sabato 28 febbraio 2015

Due in uno dalla Germania



Per la mia strenna di Febbraio vi ho radunato in un’unica cartella i due dischi di Deuter (al secolo Georg Deuter) usciti agli inizi degl’anni ’70. Invero non so se poi ne fece degl’altri o dopo o prima.
Comunque sia il primo si intitola D ed è del 1971 mentre l’altro si chiama Aum e fu editato nel 1972. In entrambi il compositore e musicista tedesco è l’unico artista lì impegnato suonando tutti gli strumenti. Il riferimento musicale si può ricercare, rimanendo sempre nell’ambito del krautrock, in note band come i Popol Vuh, gli Ash Ra Temple e i primi Tangerine Dream da cui certamente il nostro eroe ha preso ispirazione. Quindi, seppure non dei capolavori, sono imperdibili per chi ama quel genere musicale.
Voto (per tutte e due):  + + + +

Per l’occasione di questo mio post vorrei aprire una parentesi su come forse conviene archiviare nei nostri database la musica. Infatti in giro vedo del gran casino. Sigle per denotare gli autori con la ripetizione del nome e dell’anno e via dicendo. Credo che la maggioranza di noi usi Windows e quindi ecco il mio consiglio: Con cartelle (o folders se preferite a scalare): Distinguere la nazionalità, poi altra cartella con il nome dell’artista e quindi al suo interno la cartella con il o gli album e l’anno per ciascuno di uscita, provvederà poi Windows a metterli in ordine per nome. Un esempio? Ho la discografia dei King Crimson quindi faccio così: cartella UK (United Kingdom) al suo interno altra cartella: King Crimson e al suo interno tutti gli album e relativo anno d’uscita. Visto che andranno tutte in ordine alfabetico mi sarà facile riesumarle alla bisogna. Ah dimenticavo: ogni album deve avere almeno la sua copertina e di ogni singola canzone i dati basilari (proprietà- autore - titolo album – anno – genere - titolo del brano). Quanto a chi posta (meritevoli a prescindere) evitassero gli insignificanti rimandi ai relativi blog (che cosa hanno crisi d’identità?) e inutili password.

venerdì 27 febbraio 2015

Una perla immortale



Di certo fra tutti i cantautori britannici che agli inizi degli anni ’70 hanno saputo coniugare con classe ed originalità il beat, il folk e certi echi americani (leggi Bob Dylan) infarcendoli con un vago sentore di prog, al primissimo posto va messo il bravo Cat Stevens che appunto nel 1970 incise questo stupendo album intitolato: Tea For Tillerman. Esso non può mancare in una discografia che si rispetti e il mio post può essere un’occasione per o riascoltarlo o scoprirlo. Superbe le notissime canzoni come Wild World o Father And Son ma anche gli altri brani non sono da meno. I nomi dei musicisti che l’aiutarono nel disco sono in info all’interno del mio file. Bella anche la copertina.
Voto:  + + + + + +

giovedì 26 febbraio 2015

Sempre il quintetto di corde



Pur avendo dato vita a questi String Quintet qualche tempo prima Robert Fripp fece uscire il primo (e per ora unico) album ufficiale in studio “solo” nel 1994 unendo anche i nomi, nel titolo, dei California Guitar Trio e fu intitolato: The Bridge Between. Va detto che questo trio in realtà fece e fa parte del quintetto di chitarre ma che prese questo nome perché iniziò ad esibirsi da solo negli USA. Fra i componenti dei cinque spicca il nome di Trey Gunn; comunque sia i membri li potete trovare in info. Musicalmente parlando il genere ricalca quello da me precedentemente postato, cioè un bel esempio di sperimentazione chitarristica unita ad un’atmosfera vagamente ambient. Di certo è più elettrico del precedente e forse anche migliore.
Voto:  + + + + e anche qualcosina in più…

