bella manciata di olive verdi taggiasche (cioè tipiche liguri) snocciolate, una cipolla gialla, un po’ di origano , un po’ di maggiorana, sale q.b. e olio e.v.o. ligure (possibilmente). In Italia si producono i migliori oli e.v.o. del mondo ma ci sono delle forti differenze organolettiche fra quello ligure, per esempio, e uno calabrese o uno del Garda.o uno toscano.
Detto questo, dopo aver sbucciato le patate e fatte a pezzi, buttatele in acqua salata e cuocetele per circa 30 minuti , a circa un quarto d’ora dalla fine aggiungete anche la cipolla fatta a pezzi grossi; in un’altra pentola in acqua bollente e leggermente salata mettete lo stoccafisso per un quarto d’ora poi spengete e lasciatelo riposare nella stessa acqua per altri 15-20 minuti. Ovviamente controllate lo stato di cottura e se è il caso lasciatelo ancora un po’. In pratica sia le patate e cipolle sarano pronte insieme allo stoccafisso. Scolate le due pentole e pulite lo stoccafisso dalla pelle e dalle grosse lische (quando è cotto lo potrete fare facilmente) e poi riducetelo in pezzi abbastanza grossi. In una capiente terrina mette lo stoccafisso, le patate, la cipolla, la maggiorana, l’origano, le olive e l’aglio tagliato finissimo, condite il tutto con abbondante olio e.v.o. e mescolate e quindi servite. Per i vini i bianchi della Liguria se non li trovate va bene anche un Riesling Trentino o un Trebbiano Toscano.

giovedì 12 marzo 2015

Hard rock tedesco



Con questo nome: Janus che sappia io esistono due band una (questa) tedesca ed una italiana (che suona un prog con forti riferimenti all’estrema destra politica). Ovviamente vi parlerò del gruppo germanico che fece uscire nel 1972 questo disco intitolato Gravedigger. Suddetto album esibisce un buon krautrock – heavy rock prog con influenze psichedeliche. Fra i brani migliori la lunga suite che da il nome all’lp. La musica non è affatto malaccio e tutto sommato anche abbastanza originale. Credo che il gruppo sia attivo ancora fino ai giorni nostri impostando però un sound più prossimo all’hard rock di matrice britannica. Ottimo disco da sentire e risentire. All’interno del mio file in info troverete i nomi dei musicisti impegnati nell’opera.
Voto:  + + + +

mercoledì 11 marzo 2015

Un'interessante raccolta



Fra gli alfieri della cosiddetta Canterbury Scene vanno di sicuro annoverati gli Hatfield And The North autori negli anni ’70 di stupendi album anche grazie alla “manina” di quel genietto di Robert Wyatt. Nel 1980 quando ormai la band era sciolta uscì questa interessantissima raccolta intitolata Afters che riunisce in sé molti dei noti pezzi del gruppo. Certe volte essi compaiono in edizioni mai editate prima. Detto disco è utile specie per chi conosce poco i meriti (invero assai grandi) di questo complesso musicale britannico. Trattandosi di una raccolta per questa volta mi astengo dal dare i voti ma la consiglio caldamente.