Il nome Gladiatore deriva dall'uso da parte di questo lottatore del Gladio, una corta spada romana. Detti gladiatori si esibivano in feroci e cruenti duelli nelle Arene (nome derivato dal fatto che il fondo era coperto da sabbia = arena, atta ad assorbire il sangue), le più famose sono: quella di Verona e l'Anfiteatro Flavio (detto il Colosseo) a Roma. Gli anfiteatri (in pratica 2 teatri greci uniti insieme) erano diffusi in tutto l'impero romano, sebbene i giochi (o ludi, in latino) gladiatori erano più amati in occidente piuttosto che in oriente, dove si preferivano le corse dei cavalli e dei carri nei circhi. L'origine storica dei gladiatori è da ricollegare al cosiddetto munus (termine che in latino ha il doppio significato di incarico e di dono, in italiano è rimasto l'aggettivo "munifico") e cioè all'abitudine dei personaggi più facoltosi di offrire al popolo, a proprie spese, pubblici spettacoli in occasione di particolari circostanze, per esempio duelli all'ultimo sangue fra schiavi in occasione del funerale di qualche congiunto. Altre ipotesi fanno collegare la nascita dei gladiatori agli Etruschi. L'ipotesi che i giochi gladiatori siano nati in Etruria o che i Romani li abbiano mutuati dagli Etruschi sembrerebbe trovare fondamento su testimonianze archeologiche, in particolare pitture tombali, e su fonti letterarie. I combattenti potevano essere dei veri professionisti, nuovi gladiatori, condannati (criminali, schiavi, galeotti, prigionieri di guerra, cristiani, e via dicendo), o degli uomini liberi, senza distinzioni di razza, né di sesso (i combattimenti di femmine, estremamente rari, erano sempre quelli più richiesti). I gladiatori erano delle autentiche celebrità, ben pagate e ben nutrite. I loro allenatori erano detti "Lanari" e tutti facevano parte di "scuderie". Vanno qui sfatate alcune dicerie: la maggior parte dei combattimenti finiva senza uccisioni (perché il valore di un gladiatore era elevato e quindi si preferiva salvarlo); le lotte avvenivano tra due (nel pomeriggio) ed a far da arbitro con un bastone per separare i contendenti ed evitare slealtà era un ex gladiatore (un po' come avviene oggi nel pugilato); i gladiatori non vivevano in prigionia anzi, erano contesi dalle matrone come sex-symbol ed a fine carriera (se sopravviveno) diventavano cittadini romani il più delle volte molto ricchi. La frase "ave Caesar morituri te salutant" fu detta una sola volta (da parte di condannati a morte per reati gravi), con le risa dello stesso imperatore (Claudio) a sentirla; la gladiatura romana era uno sport ante litteram (sebbene violentissimo) e non aveva nulla a che fare con le esecuzioni capitali, le battaglie ricreate e lo scontro con animali che avvenivano sempre nelle Arene (ma ad orari diversi). Sul famoso gesto del pollice verso, le fonti sono scarse e discordanti, infatti appare certo, ad esempio, che il pollice rivolto in basso non significasse la morte per il gladiatore: contrariamente a quello che si vede nei film, a decretarne la morte era proprio il pollice rivolto verso l'alto, una gestualità che ricorda una spada sguainata (cosa che avveniva di rado). Al contrario, il pollice nel pugno chiuso (spada nel fodero) risparmiava la vita al gladiatore perdente. Vi erano varie scuole gladiatorie, la più famosa era quella di Capua che vide nelle sue fila il famoso gladiatore ribelle Spartacus (I sec a.C.). Ogni categoria di gladiatori aveva dei vantaggi e degli svantaggi. Cercando di rendere pari le chances di ogni combattente, i romani dosavano questi vantaggi e questi svantaggi. I combattimenti più classici mettevano di fronte:
I Reziari contro i Mirmilloni (insomma pescatori con rete contro i pesci mirmilloni). I Traci contro i Secutores, per esempio; ed ogni categoria di gladiatori aveva le proprie peculiarità, in materia di equipaggiamento e di colpi permessi, la maggior parte di loro non avevano corazze ma solo elmi e/o piccoli scudi. I ludi gladiatori ufficiali continuarono fino al IV sec d.C. allorché l'imperatore Costantino il Grande non li proibì; quelli semiclandestini quasi sino al medioevo. Sotto alcuni elmi tipici: Mirmillone, Secutor, Trace, Oplomaco.
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