mercoledì 25 febbraio 2015

Un po' di storia enologica



Facciamo un po’ di storia e chiarezza nel mondo enologico. Probabilmente la vite è originaria della cosidetta mezzaluna fertile (più o meno nella odierna est Siria e nord Iraq) e quindi conosciuta sia come frutto che come derivati della sua fermentazione fin dai Sumeri, poi dagli Egiziani e quindi dai Minoico-cretesi, Fenici, Greci e Etruschi. Fu però solo grazie all’Impero Romano che ebbe larga diffusione: dal Nord Africa alla Britannia, dal Portogallo alla odierna Romania. Nei millenni si svilupparono diverse varietà (questo grazie alla selezione dell’Uomo) e fu poi solo verso la fine del XVIII che, questo bisogna dirlo, grazie ai Francesi, assurse al ruolo di bevanda prelibata e raffinata nota in tutto il mondo. Sebbene, secoli prima, sotto Roma era lo stesso ma poi intervenne il Medio-evo e le sue problematiche. In Francia (e da lì si diffuse la sua coltivazione in tutto il Mondo ove era possibile coltivarla) le cultivar (cioè le varie varietà coltivate) sono relativamente poche. Le principali vanno sotto il nome di vitigni internazionali: i Pinot, il Cabernet Franc, il Cabernet Sauvignon, il Merlot, lo Chardonay e il Sauvignon Blanc e questi hanno quasi colonizzato tutto il Mondo. Dalla California al Cile, dal Sud-Africa alla Nuova Zelanda. Ovviamente anche in Europa Italia compresa. Questo perché i vini da loro derivati danno un prodotto mediamente buono e poi sono vitigni resistenti che crescono un po’ dovunque. Per fortuna poi sono venuti (o ritornati) gli Italiani che hanno saputo elevare la qualità fino a raggiungere e superare i Francesi (prima eravamo la nazione con la più alta quantità di vino ma non la migliore). E così si sono avuti vitigni propri del Bel Paese (come il Sangiovese) che grazie ai nostri immigranti hanno cominciato a diffondersi in giro. Ma la peculiarità italiana è che ogni provincia ha almeno due varietà di vite autoctona (in tantissimi casi molto di più) e così ogni vino da esse prodotto è unico al Mondo e piaccia o meno solo lì può essere prodotto. Certo, non tutti sono all’altezza (a volte causa anche di produttori o enologhi dilettanti) ma la qualità va migliorando anno per anno e poi, vivaddio, preferisco la diversità all’uniformità. E’ vero che un Cabernet (per esempio), come per altro tutti i vitigni, sarà un po’ diverso se coltivato nel Bordeaux piuttosto che in Australia o in Giappone ma la base rimane sempre quella. Un Aglianico (per esempio) lo troviamo invece come docg o doc solo nel nostro meridione. Prosit!

Uno Zappa jazzistico



In questo bel doppio live intitolato: Wazoo (ottimamente registrato e rimasterizzato) che si tenne nella città di Boston e che uscì postumo nel 2007, il buon Frank Zappa ci presenta una band con ben dodici fiati (oboe, saxes, clarinetto, trombe e tromboni, basso tuba, flauto) che ci catapulta in una dimensione più jazzistica che rock cosa, per altro, da sempre presente nella sua musica. Oltre a questi (tutti i nomi li troverete in info) spicca la presenza dei coniugi Underwood: Ian alle tastiere e Ruth alle percussioni elettriche e marimba. Come sempre si tratta di un eccellente disco che ci fa comprendere meglio la poliedricità del grande artista. Un’altra perla imperdibile per tutti gli appassionati (che so essere molti) dell’immenso Frank.

martedì 24 febbraio 2015

Prog-rock tedesco



Rifacciamo un salto in Germania ed esattamente nel 1971 per ascoltare questi Haze (i cui componenti li potete trovare all’interno del mio file in info) che incisero forse il loro unico album in quell’anno e lo intitolarono: Hazecolor-Dia. Musicalmente parlando siamo di fronte ad un discreto heavy prog con lontane rimembranze che possono rammentare i Jethro Tull e altri simili gruppi britannici sconfinando, talora per certe sonorità, anche nell’hard rock. In verità non particolarmente originali ma buoni strumentisti. Album comunque da sentire.
Voto:  + + +

lunedì 23 febbraio 2015

Giornalisti? ...Non comment!

