In Italia, in questi giorni di campagna elettorale si fa un gran parlare di riduzione della pressione fiscale così da ridar fiato agli asfittici stipendi (e pensioni) dei lavoratori dell'ex "bel Paese". Infatti si sentono ottimi, o quantomeno interessanti, discorsi e proposte provenienti da tutte le parti (nessuna esclusa!). Se tutto ciò fosse vero ed attuabile ben venga! Infatti tutti (ma proprio tutti) concordano nel dire che i salari sono fermi al 2000 (ed allora non è che fossero altissimi...), mentre il caro-vita e le tasse (che gravano pure sui consumi primari: elettricità, gas, alimentari, carburanti ecc) sono volate. Io mi chiedo perchè i sindacati (tutti) non sono intervenuti negli anni chiedendo (durante i rinnovi contrattuali) stipendi adeguati (non all'ISTAT, falso e manovrato istituto) ma alla vita reale? Dove erano e cosa facevano? Sarebbe infatti auspicabile che il recupero del "nostro" potere di acquisto possa avvenire sia tramite una decisa riduzione delle imposte e sia anche da un inalzamento dei salari. Per capirci: per esempio, in un salario di 1900€ (lordi, circa 1000€ netti) fare una riduzione di 150€ sulle tasse (fra comunali, prov, regionali, statali, è ovvio) ed un rialzo parallelo del salario di 150€ così da portare il netto a 1300€. Un sogno? Sperem...
martedì 18 marzo 2008
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