A volte mi chiedo se lo sono o se lo fanno. Mi riferisco ai giornalisti in particolare ai mezzibusti televisivi. L’ultima loro cazzata (ma che di certo ha alzato l’interesse becero delle masse) è stata la diffusione (e l’enfasi) della notizia di barconi pieni di miliziani dell’Isis pronti a sbarcare in Italia. Era come se i fatiscenti gommoni stracolmi di poveracci, la cui unica colpa è quella di scappare dalla miseria e dalla guerra, si sarebbero trasformati, come è per magia, in mas d’assalto stipati di barbuti idioti fanatici con il Corano in una mano, il kalashnikov AK 47 nell’altra e come cintura un bel giubbetto esplosivo. Ovviamente la nostra Marina Militare (che non sarà la prima del mondo ma che da sola basta e avanza, anche senza Nato e USA, per sedare ogni tentativo d’invasione, posto che sia reale e realizzabile, proveniente da qualsiasi paese arabo, fossero anche tutti uniti in una coalizione) sarebbe rimasta tremante e spaventata rintanata nei porti. La minaccia di qualche imbecille attentato, come per altro la Francia e la Danimarca sono lì a dimostrarlo, può provenire assai difficilmente non da disperati extracomunitari ma da nostrani rincretiniti financo italiani di nome e di fatto. Come si sa la mamma degli idioti è sempre incinta e non si spiegherebbero altrimenti i cosiddetti combattenti stranieri (come sempre preferisco usare parole italiane) che per inciso se ci lasciano la pelle non farebbero un soldo di danno alla società civile. I suddetti giornalisti invece di minimizzare la notizia (per altro non molto attendibile) non vedevano l’ora di inzupparci il pane e così, non contenti, ecco buttare in faccia un’altra assurdità: il Colosseo (o l’obelisco di p.zza S. Pietro) con la bandiera nera islamica. Chiunque ha sale in zucca ci si fa su una bella risata e magari risponde a tono postando una bandiera italiana su un minareto di una città occupata dal Califfato e invece che fanno? Spiattellano come plausibile la notizia che fa sobbalzare di paura la solita massaia di Voghera e l’auditel sale… Inoltre ci propinano come immagini forti i nuovi suv (sic! ???) con tanto di mitra e deficienti su che sfrecciano per la Libia. A me ricordano molto i carri armati di Mussolini, rammentate? E quando fanno vedere i tank c’è da chiedersi come fanno a camminare ancora con tutta quella ruggine. Ma si può? Alla fine non so se i terroristi siano quegl’arabazzi o i nostrani giornalisti del fico secco. Pensiamo invece al deludente Governo Renzi che proprio ieri ha compiuto un anno… sigh!

Non male



Forse a molti il nome di Yusuf potrebbe dire nulla o quasi; invece si tratta del celebre e bravo cantautore inglese, che abbracciando la fede islamica, cambiò il suo nome: Cat Steven in questo. Non c’è da stupirsene poi più di tanto, anche nello sport mi piace ricordare il grande Cassius Clay che si fece in seguito chiamare Mohamed Alì. Ma ritorniamo alla musica. Questo suo recentissimo album, uscito nella seconda metà del 2014 ed intitolato Tel ‘Em I’m Gone, è un buonissimo disco di folk-rock cantato con classe e buon gusto. Potrebbe a tratti ricordare il Dylan più elettrico ma riesce a mantenersi su binari di ottima originalità. Tutto alla faccia di chi ha pregiudizi religiosi e razziali.
Voto:  + + + +

domenica 22 febbraio 2015

Gli inascoltabili...o Ciofeca Contest...da Zero


Ringraziando (!!!????) la Zerodimension chi vuole soffrire può ascoltare questa Ciofeca Contest:
Cari amici ed ascoltatori...,mi risulta particolarmente difficile comprendere che il concetto di bello possa essere oggettivo, ci sono troppe variabili personali in cio', ma indubbiamente questo concetto si applica anche alla musica, piu' semplice è definire qualcosa di brutto, ma anche qua vi sono variabili personali; ovviamente ci sono delle eccezioni e una di queste è sicuramente - LESSER “Gearhound” 2001-
Un energumeno californiano di San Diego, un oscuro passato metal (A Minor Forest cover band dei Metallica), una passione piu' o meno dichiarata per l'hip hop, ma di tutto cio' non vi è traccia in questo terzo lavoro......e allora? vi chiederete, cosa fa l'energumeno sopracitato?
Rumore, clangori estrapolati da lavorazioni di meccanica pesante, overload di frequenze sibilanti, sintonie radio impazzite nella improbabile ricerca di una lontana stazione, pulsazioni tecno urbane degne di Metropolis o di Ghotam City, ritmiche fra lo spastico, il robotico e una drum’n’bass ipo minimalista.....ma la cosa che mi urta di più il sitemadelconscio è una dichiarazione dello stesso Lesser a proposito di "Gearhound" che si propone con "Non me la sentivo di incidere un altro disco inascoltabile… ‘Gearhound’ potrebbe anche essere suonato a un party”. Ma quale party, si.... forse ad un raduno di teste rasate i acido; personalmente non vorrei mai essere invitato ad una festa in cui ti macellano il sistema nervoso ed i timpani, fino al loro sanguinamento con della roba di sta portata, che alcuni definiscono post industrial glitch.....sono stato forse troppo duro?.....non mi credete?.... a vostro rischio e pericolo ....il vostro amico zero.

Link: http://www.mediafire.com/download/4y9lmwjxdet44tv/2001+-+Gearhound.zip

Un ottimo bootleg ufficiale


Il noto e bravo chitarrista-compositore inglese Robert Fripp negl’anni ha messo su collaborazioni e gruppi a iosa. C’è da chiedersi dove e come abbia avuto il tempo per fare tutto questo. Tanto per ricordare: prima insieme ai fratelli Giles, poi i King Crimson (per altro attivi ancora oggi), intervenne o come produttore o come chitarrista o come tecnico del suono nei Centipede, in alcuni album dei V.d.G.G., in alcuni di David Bowie (sua è la chitarra nel notissimo hit: Heroes), in altri di Peter Gabriel, dei Blondie, dei Talking Heads, ha composto dischi con David Sylvian e Brian Eno (quello dei Roxy Music per intenderci) e quindi, tanto per non farsi mancare nulla, ha ideato band come la League Of Crafty Guitarists, la The League Of Gentlemen e questa: String Quintet che nel 1992 uscì con un bootleg ufficiale derivato da un concerto dal vivo a cui fece seguito un altro nel 1994 (ufficiale e che posterò). Esso si intitola: Soundscape. I nomi dei bravi chitarristi li potete trovare nel mio file e fra questi spicca Trey Gunn. Ma la lista elencato sopra non è certo finita qui. Le collaborazioni di Fripp, negl’anni, hanno visto pure musicisti come Travis, Rieflin, Fayman, Summers (ex Police) aiutarlo nelle imprese e poi vanno annoverati anche numerosi suoi dischi solo (e di certo mi sono scordato di alcuni). Tornando all’album postato oggi va detto che si tratta di un mix fra musica ambient e componimenti elettro-acustici tutti molto suggestivi. La registrazione è buona.
Se il link non va provate qui
Voto:  + + + +

sabato 21 febbraio 2015

Si continua...



Altro meraviglioso album (è un doppio) live di Frank Zappa e della sua band (i cui nomi li potete trovare all’interno del file) intitolato Buffalo e uscito nel 2007 ma che contiene la riproduzione digitale di un concerto tenutosi appunto a Buffalo (NY) presso il Memorial Auditorium nell’ottobre del 1980. La registrazione, certamente rimasterizzata, ha solo un difetto: lo stacco troppo netto che c’è fra una canzone e l’altra (perché non hanno tenuto gli applausi che di certo saranno scrosciati?), ma esso è l’unica cosa negativa dato che il gruppo è in piena forma. Certamente Zappa non conosce mezze misure; o va amato o non viene capito e per amarlo bisogna un po’ essere come lui: iconoclasti, pazzerelli e non uniformi alla regola imperante al momento. Quanto a quelli che non lo digeriscono…non temete… ancora cinque album e poi ho finito la sua discografia (almeno quella che ho). Se per caso ve ne siete persi alcuni ditemelo e rifarò con felicità il re-upload. Buon ascolto!
Se il link non funziona provate qui

venerdì 20 febbraio 2015

Carne alla pizzaiola


Quest’oggi vi voglio allungare una ricetta facile e tuttosommato veloce per un ottimo secondo: la carne alla pizzaiola. Almeno quella che mi cucino io… Probabilmente la sua origine è sicula o calabrese ma in tutta Italia presenta delle interessanti varianti.  Io uso la noce di vitellone (cioè di bovino adulto che ha così più sapore) con anche qualche filo di grasso che ne accuisce il sapore. In realtà si possono usare anche altri tagli basta dirlo al vostro macellaio di fiducia e farvi affettare sottilmente una bella fettina a testa. A casa la insaporite con un po’ di sale marino fino (poco attenzione!) e la lasciate riposare due orette fuori dal figro. Quindi la scuotetele del sale in eccesso. In una padella avrete scaldato l’olio e.v.o. a cui aggiungete o l’aglio in camicia schiacciato (se non amate troppo il suo forte gusto) che poi toglierete oppure, come me, mettete a rosolare pezzetti piccoli di aglio. Dopo qualche minuto aggiungete abbondante salsa di pomodoro (le fettine devono esserci affogate dentro), un pizzico di zucchero che toglie l’eventuale acidità della salsa e fate andare per un una decina di minuti. Se la salsa si restringe aggiungete un po’ di acqua calda. Ora adagiate le fettine con una generosa manciata di origano e girandole ogni tanto, portatele a cottura, (questa dipenderà dal tipo di taglio, dal fatto se è vitellone o manzo e dallo spessore della carne; diciamo circa altri dieci minuti). Quando è quasi pronta aggiungete un po’ di capperi (io uso quelli in salamoia che risciacquo con cura, se invece usate quelli sotto sale sciacquateli sempre molto bene e sappiate che comunque un po’ di sale lo mantengono sempre e quindi regolatevi nel salare la carne) e se volete, anche delle olive nere snocciolate. Infine regolate di sale (poco, nel caso!). A chi piace penso stia bene anche una spolveratina di pepe nero. Quando spengete, prima di impiattare, aggiungete una generosa manciata di prezzemolo tritato. Nei piatti abbondate col sugo con cui poi, finita la carne, è bello e buono farci scarpetta col pane. Una variante potrebbe essere con l’aggiunta (a metà cottura) di una acciuga (disliscata) oppure un po’ di pasta d’acciughe (se ne trova in tubetto) e quando è stagione insieme con (o in alternativa) al prezzemolo delle foglie sminuzzate di basilico.
Vino cosigliato: Dolcetto di Dogliani Docg, Grignolino d’Asti Doc, Bardolino Doc, Sangiovese di Romagna Doc.

Non è malaccio...



Dopo il breve excursus italiano con la P.F.M (e quello grazie a Zero), ritorno quest’oggi a proporvi musica proveniente dalla Germania grazie a questi Hax Cell che nel 1972 incisero questo Zwai, che se la memoria non mi confonde, vuol dire due in tedesco; ciò significa che forse almeno un altro precedente (che non ho) fa parte della discografia di questa band teutonica. I nomi dei suoi componenti li potete trovare nel mio file in inf, qui aggiungo che propongono un buon prog-sinfonico di qualità strumentale ma non poi particolarmente originale. Il disco è un live e la registrazione (rimasterizzata) è ottima.
Voto:  + + + e forse qualcosina in più proprio per l’abilità dei musicisti (specie il flauto e la batteria).

giovedì 19 febbraio 2015

Direttamente dalla "Zerodimension"


Ringraziando di cuore l'amico Zero (link a lato dx), ospito volentieri un suo interessante post sui:

Black Spirit
Come gli Atlantide, tutti i componenti di questo gruppo erano italiani emigrati in Germania, a Volksburg ed il loro unico album è stato pubblicato solo in quel paese. Formati nel 1970, tennero i primi concerti nel 1971 con un buon successo.
Fu nel 1973 che decisero di registrare un nastro, solo un demo su cui lavorare per sviluppare nuove idee, ma il nastro venne preso dal loro tecnico Johnny Pesce quando lasciò il gruppo, e apparve anni dopo su LP, senza che i musicisti ne sapessero nulla!
Il rarissimo primo ed unico album fu pubblicato nel 1978 dalla piccola e leggendaria etichetta Brutkasten. Le note di copertina contengono alcuni errori, visto che Pesce è indicato come batterista (era solo un tecnico del suono e in realtà non suonava nel gruppo) e si dice che le registrazioni risalgano al periodo 1969-1978 (sono del 1973).
L'album è di hard rock in stile Black Sabbath, cantato in inglese e con alcune influenze rock-blues, molto distante dal tipico suono italiano. Per questi motivi i Black Spirit vengono comunemente elencati tra gli artisti prog tedeschi.
I Black Spirit continuarono a suonare fino al 1978, cambiando un paio di volte batterista dopo che Piras aveva lasciato il gruppo nel 1974 e facendo molti concerti specialmente nella zona di Amburgo. Intorno al 1974 il gruppo suonò anche in Danimarca e Norvegia.
Dopo lo scioglimento il bassista Granato tornò in Sicilia, il batterista Piras rimase in Germania a suonare, mentre Ceravolo e Curto si trasferirono in Norvegia.
In questo paese il cantante/tastierista Salvatore Curto ha realizzato nel 1983 una cassetta dal titolo Ritmo dell'amore, in stile disco/pop.

Salvatore Curto (tastiere, voce)
Nicola Ceravolo (chitarra)
Giovanni Granato (basso)
Gianni Piras (batteria)

http://www.mediafire.com/download/grbr9j1b9wyc88y/Black_Spirit_-_Black_Spirit_(1968).rar

mercoledì 18 febbraio 2015

Un gruppo "quasi" storico



Avendovi postato quasi una settimana fa i Pallas non potevo non proprorvi anche l’ascolto di quella che forse è la miglior band inglese degli anni ’80: i Marillion. Ad essere sincero in assoluto non sono certo fra i miei gruppi preferiti (come gli ELP o i VdGG per esempio, per non dire dei Pink Floyd e King Crimson) ma in quel triste periodo emersero alla luce molto più di altri. Va poi aggiunto che indubbiamente Steve Rothery è fra i più capaci ed innovativi chitarristi britannici e che gli altri della band si difendono bene, specie in questo doppio album live: Chile For The Time Of Year del 2014 durante le esibizioni in Santiago. La registrazione è buonissima e loro sono in piena forma. Un gran bel disco!
Voto:  + + + +

martedì 17 febbraio 2015

Il nuovo Re Cremisi dal vivo



Robert Fripp è uno dei quei pochissimi artisti con il dono di stupire sempre. Poco tempo fa aveva annunciato di non comparire più dal vivo e pochissimi mesi fa si è (splendidamente e per nostra fortuna) contraddetto. Ha infatti riunito i King Crimson e a Los Angeles ha tenuto dei concerti il cui fenomenale risultato è questo imperdibile cd del 2014: Live At The Orpheum. Per l’occasione ha di nuovo cambiato formazione la quale, magari prossimamente, inciderà un nuovo disco in studio.  La novità è sia la presenza di una possente sezione ritmica data da ben tre batteristi, che la reintroduzione dei fiati ad opera di Mel Collins. Comunque sia i nomi li potete trovare in info all’interno del mio file. Un ulteriore novità è che il grande chitarrista inglese ha rispolverato due brani del “vetusto” Islands e in particolare va menzionato The Letters mai ufficialmente suonato dal vivo.
Voto:  + + + + + +

lunedì 16 febbraio 2015

Un'altra perla



Almeno per me, non ci sono ulteriori parole per elogiare ogni disco di Frank Zappa sia esso in studio o dal vivo (come questo). Ecco spiegato perché non do voti sugl’album del grande compositore-chitarrista italo (meglio siculo) americano; secondo me sono il massimo della musica contemporanea. A riprova di questo fatto ascoltatevi questo The Dub Room Special uscito rimasterizzato nel 2007. In esso si alernano brani notissimi (Uncle Meat, Montana, Stink Foot) e altri leggermente meno. Speciale! All’interno del mio file ho messo in musicians i nomi dei musiciti impegnati in quest’opera. Buon ascolto!
Se vi chiedete perché non metto i voti su quest'album (e gli altri di Zappa) è perché per me lui è il massimo.

Il Gutturnio Colli Piacentini Doc

Zona Produzione Gutturnio
Quando nell’ultimo mio post sui vini vi menzionai il Gutturnio Colli Piacentini Doc, vino tipico (ma rosso) delle colline alle spalle di Piacenza, vi dissi che era un altro prodotto interessante di quella zona. Ora è venuto il momento di parlarvene un po’. In primis vi dico che è un eccellente vino da tutto pasto ma che in certe sue tipologie è anche un prodotto interessante. La coltivazione della vite su quelle colline risale fino al tempo degli antichi romani e infatti il suo nome sembrerebbe risalire alla parola latina: gutturnium che è una bella coppa d’argento rinvenuta negli scavi archeologici dell’antica Velleia (ve ne parlerò), città romana sulle pendici dei colli piacentini, e che ora è conservata nello splendido  museo archeologico di Parma. Ma torniamo al vino. Esso viene prodotto fermo (Gutturnio Classico) e frizzante, e poi in altre tipologie a seconda della qualità e degl’anni d’invecchiamento: Riserva, Superiore, Classico Superiore, Classico Riserva. In tutti i casi proviene dalle uve (quindi siamo in uvaggio) di Barbera (ma una tipologia diversa da quella piemontese) e Croatina. Se andate in un ristorantino della zona probabilmente a un vostro ordine vi porteranno un Gutturnio frizzante, un po’ per l’abitudine in tutta l’Emilia di bere vini frizzanti e un po’ perché si sposa bene con i piatti tipici regionali, quindi se lo volete fermo dovete specificarlo! Tutti, comunque, presentano un bel color rubino vivace che cambia d’intensità a seconda della tipologia e dell’invecchiamento. Attenzione, anche quelli più complessi sopportano solo un modesto invecchiamento in bottiglia: circa max 5 anni. Al naso ha odore vinoso e fruttato, diviene più ampio e complesso nelle tipologie particolari, ma sempre elegante, abbastanza intenso e persistente. In bocca non delude affatto perché e fresco e vivace (nella tipologia frizzante) e abbastanza caldo e di corpo (nelle altre tipologie) lasciando un bel gusto di vino in bocca. Ovviamente (quello frizzante) è indicato anche con i salumi (tranne il prosciutto crudo a cui va abbinato un bianco) tipo il salame, la coppa o la pancetta. Quelli fermi e più complessi con arrosti, carni alla griglia e bolliti (siano essi di manzo o di pollo).

domenica 15 febbraio 2015

Uno staordinario live italiano



Ormai lo sapete (o ve ne siate accorti) per una serie di motivi che sarebbe qui lungo da elencare evito di postare album italiani. Oggi invece di parlarvi di un’opera tedesca, facendo semel in anno un’eccezione (in realtà ne farò poi un’altra), voglio proporvi l’ascolto di questo magnifico live la cui responsabilità è da ascriversi alla P.F.M. Il notissimo gruppo progressivo italiano in occasione dei 40 anni (già così tanto tempo! Sigh!!) dall’uscita dell’lp L’Isola Di Niente hanno pensato bene nel 2014 di riproporlo in un concerto dal vivo (tutto completo e per la prima volta su disco). L’album si intitola: Un’Isola ed è fra i migliori lavori di questo tipo di tutta la musica prog del Bel Paese di sempre. Qui la P.F.M. da il meglio di sé e non dimostra affatto lo trascorrere, inesorabile del tempo, essendo in perfetta forma. Imperdibile!
Voto:  + + + + + +

sabato 14 febbraio 2015

Un buon disco



Negli anni ’80 la nostra musica prese una deriva banale e squallida (a parte le eccezioni di Fripp e Zappa e pochissimi altri) specie nei grandi gruppi storici (vedi Yes, ELP e Genesis, per esempio). In questo contesto emersero, relativamente la Regno Unito, alcune discrete band progressive che comunque fossero esistite agli inizi degli anni ’70 sarebbero passate inosservate o quasi. Parlo dei Marillion e di questi Pallas i quali incisero nel 2014 un nuovo album intitolato: Wearewhoweare (scritto proprio così…). I nomi degl’artisti impegnati li potete trovare nel file sotto musicians. Com’è quest’opera? Non certo un capolavoro ma meglio di molte altre frutto di nuovissime band di neo-prog le quali scopiazzano a destra e a manca e senza molta fantasia e tecnica esecutiva. Insomma un disco piacevole, non elaborato e forse un po’ troppo “zuccheroso” con le tastiere e il mellotron che la fanno troppo da padrone. Però, alla fin fine, mi è piaciuto.
Voto:  + + + +

venerdì 13 febbraio 2015

Annuncio (importante)

Con vero piacere vi comunico che il Blog dell'amico (e parente) Zero: Zerodimension (trovate il link qui a destra in friends) è di nuovo on line. A lui e alla sua iniziativa rivolgo i miei più siceri auguri.

La Lega dei Gentiluomini dal vivo



Ultimo (?) capitolo della The League Of Gentlemen capitanati dall grande Robert Fripp e che incisero quest’ottimo live, intitolato: Thrang Thrang Gozinbulx nel 1996 o almeno fu quello l’anno che uscì. Di tutti gli innumerevoli esperimenti musicale del chitarrista cremisi questo, con probablità, è quello meno ostico se escludiamo i magnifici album del Re. Se non altro abbiamo qui una base ritmica e poi c’è la sua fantastica chitarra. I nomi dei componeti della band li potete trovare in info all’interno del file. Buon ascolto! Trattasi di bootleg ufficiale e la registrazione è ottima.
Voto:  + + + +

giovedì 12 febbraio 2015

Sempre il buon Frank dal vivo



Visto che sembra piacervi continuo con i miei post su Frank Zappa (e quantunque con dischi postumi). Quello di oggi è un altro album live e si intitola: Imaginary Diseases (stampato nel 2006) in cui il buon Frank ci presenta la sua vena più jazzata ma sempre alquanto originale e non dimenticando le sue uniche peculiarità musicali. Dove e quando si tennero (o si tenne il) i concerti non lo so (Montreal?), vi posso però fornire la lista dei musicisti qui impegnati che ho incluso nel file. La registrazione, sebbene non perfetta, è ottima e forse meglio del precedente (da me postato). Magnifico disco!

mercoledì 11 febbraio 2015

Le mie preoccupazioni



A livello internazionale, quello che oggi mi preoccupa è soprattutto la situazione di guerra effettiva che si svolge in Ucraina e che sembra coinvolgere da un lato l’Europa e la Nato e dall’altra la Russia che appoggia i sessionisti. Neanche fossimo ritornati ai tempi della guerra fredda e dei due blocchi contrapposti: occidente contro oriente. Speriamo con tutto il cuore che la ragionevolezza prenda il suo posto primario e che tutto si risolvi presto e bene a tavolino.
Di certo non mi spaventano quei 4 imbecilli ignoranti e fanataci dell’Isis che credono con delle scassate armi di occupare Roma e l’Europa e pontificano con tanto di barba e dito alzato. Certo qualche cretino potrebbe farsi esplodere da qualche parte ed altri idioti fare attentati, ma stiano sicuri che la nostra risosta sarà ferma e risoluta. A fomentare il terrore però ci si mette certa stampa nostrana che potrebbe evitare di farlo. E il cui unico scopo è il proprio lercio fatturato. Quanto all’ipotesi che qualche razzo sparato dalla Libia o Tunisia possa arrivare sulla Sicilia e le sue isole più meridionali lo ritengo alquanto improbabile (ricordiamoci che fine fecero i missili di Gheddafi). Nel caso abbiamo due portaerei che se forniti di caccia bombardieri funzionnati potrebbero, incrociando nelle acque del Canale di Sicilia, distruggere subito le postazioni missilistiche. A questo proposito, pur odiando la guerra, non mi piace porgere sempre l’altra guancia o aspettare che altre nazioni ci tolgano le castagne dal fuoco. Non sto quindi a sindacare se dobbiamo dotarci di 100 o 60 o meno cacciabombardieri (non ne sono in grado) e quali sono i migliori ma neppure dire niente aerei! La difesa dell’Italia fa parte della sua Costituzione. Infine ricordiamoci un’antica e sempre valida massima latina: chi ama la pace prepari la guerra. Nel senso che è sempre meglio prevenire che farsi trovare impreparati e con i calzoni calati.

Un hard blues rock tedesco


Discreto (seppure dal sound non certo originale, ma ben suonato) risulta essere questo disco, intitolato Armaggedon (uscito nel 1970) ad opera della band omonima tedesca. I nomi dei suoi componenti li potete trovare all’interno del file in info. Qui aggiungo che il genere è quello del rock blues e hard-rock molto simile a tanti gruppi britannici (mi vengono in mente i Cream, per esempio) anche per l’uso dell’inglese. Piacevole ma nulla di più.
Voto:  + + +
Vorrei qui ricordarvi la mia valutazione musicale degli album postati:
·       + = molto scarso, inascoltabile e noiosissimo
·       + + = insufficiente, tedioso
·       + + + = discretamente buono
·       + + + + = ottimo
·       + + + + + = eccellente, imperdibile (immancabile in una discografia)
·       + + + + + + = capolavoro assoluto

martedì 10 febbraio 2015

Un "Cammello" musicale...;-)



Il 20 di Giugno 1976 a S. Francisco (California) si tenne quest’ottimo concerto la cui registrazione ci è pervenuta anche grazie ad una buona rimasterizzazione effettuata nel 2005. La nota band inglese di musica progressiva qui impegnata è i Camel e l’album si intitola: Another Night. A rendere ancora più interessante l’evento è la presenza di Mel Collins ai sax e flauto. Gli altri musicisti sono: Peter Bardens (tastiere e voci), Andy Latimer (chitarra solista, voci e flauto), Doug Fergusson (basso e voci) e Andy Ward (batteria e percussioni). Questo disco è un’ulteriore perla nella vasta (e di qualità) discografia ultradecennale del gruppo. Imperdibile!
Voto:  + + + + +